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lunedì 1 gennaio 2024

31/12/2023 PRIMI VESPRI DELLA SOLENNITÀ DI MARIA SS.MA MADRE DI DIO E TE DEUM DI RINGRAZIAMENTO PER L'ANNO TRASCORSO - Papa Francesco: concludere l'anno alla scuola di Maria, con gratitudine e speranza (commento, foto, testo, video e tweet)

PRIMI VESPRI DELLA SOLENNITÀ DI MARIA SS.MA MADRE DI DIO
E TE DEUM DI RINGRAZIAMENTO PER L'ANNO TRASCORSO

Basilica di San Pietro

Domenica, 31 dicembre 2023






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Il Papa: concludere l'anno alla scuola di Maria,
con gratitudine e speranza

Nell’omelia dei primi vespri della Solennità di Maria Madre di Dio con il canto del Te Deum, nella Basilica di San Pietro alla presenza di 6500 fedeli, Francesco invita a vivere la dimensione della gratitudine e della speranza: non in una prospettiva mondana, ma in quella essenziale della relazione con Dio e con i fratelli. Con uno sguardo al prossimo Giubileo del 2025 auspica che Roma sia segno di speranza per chi la abita e per chi la visita


Non secondo il mondo, ma nella lode, nello stupore e nella riconoscenza. È così secondo Francesco che siamo chiamati a vivere la gratitudine e la speranza in quest’ora, nell’anno che volge al termine. L’esempio e il modello è offerto da Maria, Madre di Dio, la cui immagine della lactans, allattante, dipinta a tempera su tavola nel XII secolo, custodita nell’Abbazia di Montevergine, è eccezionalmente esposta nella Basilica di San Pietro dove il Pontefice celebra i primi vespri culminati nel canto dell’inno del Te Deum a conclusione dell’anno civile, alla presenza di circa 6500 fedeli.

Papa Francesco e l'immagine della Vergine che allatta proveniente dall'Abbazia di Montevergine

“La gratitudine mondana, la speranza mondana sono apparenti”, dice il Papa durante l’omelia, “mancano della dimensione essenziale che è quella della relazione con l’Altro e con gli altri, con Dio e con i fratelli. Sono appiattite sull’io, sui suoi interessi, e così hanno il fiato corto, non vanno oltre la soddisfazione e l’ottimismo”.

La celebrazione dei primi vespri della solennità della Madre di Dio

Madre e Bambino, gratitudine e dono

La Liturgia dell’ultima sera dell’anno introduce nel sentimento di gratitudine che la Chiesa apprende dalla Vergine Madre mentre guardava Gesù appena nato:

L'immagine del Bambino Gesù nella Basilica Vaticana

È un’esperienza che solo una mamma può fare, e che tuttavia in lei, nella Madre di Dio, ha una profondità unica, incomparabile. Maria sa, lei sola insieme a Giuseppe, da dove viene quel Bambino. Eppure è lì, respira, piange, ha bisogno di mangiare, di essere coperto, accudito. Il Mistero dà spazio alla gratitudine, che affiora nella contemplazione del dono, nella gratuità, mentre soffoca nell’ansia dell’avere e dell’apparire.

La celebrazione dei primi vespri della Solennità di Maria Madre di Dio

Verso il Giubileo: Roma diventi città di speranza

Sempre alla scuola di Maria la Chiesa apprende la speranza che non è ottimismo, ma fede nel Dio fedele alle sue promesse. Il pensiero del Vescovo di Roma corre al tema del prossimo Giubileo del 2025: “il cristiano come Maria è un pellegrino di speranza”. “Roma si sta preparando a diventare nell’Anno Santo città della speranza?”, chiede il Pontefice proponendo una riflessione non tanto sull’aspetto organizzativo dell’Anno Santo, quanto sulla testimonianza che la comunità ecclesiale e civile potrà offrire “nello stile di vita, nella qualità etica e spirituale della convivenza”.

Entrare in Piazza San Pietro e vedere che, nell’abbraccio del Colonnato, si muovono liberamente e serenamente persone di ogni nazionalità, cultura e religione, è un’esperienza che infonde speranza; ma è importante che essa sia confermata da una buona accoglienza nella visita alla Basilica, come pure nei servizi di informazione.

Papa Francesco e il sindaco di Roma Gualtieri durante la celebrazione nella Basilica di San Pietro

Vivibilità e accoglienza, oltre alla grande bellezza

Il fascino perenne e universale del centro storico di Roma, secondo il Santo Padre, deve poter essere goduto anche dalle persone anziane o con disabilità motoria.

Occorre che alla “grande bellezza” corrispondano il semplice decoro e la normale funzionalità nei luoghi e nelle situazioni della vita ordinaria, feriale. Perché una città più vivibile per i suoi cittadini è anche più accogliente per tutti.

Un momento della celebrazione

Un anno dedicato alla preghiera

Da qui l’invito a vivere il nuovo anno in preparazione del Giubileo con speciale dedizione alla preghiera, "tutto un anno dedicato alla preghiera" di cui maestra è ancora una volta la Santa Madre. Presente alla celebrazione il sindaco di Roma Roberto Gualtieri.

Papa Francesco bacia la statua del Bambino Gesù

Dopo la preghiera Francesco ha lasciato la Basilica Vaticana e si è recato in Piazza San Pietro dove ha sostato in preghiera di fronte al presepe proveniente da Rieti e dedicato quest'anno agli 800 anni dalla prima rappresentazione vivente della natività a Greccio voluta da San Francesco nel 1223.
 
Papa Francesco in preghiera davanti al presepe di Piazza San Pietro

(fonte; Vatican News, articolo di Paolo Ondarza 31/12/2023)

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OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO


La fede ci permette di vivere quest’ora in modo diverso rispetto a una mentalità mondana. La fede in Gesù Cristo, Dio incarnato, nato dalla Vergine Maria, dona un modo nuovo di sentire il tempo e la vita. Lo riassumerei in due parole: gratitudine e speranza.

Qualcuno potrebbe dire: “Ma non è quello che fanno tutti in quest’ultima sera dell’anno? Tutti ringraziano, tutti sperano, credenti o non credenti”. Forse può sembrare che sia così, e magari lo fosse! Ma, in realtà, la gratitudine mondana, la speranza mondana sono apparenti; mancano della dimensione essenziale che è quella della relazione con l’Altro e con gli altri, con Dio e con i fratelli. Sono appiattite sull’io, sui suoi interessi, e così hanno il fiato corto, non vanno oltre la soddisfazione e l’ottimismo.

Invece in questa Liturgia si respira tutta un’altra atmosfera: quella della lode, dello stupore, della riconoscenza. E ciò accade non per la maestosità della Basilica, non per le luci e per i canti – queste cose ne sono piuttosto la conseguenza –, ma per il Mistero che l’antifona al primo salmo ha espresso così: «Meraviglioso scambio! Il Creatore ha preso un’anima e un corpo, è nato da una vergine; […] ci dona la sua divinità». Questo meraviglioso scambio!

La liturgia ci fa entrare nei sentimenti della Chiesa; e la Chiesa, per così dire, li impara dalla Vergine Madre.

Pensiamo a quale sarà stata la gratitudine nel cuore di Maria mentre guardava Gesù appena nato. È un’esperienza che solo una mamma può fare, e che tuttavia in lei, nella Madre di Dio, ha una profondità unica, incomparabile. Maria sa, lei sola insieme a Giuseppe, da dove viene quel Bambino. Eppure è lì, respira, piange, ha bisogno di mangiare, di essere coperto, accudito. Il Mistero dà spazio alla gratitudine, che affiora nella contemplazione del dono, nella gratuità, mentre soffoca nell’ansia dell’avere e dell’apparire.

La Chiesa impara dalla Vergine Madre la gratitudine. E impara anche la speranza. Viene da pensare che Dio abbia scelto lei, Maria di Nazaret, perché nel suo cuore ha visto rispecchiata la propria speranza. Quella che Lui stesso aveva infuso in lei con il suo Spirito. Maria è da sempre colmata di amore, colmata di grazia, e per questo è anche colmata di fiducia e di speranza.

Quello di Maria e della Chiesa non è ottimismo, è un’altra cosa: è fede nel Dio fedele alle sue promesse (cfr Lc 1,55); e questa fede assume la forma della speranza nella dimensione del tempo, potremmo dire “in cammino”. Il cristiano, come Maria, è un pellegrino di speranza. E proprio questo sarà il tema del Giubileo del 2025: “Pellegrini di speranza”.

Cari fratelli e sorelle, possiamo chiederci: Roma si sta preparando a diventare nell’Anno Santo “città della speranza”? Tutti sappiamo che da tempo è in atto l’organizzazione del Giubileo. Ma comprendiamo bene che, nella prospettiva che qui assumiamo, non si tratta principalmente di questo; si tratta piuttosto della testimonianza della comunità ecclesiale e civile; testimonianza che, più che negli eventi, consiste nello stile di vita, nella qualità etica e spirituale della convivenza. E allora la domanda si può formulare così: stiamo operando, ciascuno nel proprio ambito, affinché questa città sia segno di speranza per chi vi abita e per quanti la visitano?

Un esempio. Entrare in Piazza San Pietro e vedere che, nell’abbraccio del Colonnato, si muovono liberamente e serenamente persone di ogni nazionalità, di ogni cultura e religione, è un’esperienza che infonde speranza; ma è importante che essa sia confermata da una buona accoglienza nella visita alla Basilica, come pure nei servizi di informazione. Un altro esempio: il fascino del centro storico di Roma è perenne e universale; ma bisogna che possano goderlo anche le persone anziane o con qualche disabilità motoria; e occorre che alla “grande bellezza” corrispondano il semplice decoro e la normale funzionalità nei luoghi e nelle situazioni della vita ordinaria, feriale. Perché una città più vivibile per i suoi cittadini è anche più accogliente per tutti.

Cari fratelli e sorelle, un pellegrinaggio, specialmente se impegnativo, richiede una buona preparazione. Per questo l’anno prossimo, che precede il Giubileo, è dedicato alla preghiera. Tutto un anno dedicato alla preghiera. E quale maestra migliore potremmo avere della nostra Santa Madre? Mettiamoci alla sua scuola: impariamo da lei a vivere ogni giorno, ogni momento, ogni occupazione con lo sguardo interiore rivolto a Gesù. Gioie e dolori, soddisfazioni e problemi. Tutto alla presenza e con la grazia di Gesù, il Signore. Tutto con gratitudine e speranza.

Guarda il video dell'omelia


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Al termine della celebrazione del #TeDeum #PapaFrancesco pubblica l'ultimo #tweet della giornata