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martedì 30 marzo 2021

LITURGIA DOMESTICA - SABATO SANTO VEGLIA PASQUALE (B) - I TRE GIORNI PASQUALI Nella Pasqua del Signore rinasciamo come nuova umanità e come Popolo di Dio

LITURGIA DOMESTICA


I TRE GIORNI PASQUALI



Nella Pasqua del Signore
rinasciamo come nuova umanità
e come Popolo di Dio


SABATO SANTO
VEGLIA PASQUALE - B


Fraternità Carmelitana
di Barcellona Pozzo di Gotto
a cura di fr. Egidio Palumbo




Preparare in casa
l’“angolo della preghiera”
 

Con il Triduo Pasquale entriamo nel vertice della Grande Settimana, dove il Giovedì Santo, il Venerdì Santo e il Sabato Santo con la Veglia della Notte di Pasqua e il Giorno di Pasqua, saremo coinvolti in quel grande “passaggio” o “salto di qualità” esistenziale (“Pasqua” significa sia “passaggio” che “salto-danza”) che ci rinnova interiormente e ci rende tutti Popolo di Dio, poiché a Pasqua nasce la Chiesa Popolo di Dio, a Pasqua rinasciamo come figli e fratelli e sorelle in Cristo Gesù, nostro Fratello e Signore.



   Anche nei giorni del Triduo Pasquale è importante perseverare nella preghiera in famiglia, facendo della preghiera un ascolto dialogico con Dio e con la sua Parola. Lo sappiamo: non esiste solo la chiesa parrocchiale o la chiesa santuario per pregare. Per i cristiani ognuno – a motivo del battesimo e della cresima – è sacerdote in Cristo e quindi chiamato a pregare per sé e per gli altri, e ogni famiglia cristiana è chiamata per vocazione ad essere chiesa domestica.

   Per cui ogni famiglia può approntare in casa l’“angolo della preghiera”, quello che i nostri fratelli cristiani della chiesa orientale chiamano “l’angolo della bellezza”.

    In un luogo della casa, su un tavolo o su un mobile o su una mensola si possono collocare una icona del Cristo, una lampada (da accendere per la preghiera), una Bibbia aperta e un fiore. Ecco l’angolo bello, l’angolo da cui, attraverso l’icona, lo sguardo di Dio veglia sulla famiglia. Non siamo noi a guardare l’icona, ma è l’icona a guardare noi e ad aprirci alla realtà del mondo di Dio.

 

Per il Triduo Pasquale nell’“angolo della preghiera”, alla Bibbia, il libro che contiene la Parola di Dio, e al cero che ci richiama il cero pasquale, simbolo di Cristo Luce del mondo, che illumina il cammino della nostra vita, si può aggiungere il Giovedì Santo un pane spezzato e un calice, il Venerdì Santo sul Crocifisso porre (all’altezza del capo di Gesù) una corona di alloro in segno di vittoria, il Sabato Santo una immagine di Maria, la madre di Gesù, che nel silenzio orante attese la Risurrezione del Figlio.



    In questo angolo la famiglia si riunisce per pregare in un’ora del giorno compatibile con i ritmi di lavoro.

     Si può pregare seguendo varie modalità:

    - Prima modalità. Leggere il brano del vangelo della liturgia del giorno, breve pausa di silenzio, poi recitare con calma il salmo responsoriale corrispondente e concludere con la preghiera del Padre Nostro, la preghiera dei figli di Dio e dei fratelli in Cristo Gesù (per le indicazioni del vangelo e del salmo del giorno utilizzare il calendarietto liturgico).

   - Seconda modalità. Per chi sa utilizzare il libro della Liturgia delle Ore, alle Lodi e ai Vespri invece della lettura breve, leggere il vangelo del giorno alle Lodi e la prima lettura del giorno ai Vespri.

   - Terza modalità. Si può utilizzare un libretto ben fatto, acquistabile nelle librerie che vendono oggetti religiosi. Si intitola “Amen. La Parola che salva” delle edizioni San Paolo, costa € 3,90 ed esce ogni mese.

   Di ogni mese contiene: la preghiera delle Lodi del mattino, le letture bibliche della celebrazione eucaristica dei giorni feriali e della domenica con una breve riflessione, la preghiera dei Vespri della sera, la preghiera di Compieta prima del riposo notturno e altre preghiere.

    Scrive papa Francesco in Amoris Laetitia al n. 318, dando altri suggerimenti per la preghiera:

   «Si possono trovare alcuni minuti al giorno per stare uniti davanti al Signore vivo, dirgli le cose che preoccupano, pregare per i bisogni famigliari, pregare per qualcuno che sta passando un momento difficile, chiedergli aiuto per amare, rendergli grazie per la vita e le cose buone, chiedere alla Vergine di proteggerci con il suo manto di madre. Con parole semplici questo momento di preghiera può fare tantissimo bene alla famiglia».

   Sì, la preghiera in famiglia rafforza la nostra fede in Cristo Gesù e rende saldo il vincolo d’amore tra marito e moglie, tra i genitori e i figli, tra la famiglia e il territorio in cui abita e il mondo intero.

    In questa proposta di Liturgia Domestica seguiamo la prima modalità.



SABATO SANTO

Con Maria in attesa

della Risurrezione del Signore



I. Apertura della Liturgia domestica

Solista: Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Tutti: Amen.

(Accensione del cero)


«Ecco il silenzio riempire il cielo
da quando il sangue cessò di fluire;
ora anche il figlio, pur vivo, taceva,
la madre invece da sempre taceva. […]

Quando su tutto si infranse il suo urlo,
ecco si infranse il velo del tempio
da cima a fondo, la terra fu scossa:
mai si è udito un simile urlo. […]

E tutto dentro la notte avveniva,
la grande notte discesa nel giorno:
è sempre notte l’assenza di Dio,
la nostra notte che ancora ci avvolge!

Finita, madre, anche tu nella notte?
Ma tu credevi per tutti da sola:
invece noi non abbiamo mai scampo,
sempre a scegliere o fede o paura.

Ti giunga almeno fra tanta rovina
il grido raro di quanti confessano
che il vero figlio di Dio era lui,
e che ogni vittima è sempre tuo figlio.
               (Davide M. Turoldo)



 

II. Con Maria nel silenzio orante del Sabato Santo
1. Il Sabato Santo – terzo giorno del Triduo Pasquale – è considerato giorno “aliturgico”, poiché non si celebra né la Liturgia della Parola, né la celebrazione dell’Eucaristia. In realtà, in questo giorno si prega con la Liturgia delle Ore, che è la preghiera della Chiesa. Si prega in un clima di silenzio contemplativo in attesa della Risurrezione del Signore e della nostra Risurrezione. Perciò il giorno del Sabato Santo è il giorno dell’Attesa e della Speranza.

2. Nella tradizione cristiana c’è chi ha voluto conferire a questo giorno di preghiera, di silenzio, di attesa e di speranza una tonalità mariana. Si tratta di vivere il Sabato Santo con Maria, nostra Madre e Sorella, in attesa della Risurrezione del Signore, così come con Maria, la vigilia della Pentecoste (cf. At 1,14), si vive l’attesa del dono dello Spirito Santo.

    I vangeli non ci testimoniano la presenza di Maria al sepolcro di Gesù. Il vangelo di Giovanni, come abbiamo ascoltato ieri nella narrazione della Passione, è il solo che ci testimonia la presenza di Maria accanto alla Croce, assieme al discepolo amato (cf. Gv 19,25-27).

    Quella di Maria accanto alla Croce nel Venerdì Santo – evento pasquale del Signore – è una presenza significativa. Qui ella sta in piedi, con fede salda, accanto a colui che è stato ingiustamente crocifisso. Senza banalizzare il dramma e il dolore, ella, l’Addolorata, sta in piedi come Madre e come Discepola, vivendo il dramma, con maturità umana e fede salda, facendosi partecipe del mistero della passione del Figlio, che è rivelazione dell’amore appassionato di Dio per l’umanità.

     Accanto alla Croce c’è anche il “discepolo che Gesù amava”, figura tipico-rappresentativa di tutti i discepoli amati da Gesù e dal Padre suo, perché che vivono in conformità alla parola del vangelo (cf. Gv 14.21) e seguono Gesù sulla vita della Croce (cf. Lc 9,23).

     Dall’alto della Croce, Gesù consegna alla madre il discepolo amato, come Madre spirituale di tutti i credenti. Ella, chiamata «Donna», è costituita, per volontà di Gesù, Madre della Chiesa, con la missione di radunare nell’unità in Cristo i figli dispersi (cf. Gv 10,16; 12,32) e diventare per loro un modello esemplare di vita cristiana, com’è compito di ogni padre e madre spirituale (cf. 1Cor 4,15-16; 1Ts 2,7-8). Inoltre, Gesù consegna al discepolo amato la madre, che l’accoglie «con sé», nella sua casa e nella sua esistenza umana e cristiana, come un tesoro prezioso da custodire, come il valore di una testimonianza di fede da interiorizzare.

3. Se Maria sta nell’Ora della Croce, nel Venerdì Santo, certamente sta – anche se non fisicamente – nell’Ora della Sepoltura del Signore, nel Sabato Santo.



       Vivere il Sabato Santo con Maria, vuol dire viverlo alla luce della sua fede salda. È come se in questo giorno tutta fede della Chiesa si raccoglie in Maria. Mentre i discepoli sono fuggiti e vivono nella tristezza, nello smarrimento e nell’incertezza del futuro (cf. Lc 24,17.19-21), è Maria che mantiene salda e viva la fede e la speranza nella Risurrezione di Gesù, conservando e meditando nel suo cuore gli eventi del Figlio e la sua parola che preannunciava (cf. Lc 9,22 e par.) il suo patire, la sua morte e la sua risurrezione al “terzo giorno” (il “giorno della salvezza”: cf. Os 6,1-2).

III. Contempliamo l’icona della Discesa agli Inferi
1. Qual è il significato peculiare del Sabato Santo? Normalmente ci sfugge, perché di solito questo giorno, vigilia di Pasqua, è dedicato alla preparazione frenetica della Veglia Pasquale della Notte e alla spesa al supermercato... Quest’anno la quarantena forzata può diventare per noi cristiani – se lo vogliamo – l’occasione per riflettere e vivere il tempo della preghiera, dell’attesa e della speranza del Sabato Santo, in vista della liturgia domestica della Veglia Pasquale della sera (la proposta è più avanti).

    Il Sabato Santo, allora, è il giorno in cui Cristo si riposa nella terra, come il chicco di grano seminato nel terreno in attesa di germogliare (cf. Gv 12,24); ma è anche il giorno in cui egli discende agli inferi, ovvero negli abissi più profondi della terra, prende per mano, lui il giusto, tutti coloro che sono in attesa della salvezza e tutti gli ingiusti che sono prigionieri nelle tenebre del non-senso, li fa risalire e li riconduce a Dio Padre. È quanto leggiamo nella seconda Lettera di Pietro 3,18-19. È questa una verità di fede che viene affermata anche nel Credo: «… fu crocifisso, morì e fu sepolto: discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte».

     Contempliamo, allora, l’icona della Discesa agli Inferi.

2. Le pagine del NT non ci informano sul modo con cui Gesù è risorto; gli evangelisti, l’apostolo Paolo e gli altri apostoli non sono attratti da questo tipo di interesse o di curiosità. Al riguardo essi attestano soltanto che «questo Gesù Dio l’ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni. Innalzato pertanto alla destra di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo che egli aveva promesso, lo ha effuso come voi stessi potete vedere e udire» (At 2,32-33); «voi invece avete rinnegato il Santo e il Giusto, avete chiesto che vi fosse graziato un assassino e avete ucciso l’autore della vita. Ma Dio l’ha risuscitato dai morti e di questo noi siamo testimoni» (At 3,14-15); «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea, dicendo che bisognava che il Figlio dell’uomo fosse consegnato in mano ai peccatori, che fosse crocifisso e risuscitato il terzo giorno. Ed esse [le donne mirofore] si ricordarono delle sue parole» (Lc 24,5-8; cfr. 24,26-28.44-48); «Vi ho trasmesso, dunque, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici» (1Cor 15,3-5).

     L’interesse prevalente degli autori del NT riguarda gli effetti della risurrezione del Signore sulla vita dei credenti, ovvero: perdono, riconciliazione, pace, comunione ecclesiale e fraterna, rinnovamento spirituale, capacità di testimoniare e di evangelizzare, trasmissione di doni e carismi per l’edificazione della chiesa... (cf. Mt 28,16-20; Mc 16,15-20; Lc 24,13-49; Gv 20,1-22,23; At 3,6-8.13-16; 1Ts 1,9-10; 1Cor 15,6-53; Ef 4,7-10; Eb 2,16-18; 1Pt 3,18-19).

     Tra le pagine del NT riguardanti la Risurrezione del Signore, l’iconografo ha scelto di “trascrivere” quella di 1Pt 3,18-19, letta, meditata e pregata con Ef 4,7-10; Eb 2,16-18 e con le pagine evangeliche dove Gesù “prende per mano” e “rialza” gli infermi (cfr. Mc 1,31; 5,41; anche At 3,6-8). In riferimento a 1Pt 3,18-19, l’icona oltre alla denominazione di “icona della Risurrezione” porta anche quella di “Discesa agli inferi”. Ascoltiamo quanto scrive Pietro nella sua lettera: «Anche Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nella carne, ma reso vivo nello spirito. E in spirito andò ad annunziare la salvezza anche agli spiriti che attendevano in prigione» (1Pt 3,18-19).

    Di “discesa agli inferi” parla la tradizione patristica e lo attesta per tutta la Chiesa il Simbolo Apostolico: «... patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto, discese all’inferno, il terzo giorno risuscitò dai morti...».

      Infine, la Liturgia bizantina del Santo e Grande Sabato così canta:


«Quando discendesti nella morte, o vita immortale, allora mettesti a morte l’ade con la folgore della tua divinità; e quando risuscitasti i morti dalle regioni sotterranee, tutte le schiere delle regioni celesti gridavano: o Cristo datore di vita, Dio nostro, gloria a te»;

«In alto in trono e in basso nella tomba, tale ti contemplarono, o mio Signore, gli esseri ipercosmici e quelli sotterranei, sconvolti dalla tua morte: poiché tu, oltre ogni comprensione, ti mostravi morto e suprema origine di vita [...] Per riempire della tua gloria tutte le cose, sei disceso nelle profondità della terra; a te infatti non era nascosta la mia persona in Adamo: sepolto e corrotto tu mi rinnovi, o amico degli uomini»;

«Quando tu vincesti col vigore del più forte, allora la tua anima si divise dalla carne: entrambe infatti spezzano le catene della morte e dell’ade, virtù del tuo potere, o Verbo»;

«Nel santo e grande sabato festeggiamo la sepoltura del corpo divino e la discesa all’ade del Signore, Dio e Salvatore nostro Gesù Cristo, per le quali la nostra stirpe è stata richiamata dalla corruzione e trasferita alla vita eterna».

«È stato distrutto il tempio immacolato, ma risuscita con sé la tenda caduta: il secondo Adamo, infatti, che dimora nel più alto dei cieli, è disceso verso il primo, fino alle stanze segrete dell’ade»; «Tu che di tua mano hai plasmato Adamo dalla terra, per lui hai assunto natura d’uomo, e per tuo volere sei stato crocifisso. / Sulla terra sei disceso per salvare Adamo, e non avendolo trovato sulla terra, o Sovrano, sino all’ade sei disceso per cercarlo. / Apparso nella carne come nuovo Adamo, o Salvatore, con la tua morte riporti alla vita Adamo, un tempo per invidia messo a morte». 



3. Dalla tradizione biblica, patristica, liturgica e dogmatica, l’iconografo raccoglie, medita e prega i temi teologico-esistenziali fondamentali che “trascrive” sull’icona.

Infatti, al centro pone la figura del Risorto con le vesti bianco-oro lucente, in movimento discendente (si osservi il movimento ondeggiante delle vesti) verso gli inferi o l’ade, simbolo della morte, non solo fisica, ma, molto di più, esistenziale, cioè simbolo del “nulla”, del non-senso della vita. Ai piedi del Risorto si trova la caverna nera degli inferi, le porte, scardinate, e messe l’una sull’altra a forma di croce, le sbarre, i chiodi, i pungiglioni, i chiavistelli e i catenacci rotti, smontati e dispersi un po’ dappertutto («Ringrazino il Signore per la sua misericordia, per i suoi prodigi a favore degli uomini; perché ha infranto le porte di bronzo e ha spezzato le sbarre di ferro»: Sal 107,15-16; cf. Is 45,2).





     Vincitore sulla morte (cf. 1Cor 15,54-57), il Risorto prende per mano Adamo, cioè l’Umanità, e lo rialza, gli ridona il senso autentico della vita (cfr. Mt 14,31); così farà per Eva, la madre dei viventi, che si trova alla sua sinistra (cf. Mc 1,31). Con Adamo, attendono la risurrezione tutti i giusti: il re Davide, il re Salomone, il precursore e amico dello Sposo Giovanni Battista, il profeta Daniele. Con Eva, attendono Mosè con le tavole della Torah, Isaia e altri profeti.

     Altre icone collocano nel basso, da un lato una schiera di santi vestiti di bianco, dall’altro le guardie del sepolcro tramortite.

     Nella mano sinistra il Signore risorto porta con sé un rotolo: per alcuni indica il documento del nostro peccato, per altri l’evangelo della salvezza che annunzia ai “prigionieri” (cf. Ef 4,19), per altri ancora il documento del “prezzo” del nostro riscatto, ovvero il perdono gratuito e incondizionato (cf. Rm 3,24; 1Cor 6,20; 7,23). In altre icone il Risorto nella mano sinistra porta con sé la croce: forse una maniera diversa per comunicare la stessa verità salvifica.

     Alle spalle del Risorto ritroviamo il diagramma a cerchio, e a volte a “mandorla” – già visto nell’icona della Trasfigurazione –, formato da cerchi concentrici, che rappresentano le sfere dei cieli, l’ultimo cerchio, il più oscuro, indica la presenza di Dio dalla quale escono i raggi dorati della luce divina.

     Sullo sfondo la luce dorata che illumina le rocce “scosse” e “aperte” (cf. Mt 27,51), sempre disegnate secondo la “prospettiva inversa”.
 
      Dunque, l’icona della Risurrezione o della Discesa agli inferi, ci aiuta a contemplare il valore salvifico del perdono gratuito del Signore che anticipa la nostra conversione e nel quale risiede l’unica ragion d’essere che la motiva (cf. Rm 3,24; 5,6-11; 1Gv 4,9-10). Come afferma Melitone di Sardi:

«Dio prese le vesti di uomo e soffrì come il sofferente, fu legato come il vinto, fu giudicato come il condannato; risuscitò dai morti e grida ora queste parole: Chi vuol parlare contro di me, venga avanti! Io ho salvato il condannato, ho ridato vita al morto, ho risuscitato il sepolto. Chi mi contrasta? Io, dice il Cristo, ho abolito la morte, ho vinto il nemico, ho calpestato l’inferno, ho legato il forte, ho rapito l’uomo nel più alto dei cieli. Venite, dunque voi popoli tutti, che siete invischiati del male, riceverete il perdono dei vostri peccati. Io sono il vostro perdono, la pasqua della vostra salvezza, l’agnello sgozzato per voi, la vostra acqua lustrale, la vostra luce, il vostro salvatore, la vostra risurrezione; il sono il vostro re».



      Inoltre, l’icona ci aiuta a contemplare il valore pasquale intrinseco della morte del Signore: con la sua morte egli ha sconfitto la nostra morte. La scelta solidale di una vita donata gratuitamente per l’altro, e che di propria iniziativa e per amore si abbassa fino a raggiungere l’abisso del non-senso in cui l’altro si è imprigionato, questa scelta “debole” si manifesta vincente su tutte le altre scelte “forti” che vanno nella direzione opposta, ovvero, scelte che tutto trattengono per sé, tutto pretendono di possedere e dominare, che amano “amarsi solo per sé” e odiano gli altri, in particolar modo i più deboli e i più impoveriti, considerandoli come gli scarti della storia…

      La vita cristiana è testimone di persone spiritualmente sensibili che sono diventati simili al Signore discendendo “negli inferi della storia”: come, ad esempio, Teresa di Lisieux, per stare alla “mensa dei peccatori” e vivere con loro quella solidarietà che si fa piccolo gesto di amore e di salvezza per l’altro; o come Silvano del Monte Atos, per imparare umilmente a portare dentro di sé Dio e l’umanità intera. Essi stanno agli inferi affinché l’inferno della storia sia svuotato e tutti abbiano un motivo per sperare nella vita.

Silenzio di adorazione per alcuni minuti

IV. Verso la Risurrezione del Signore: Vangelo secondo Marco 16,1-8.
     È il Vangelo che ascolteremo nella Veglia Pasquale, dove le donne ricevono per prime dall’angelo – da Dio – il mandato di annunciare agli apostoli la Risurrezione del Signore, e per questo sono state chiamate “Apostole degli Apostoli”. La reazione delle donne è caratterizzata dal timore, cioè dalla consapevolezza di essere state coinvolte nella rivelazione stessa di Dio che mostra loro la potenza salvifica della Risurrezione all’interno della vicenda umana.

    Con la Domenica di Pasqua si apre il Tempo Pasquale di cinquanta giorni fino alla solennità della Pentecoste: sono giorni dedicati alla mistagogia, vale a dire a far riflettere sull’evento pasquale celebrato e le sue implicanzioni per il nostro stile di vita, per il nostro modo di essere e di agire.

       Leggiamo ora attentamente e con calma Marco 16,1-8.

 

1Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a ungerlo. 2Di buon mattino, il primo giorno della settimana, vennero al sepolcro al levare del sole. 3Dicevano tra loro: «Chi ci farà rotolare via la pietra dall’ingresso del sepolcro?».

4Alzando lo sguardo, osservarono che la pietra era già stata fatta rotolare, benché fosse molto grande. 5Entrate nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d’una veste bianca, ed ebbero paura. 6Ma egli disse loro: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l’avevano posto. 7Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: “Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto”».

8Esse uscirono e fuggirono via dal sepolcro, perché erano piene di spavento e di stupore. E non dissero niente a nessuno, perché erano impaurite.



Dopo quel sabato, al farsi dell’alba,
lungo la strada chiedevan le donne:
«Chi mai potrà rovesciare la pietra?»,
e dentro il cuore ancora la notte.

Ancora notte, per tutti i discepoli,
tristi, smarriti, inghiottiti dal buio:
tranne la Madre che stava in silenzio,
non uno di essi gli aveva creduto.

È ancora notte per tutta la terra?
Senza il Risorto è Notte dovunque,
sono una favola pur le Scritture,
non ha un futuro la storia dell’uomo.

           (Davide Turoldo)

 




      Vorrei parlarvi a lungo di tombe vuote, come grembi vuoti dopo il parto. Di macigni che rotolano dall'imboccature dei sepolcri, liberandone la preda. Di pianti accesi di donne che cercano tra i morti il vivente.

     Vorrei parlarvi a lungo di primavere che irrompono e di segni di tempi interiori o di stagioni spirituali fiorenti sotto l'urto della grazia. Di albe incantate che mutano il lamento degli uomini.

      Vorrei parlarvi a lungo di Lui, risorto con le stigmate del dolore. Di schiavitù sconfitte. Di catene rotte. Di abissi inebrianti di libertà.

        Ma come tradurrò in termini nuovi l'annuncio di liberazione, io successore degli apostoli? Ecco, forse solo con una preghiera.

Aiutaci, Signore,
a portare avanti nel mondo e dentro di noi
la tua Risurrezione.
Dacci la forza di frantumare tutte le tombe
in cui la prepotenza, l'ingiustizia, la ricchezza, l'egoismo,
il peccato, la malattia, il tradimento, la miseria, l’indifferenza
hanno murato gli uomini vivi.
E mettici una grande speranza nel cuore.
       (Don Tonino Bello)

Breve pausa di silenzio


Solista: Come popolo di Dio, chiamato ad essere testimone della forza creativa della Risurrezione del Signore, diciamo insieme:

Tutti: Padre nostro che sei nei cieli, 
sia santificato il tuo nome.
venga il tuo Regno, sia fatta la tua volontà
come in cielo, così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
e rimetti a noi i nostri debiti,
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non abbandonarci alla tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.


- Concludere con la Preghiera:
Tutti: Signore Risorto, fa’ che diventiamo noi stessi la tua novità nel mondo, il lieto annuncio che tu sei veramente risorto, e risorti anche noi con te, testimoni della speranza che non muore. Te lo chiediamo perché tu sei nostro Fratello e Signore, vivente nei secoli dei secoli. AMEN.

Solista: Benediciamo il Signore.

Tutti: Rendiamo grazie a Dio.



V. Proposta di preghiera per il pranzo

Tutti: Sii benedetto, Signore Dio nostro,
che ci colmi dei tuoi beni
nel tuo Figlio Gesù, Luce del mondo.
Donaci un’anima di poveri,
per partecipare a questo pasto con cuore grato,
nella serena attesa della risurrezione
di Gesù Cristo nostro Signore. Amen.
       (da Preghiere per una tavola fraterna)


Per il giorno di Pasqua

Tutti: Sii benedetto, Signore Dio nostro,
per Gesù tuo Figlio risorto dai morti.
Per confermare la fede dei discepoli,
mangiò con loro dopo la sua risurrezione.
Concedi anche a noi la conoscenza della verità,
affinché, partecipi della stessa gioia,
prendiamo questo pasto con riconoscenza.
Per Gesù Cristo nostro Signore. Amen.
    (da Preghiere per una tavola fraterna)