la politica si scanna
e a pagare saranno i bambini
di tutta Italia
di Flavia Perina
La chiameremo la guerra dei bambini. Esiste da qualche tempo ma è stata dichiarata formalmente con il Caso Bibbiano, che ha visto la politica – quella di Serie A, dei leader, dei capi di partito - entrare sul campo delicatissimo dei diritti dei minori per avviare un conflitto improvviso e durissimo. Per capire la guerra dei bambini bisogna partire dall’assetto particolarmente scivoloso delle nostre norme in materia di abusi famigliari, dove i tre soggetti che gestiscono altri tipi di controversie o violenze – giustizia civile, giustizia penale, giustizia minorile – sono tutti contemporaneamente in campo, però senza parlarsi, così come non si parlano i diversi mondi adulti che ruotano intorno alla vita dei minori: la scuola, la parrocchia, i parenti, i vicini, l’assistenza sociale gestita dai Comuni.
Così nascono storie come quella di Veleno, nella Bassa Modenese, 16 minori sottratti alle famiglie nel ’97 per il sospetto che fossero utilizzati in riti satanici con omicidi rituali: la giustizia penale non se ne occupò mai, morti non ce n’erano, non c’erano nemmeno prove concrete dell’esistenza di una setta, eppure i bambini furono portati via e nessuno tornò più dai suoi genitori. Bibbiano è in qualche modo “figlio” di questa storia, perché due degli assistenti sociali che gestirono il primo caso sono indagati anche per le vicende della Val D’Enza e della Onlus Hansel e Gretel che ne gestiva i servizi. L’affidamento a terzi di bambini, abbiamo scoperto grazie a questa vicenda, è un buon affare per gli psicologi e gli affidatari. Così buono che nasce l’ovvio sospetto di interessi economici talvolta prevalenti rispetto a considerazioni di merito.
Ora che la guerra dei bambini è scoppiata, ...
Trasformare Bibbiano nello spartiacque tra un “prima” che colpevolizzava falsamente le famiglie per favorire affidatari senza scrupoli e un “dopo” nel quale la famiglia recupera un suo potere esclusivo sui bambini è un’operazione che danneggerà gli interessi e le vite di molti soggetti deboli, per i quali l’unica speranza contro le botte e la paura è appunto “l’interferenza” di un soggetto pubblico, che sappia guardare e intervenire. Dobbiamo aver paura di ogni approccio ideologico alla questione dell’educazione e della tutela dei minori,ma soprattutto dobbiamo temere una società che si gira dall’altra parte davanti ai lividi di un bambino dicendo: non sono affari nostri.
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- Dal sito di Linkiesta
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