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domenica 21 luglio 2019

Spazio e fede - I Papi i voli spaziali e gli astronauti (cronaca, testi e video)

Spazio e fede
I Papi i voli spaziali e gli astronauti 

Il rapporto dei pontefici con i voli spaziali e gli astronauti iniziato da Pio XII è continuato nel tempo.

A ben guardare la voce della Chiesa cattolica sui voli spaziali è arrivata prima della loro realizzazione. Con Pio XII che il 20 settembre ’56 in un discorso alla vigilia della messa in orbita del primo satellite artificiale (avvenuta l’anno dopo), rivolgendosi ai partecipanti al «VII Congresso della Federazione Astronautica Internazionale» riuniti a Roma così concludeva: «Questo sforzo comune dell’umanità intera verso una pacifica conquista dell’universo deve contribuire ad imprimere maggiormente, nella coscienza degli uomini, il senso della comunità e della solidarietà, affinché tutti abbiano maggiormente l’impressione di costituire la grande famiglia di Dio, di essere figli di uno stesso Padre. Ma per penetrare tale verità, c’è bisogno tanto del rispetto del vero, della sottomissione al reale e di coraggio che di ricerca scientifica. Le più audaci esplorazioni dello spazio serviranno soltanto ad introdurre tra gli uomini un nuovo fermento di divisione se non procederanno di pari passo con una riflessione morale più approfondita ed un’attitudine più cosciente di dedizione agli interessi superiori dell’umanità... ». Leggi il testo integrale del discorso (in francese)

Di fatto, il primo papa a benedire oltre che l’esplorazione dello spazio, i primi cosmonauti intorno all’orbita terrestre tornati quaggiù a testimoniare l’impresa, fu Giovanni XXIII.
Il 12 agosto 1960 nell'Angelus: "L'Angelus Domini consacra per tutti i secoli il congiungimento del cielo con la terra, del divino con l'umano. In quest'ora amiamo associare alle intenzioni della Nostra preghiera il giovane pilota dello spazio..." Leggi il testo integrale
E a sera, sul suo diario, nel silenzio di Castelgandolfo annotava: «Fu una buona ispirazione quella di sottolineare all’Angelus nel cortile affollatissimo il volo dell’astronauta russo a cui oggi milioni e milioni di occhi e di sentimenti da tutti i punti della terra sono e continuano ad essere rivolti. Aggiungere a questa impresa il punto giusto e cristiano, cioè il “Domini est terra et plenitudo ejus [la terra è del Signore e la pienezza è sua]”, e, in questi tentativi così audaci ricercare in augurio motivi di invocazione del vero progresso, di sicura pace e di autentica fraternità fra gli uomini e fra le genti. Ecco ciò che conta». Anche se il Papa parlò di un solo cosmonauta (in realtà si trattava di due, Pavlo Romanovyč Popovyč e Andrijan Grigor’evič Nikolaev, protagonisti del doppio lancio Vostok 3 e 4 da parte dei sovietici) il suo pensiero fu chiaro. 

Se il primo volo umano nello spazio avvenne, con tutto il suo carico di domande filosofiche, nel pontificato giovanneo, quello successivo vide il primo sbarco sulla luna. 
Ricordiamo l’Angelus di Paolo VI il 20 luglio ’69 in quello che il papa definì «un giorno storico per l’umanità».
"... Oggi è un giorno grande, un giorno storico per l’umanità, se davvero questa sera due uomini metteranno piede sulla Luna, come Noi con tutto il mondo trepidante, esultante e orante auguriamo possa felicemente avvenire. Faremo bene a meditare sopra questo straordinario e strabiliante avvenimento; a meditare sul cosmo, che ci apre davanti il suo volto muto, misterioso, nello sconfinato quadro dei secoli innumerevoli e degli spazi smisurati. Che cos’è l’universo, donde, come, perché? Faremo bene a meditare sull’uomo, sul suo ingegno prodigioso, sul suo coraggio temerario, sul suo progresso fantastico. Dominato dal cosmo come un punto impercettibile, l’uomo col pensiero lo domina. E chi è l’uomo? Chi siamo noi, capaci di tanto? Faremo bene a meditare sul progresso. Oggi, lo sviluppo scientifico ed operativo dell’umanità arriva ad un traguardo che sembrava irraggiungibile: il pensiero e la azione dell’uomo dove potranno ancora arrivare? ...
Nell’ebbrezza di questo giorno fatidico, vero trionfo dei mezzi prodotti dall’uomo, per il dominio del cosmo, noi dobbiamo non dimenticare il bisogno e il dovere che l’uomo ha di dominare se stesso. Ancora vi sono, lo sappiamo, tre guerre in atto sulla faccia della terra: il Vietnam, l’Africa, il Medio Oriente. Una quarta si è aggiunta già con migliaia di vittime tra il Salvador e l’Honduras. Proprio in questi giorni! E poi la fame affligge ancora intere popolazioni. Dov’è l’umanità vera? Dov’è la fratellanza, la pace? Quale sarebbe il vero progresso dell’uomo se queste sciagure perdurassero e si aggravassero? Possa invece il progresso, di cui oggi festeggiamo una sublime vittoria, rivolgersi al vero bene, temporale e morale dell’umanità. E perciò preghiamo."  Leggi il testo integrale
E il giorno dopo, lunedì 29 luglio ’69, ai cosmonauti Neil Armstrong, Edwin Aldrin e Michael Collins così si rivolgeva: «Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini del buon volere! Noi, umili rappresentanti di quel Cristo, che, venendo fra noi dagli abissi della divinità, ha fatto echeggiare nel firmamento questa voce beata, oggi vi facciamo eco, ripetendola come inno di festa da parte di tutto il nostro globo terrestre, non più invalicabile confine dell’umana esistenza, ma soglia aperta all’ampiezza di spazi sconfinati e di nuovi destini. Gloria a Dio! E onore a voi, uomini artefici della grande impresa spaziale! Onore agli uomini responsabili, agli studiosi, agli ideatori, agli organizzatori, agli operatori! Onore a tutti coloro che hanno reso possibile l’audacissimo volo!…». Leggi il testo integrale
Già il 21 maggio durante l'udienza generale il pontefice aveva riflettuto sull'avvenimento che sarebbe avvenuto. Leggi il testo integrale

Aveva citato il salmo 8 «Quando io contemplo i cieli, opera delle tue mani, (o Signore), la luna e le stelle che Tu vi hai seminate, che cosa è mai l’uomo perché tu ti ricordi di lui? Eppure di poco Tu l’hai fatto inferiore agli Angeli, di gloria e di onore Tu l’hai coronato; e Tu l’hai posto a capo delle opere delle Tue mani; tutto hai messo sotto i suoi piedi». Questi versetti del Salmo sono stati deposti dagli astronauti a suo nome, in una speciale scatola alla base della bandiera americana piantata sul suolo lunare verso l’alba di quella notte fra il 20 e il 21 luglio. Paolo VI assistette all’evento seguendolo in televisione a Castelgandolfo, e avrebbe ricevuto i cosmonauti in Vaticano nell’ottobre dello stesso anno.
In quell’occasione Paolo VI contraccambiò il dono di un ciottolo lunare con una ceramica raffigurante i Re Magi. Tre uomini di scienza - un po’ come loro - capaci di muoversi scrutando il cielo stellato di kantiana memoria. Consapevoli di una intrinseca razionalità del cosmo, orientati senza saperlo verso la scoperta di un altro Regno.


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Atteggiamenti d’incoraggiamento, benedizione ed accompagnamento verso le imprese spaziali hanno caratterizzato anche i successivi pontificati. Papa Giovanni Paolo II, che - secondo le statistiche - nei suoi viaggi per il mondo superò parecchio le distanze coperte dagli astronauti tra la Terra e la Luna, in un discorso alla Pontificia Accademia delle Scienze per la settimana di studio su «L’impatto dell’esplorazione dello spazio sul genere umano» , il 2 ottobre ’84 non solo espresse la sua «ammirazione per gli eccezionali sviluppi che hanno avuto luogo nella tecnologia spaziale», ma espose pure «gli orientamenti di ordine morale, sociale e spirituale che attengono alla missione affidata al successore di Pietro da Cristo». In particolare a partire dal quesito «A chi appartiene lo spazio?», non esitò a rispondere «all’umanità intera», «mai ad esclusivo beneficio di una nazione o di un gruppo sociale», sottolineando i vantaggi pratici per esempio dell’uso dei satelliti per l’eliminazione dell’analfabetismo, per trarne indicazioni rilevanti sulla coltivazione della terra, dati esatti riguardanti flussi delle acque e condizioni atmosferiche, ed altri dati utilissimi a superare lo squilibrio delle pratiche agricole, l’avanzata dei deserti, i disastri ecologici ...».
Infine Giovanni Paolo II li esortò così: «Nelle vostre ricerche scientifiche e nelle vostre invenzioni vi invito a cercare il Dio di pace, il Dio invisibile che è la sorgente di tutto ciò che è visibile. Vi esorto a cercarlo ascoltando il silenzio dello spazio. Cielo e terra proclamano di essere soltanto creature e ci spingono ad elevarci nel cielo supremo della trascendenza, per aprire le menti e i cuori all’amore che fa muovere il sole e le altre stelle». Leggi il testo integrale.

Anche in altre occasioni il suo pensiero fu lo stesso bene espresso già il 7 novembre ’86 auspicando ogni sforzo per rendere il sistema solare «la casa della famiglia umana». Parlando ai delegati dell’«Inter Agency Consultative Group» affermò «Attraverso i vostri sforzi, basati su alti livelli morali, avete portato la scienza spaziale dai sistemi che veicolano la morte ai sistemi designati per il pacifico conseguimento della conoscenza: sugli esiti che comprendono le strutture a larga scala dell’universo, fino alla vita e alla morte delle stelle, e all’analisi nel nostro pianeta Terra». E citate molte imprese recenti e in corso concludeva «spero e prego affinché tutti gli scienziati e ingegneri nelle vostre agenzie spaziali continuino a lavorare insieme nelle esplorazioni e meritino di essere chiamati costruttori di pace in aggiunta agli altri titoli». Insomma, una voce sulla stessa lunghezza d’onda delle precedenti: a riconoscere ormai l’Universo come accessibile all’uomo incoraggiato a esplorarlo per il bene comune. Leggi il testo integrale.

Papa Benedetto XVI il 21 maggio 2011 si è collegato dalla Biblioteca vaticana con gli astronauti della «StazioneInternazionale» che ospita anche gli italiani Paolo Nespoli e Roberto Vittori.
E' durato venti minuti il collegamento di Benedetto XVI  durante il quale il Papa ha voluto rivolgere cinque domande agli astronauti. "Qual è il contributo che la scienza può dare alla pace e la responsabilità che ha per il futuro del pianeta?", ha detto loro Benedetto XVI che ha poi proseguito chiedendo quale sia il messaggio più importante che intendono lasciare a testimonianza della loro esperienza e in che modo la loro missione nello spazio possa contribuire alla ricerca delle origini dell'umanità. Benedetto XVI ha voluto rivolgere l'ultima domanda all'astronauta italiano Paolo Nespoli, la cui mamma è morta durante la missione. "Caro Paolo, tutti ti siamo stati vicini, anch'io ho pregato per lei - ha detto il Papa - Come hai vissuto questo momento di dolore: ti sei sentito lontano o comunque parte di una comunità?". "Santo Padre - ha risposto l'astronauta italiano - ho sentito le vostre preghiere arrivare quassù. I miei colleghi a bordo della Stazione mi sono stati vicini in questo momento per me molto intenso". "Sono grato di tutto questo - ha aggiunto - Mi sono sentito lontano ma anche molto vicino, e questo è stato per me di grande sollievo". Leggi il testo integrale

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Gli astronauti europei guidati da Roberto Vittori e Paolo Nespoli ed accompagnati dai vertici dell'Agenzia Spaziale Europea e di quella Italiana guidati dal direttore generale Esa Jean-Jacques Dordain e dal presidente Asi Enrico Saggese, sono stati ricevuti il 19 settembre in udienza da Papa Benedetto XVI a Castel Gandolfo che ha così incontrato di nuovo di persona gli astronauti con i quali si era collegato dal Vaticano il 21 maggio, mentre navigavano nello spazio a 400 chilometri dalla terra. Gli italiani Roberto Vittori, colonnello e pilota dell'Aeronautica Militare, e Paolo Nespoli hanno riconsegnato al Papa la medaglia trasportata sulla Stazione Spaziale. Vittori aveva ricevuto dal Santo Padre una medaglia d'argento raffigurante la creazione dell'uomo dipinta da Michelangelo nella Cappella Sistina. La medaglia ha volteggiato all'interno della Stazione tra Vittori e Nespoli, e oggi è tornata nella mani del Pontefice a ricordare un importante momento di conversazione tra il capo della Chiesa Cattolica e gli astronauti in volo a 400 chilometri dalla Terra. Tra gli altri doni scambiati: un atlante dell’universo e un quadro con foto della Stazione spaziale, della bandiera vaticana e della bandiera della Nasa. 

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Per concludere questa carrellata sul rapporto fede e spazio e sugli incontri dei pontefici con gli astronauti ci piace ricordare l'incontro di Papa Francesco, prima di partire per Fatima, con i membri della Specola Vaticana, riuniti in una conferenza su “Buchi Neri, Onde Gravitazionali e Singolarità dello Spazio-Tempo” il 12 maggio 2017. "Nell’immensità spazio-temporale dell’universo, noi esseri umani possiamo provare un senso di stupore e sperimentare la nostra piccolezza, mentre emerge nel nostro animo la domanda del salmista: «Che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi, il figlio dell’uomo, perché te ne curi?» (Sal 8,5). Albert Einstein amava affermare: “Si potrebbe ben dire che l’eterno mistero del mondo è la sua comprensibilità”. L’esistenza e l’intelligibilità dell’universo non sono frutto del caos o del caso, ma della Sapienza divina, presente «come inizio della sua attività, prima di ogni sua opera, all’origine» (Pr 8,22).
Mi rallegro, con vivo apprezzamento, del vostro lavoro e vi incoraggio a perseverare nella ricerca della verità. Non bisogna mai aver paura della verità, né arroccarsi in posizioni di chiusura, ma accettare le novità delle scoperte scientifiche in atteggiamento di totale umiltà. Camminando verso le periferie della conoscenza umana, si può veramente fare una esperienza autentica del Signore, che è in grado di colmare il nostro cuore.". Leggi il testo integrale.


Papa Francesco il 26 ottobre 2017 si collega in diretta audio video dall’auletta dell’Aula Paolo VI con l’equipaggio della Missione 53, guidata dal comandante della Nasa Randolph Bresnik (Usa), a bordo della stazione spaziale internazionale in orbita. 

Una ventina di minuti di dialogo con l'equipaggio della Stazione spaziale internazionale durante i quali il Pontefice ha rivolto domande profonde, o anche semplicemente curiose, agli astronauti. Le risposte sono arrivate in italiano, in russo, in inglese. A riprova di quell'incontro tra nazioni - appunto il Palazzo di Vetro citato dal Papa, ovvero la sede delle Nazioni Unite - che si realizza nello spazio, da dove la Terra, come è stato detto in una risposta, appare «in pace, senza frontiere e senza guerre».
L'evento è stato trasmesso in diretta dal Centro televisivo vaticano.

Una tuta spaziale, con il suo nome Jorge Mario Bergoglio e la bandiera argentina, che diventava una tuta da Papa con la mantellina bianca, dove c’era invece la bandiera della Santa Sede e il nome di Papa Francesco: è il regalo per Papa Francesco degli astronauti della 53esima spedizione della Stazione Spaziale Internazionale, l'8 giugno 2018 in udienza privata con le loro famiglie. 

Papa Francesco ha chiesto loro se hanno portato delle Bibbie nello spazio, le figlie di Paolo Nespoli, l’italiano, colui che per lingua e per cultura ha guidato l’incontro, si sono fatte firmare delle Bibbie e hanno regalato un disegno, l’atmosfera era familiare. “Ci sono anche degli ortodossi tra noi, ma hanno voluto ugualmente partecipare a questo incontro”, ha sottolineato Nespoli.


Nel 50° anniversario del primo passo dell'uomo sulla luna Papa Francesco al termine dell'Angelus:

"Cari fratelli e sorelle,
cinquant’anni fa come ieri l’uomo mise piede sulla luna, realizzando un sogno straordinario. Possa il ricordo di quel grande passo per l’umanità accendere il desiderio di progredire insieme verso traguardi ancora maggiori: più dignità ai deboli, più giustizia tra i popoli, più futuro per la nostra casa comune."




Ed anche a seguire l'incontro in Vaticano, con gli stessi astronauti della missione ISS-53