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domenica 16 aprile 2017

"Un cuore che ascolta - lev shomea" - n.22/2016-2017 (A) di Santino Coppolino

'Un cuore che ascolta - lev shomea'
Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)

Traccia di riflessione
sul Vangelo della domenica
di Santino Coppolino

Vangelo: Gv 20,1-9











Facciamo ancora e sempre fatica, siamo incapaci di comprendere che il Figlio di Dio e dell'Uomo non può restare prigioniero della morte, perché egli era ed è il Signore della Vita. Lo cerchiamo piangenti e sfiduciati nel sepolcro, il luogo del memoriale (mneméion), dove tutti un giorno saremo riuniti, ma esso è vuoto. La vita ha vinto sulla morte ! La morte, in sé stessa, non è un male, quanto piuttosto il nostro modo di intenderla come la fine della vita, una vita vissuta nel peccato, da idolatri, al servizio solo di sé stessi e del proprio io, ciò che Paolo, nella prima lettera ai Corinzi, chiamerà "il pungiglione". Gesù invece non ha trattenuto per sé la vita, ma l'ha spezzata e condivisa con i fratelli, perché tutti potessero partecipare del dono d'amore del Padre. Gesù non è più nel sepolcro perché egli ha fatto della sua vita una totale offerta d'amore al Padre e ai fratelli, la morte non ha potere su di lui perché "l'amore è più forte della morte"(Ct 8,6). Allora la tomba non è la sua dimora definitiva ma "il letto nuziale dove egli si è unito agli uomini, comunicando loro il profumo della sua vita "(cit.). La resurrezione di Gesù è il segno che il Padre ha gradito il modo di vivere del Figlio, lo ha trovato conforme al suo originario progetto sull'uomo. La sua vittoria sulla morte è lo " sfraghìs ", il sigillo della fedeltà della vita di Gesù al progetto d'amore del Padre. Per questo amore e per questa fedeltà il Padre "lo esaltò e gli donò il Nome che è al di sopra di ogni nome. Perché nel Nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, ed ogni lingua proclami: Gesù Cristo è Signore ! A gloria di Dio Padre" (Fil 2,9-11)