PER UNO SVILUPPO UMANO INTEGRALE
"Una Chiesa che non sta alla finestra ...
Noi ci siamo per ricordare che l’uomo è al centro. ...
Il nostro compito è di scandalizzare attraverso la profezia. "
Card. Francesco Montenegro
al 39° Convegno nazionale
delle Caritas diocesane
Castellaneta Marina (TA)
27 marzo 2017
La cornice del nostro convenire
Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale
Dall’inizio di quest’anno è attivo il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, fortemente voluto da papa Francesco. La prima novità è certamente metodologica e ricorda l’intuizione di Paolo VI presente nello Statuto di Caritas italiana: il principio di “consonanza ai tempi ed ai bisogni”. Un percorso di continuo rinnovamento, non solo delle forme organizzative, ma della natura del servizio da offrire. Nell’elenco senza fine di bisogni, fragilità e povertà, il Papa vuole una Chiesa che non solo se ne occupi in spirito di piena collaborazione, ma che faccia presente alle istituzioni civili quanto visto e compreso. Una Chiesa che non sta alla finestra, e non prende le distanze da ciò che succede per strada. Ma che cammina lungo le strade gridando la profezia e scandalizza coi suoi gesti d’amore.
50 anni della Populorum Progressio
Quella stessa Chiesa che “trasale davanti al grido d’angoscia dei popoli della fame” come disse Papa Paolo VI 50 anni fa nell’enciclica Populorum Progressio pubblicata il 26 marzo 1967 e dedicata al tema dello sviluppo dei popoli, presupposto fondamentale per il riconoscimento dei diritti dei poveri e degli ultimi. La proposta era quella di un nuovo modello di sviluppo, aperto alla cooperazione, all’accoglienza e al dialogo tra le culture, essendo coscienti che le trasformazioni economiche, politiche, tecnologiche si ripercuotono necessariamente sullo sviluppo integrale dell’uomo e sulla crescita dei popoli. A cinquant’anni dalla sua pubblicazione, resta purtroppo attuale la forte denuncia degli squilibri planetari che si salda strettamente al magistero di Papa Francesco, non limitandosi soltanto a denunciare gli squilibri, ma analizzandone le cause. Noi ci siamo per ricordare che l’uomo è al centro.
60 anni dai Trattati di Roma
L'Europa, minata dalla crisi economica, è travolta dall’arrivo di migliaia di profughi. L’Unione Europea non riesce a trovare risposte condivise e finora ha solo prodotto scelte pericolose. Si spendono energie e risorse per rafforzare risposte militari, misure di repressione e controllo alle frontiere. Tutto questo proprio mentre si celebrano i 60 anni dalla firma dei trattati di Roma, che rischiano di essere calpestati da politiche e scelte di chiusura, difesa degli interessi particolari, esclusione. È più che mai urgente invertire la rotta e le priorità tra Vangelo e legge; uomo e regole dei codici; servizio e potere. Ci accorgiamo che la crisi economica suscita anche crescenti migrazioni. Finora molte scelte pericolose che non danno soluzioni. Si spendono energie e risorse per muri, fili spinati, repressione e controllo alle frontiere. Tutto questo proprio a 60 anni dai Trattati e a pochi giorni dalla firma dei nuovi propositi. Se ognuno cambia il pezzettino di mondo in cui è inserito è già un pezzettino di Europa che cambia. Dove c’è la parola potere noi accanto dobbiamo scrivere servizio, dove c’è scritto regole noi dobbiamo aggiungere condivisione.
La terra di Puglia
Non a caso siamo qui in Puglia, una regione del Sud del nostro Paese, dalle mille risorse e dalle tante problematiche, in contesti che spesso amplificano povertà e fragilità che si incontrano. Dalla mancanza di lavoro al lavoro sfruttato, dalla questione dei giovani alla questione delle migrazioni, dalla criminalità organizzata alla povertà delle famiglie, dalla questione ambientale al disagio abitativo. Eppure proprio da qui vogliamo dirci che tanta carità è già presente perché la Chiesa è carità, e vogliamo dirci che, se ci mettiamo di più in ascolto della Spirito, ci renderemo conto che “la convivialità delle differenze” cara al nostro amato don Tonino, è consegnata a ciascuno di noi, perché si realizzi. Alla luce di tutto questo lasciamoci interrogare sul nostro operare quotidiano, la natura del nostro servizio ecclesiale, la nostra relazione con le altre realtà con le quali ci incontriamo sul terreno dell’azione solidale per portare insieme un contributo al rinnovamento della diaconia della carità, della giustizia e della pace. Vogliamo essere Chiesa esperta di umano. Non solo servizi, abbiamo da ricevere e da dare. Il nostro compito è di scandalizzare attraverso la profezia. Chi ama si indigna, non si arrabbia, perché le cose cambino. Dobbiamo allora inserire la spina e correre con la Chiesa. Con le maniche rimboccate e le scarpe sporche In ascolto dello spirito ci renderemo conto che la convivialità delle differenze è consegnata a ciascuno di noi. Buon lavoro, auspicando che questi giorni siano pieni di gioia. Il sorriso è la linea curva che raddrizza tutte le cose. Appassioniamoci a quanto viene detto per poi portare questa passione altrove