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mercoledì 9 dicembre 2015

L'Immacolata di Papa Francesco / 1 - Santa Messa e apertura della Porta Santa (foto, testi e video)


  8 dicembre 2015 


Al via oggi il Giubileo della misericordia. Sono stati aperti all’alba i varchi d’accesso all’area ‘blindata’ di San Pietro; alle 9 la messa al termine della quale papa Francesco aprirà la Porta santa, poi l’angelus e nel pomeriggio l’omaggio di Bergoglio alla statua dell’Immacolata a piazza di Spagna. Dalle 7 alle 19 no-fly zone in un raggio di 10 km; 
Nonostante una Roma insolitamente “militarizzata”, in campo 2.000 uomini delle forze dell’ordine e 900 vigili urbani, piazza san Pietro, già alle 8.30, ha visto stamattina lunghe file di fedeli in attesa ordinata di entrare per partecipare alla solenne celebrazione di apertura della Porta Santa, con la quale il Papa inaugurerà ufficialmente l’Anno Santo straordinario dedicato alla misericordia. Al centro prenotazione di via della Conciliazione 7, già da ieri erano affluite 100mila prenotazioni. Tutti i fedeli in fila – dai varchi di via della Conciliazione, via di Porta Angelica e largo del Sant’Uffizio – hanno aspettato pazientemente di essere perquisiti dai poliziotti. 



Prima della celebrazione, la lettura di brani del Concilio e la recita corale del Rosario.

Alle 9.25, ha fatto il suo ingresso sul sagrato la lunga processione di cardinali, vescovi, sacerdoti che hanno preceduto di pochi minuti l’arrivo del Papa. Dopo aver raggiunto l’altare al centro del sagrato, accompagnato dai canti del Coro della Cappella Sistina, e aver proceduto all’incensazione, Papa Francesco si è diretto al centro del sagrato, e alle 9.30 in punto ha dato inizio alla Messa per l’Apertura della porta Santa, che segue lo schema liturgico della Festa dell’Immacolata.


Omelia

Tra poco avrò la gioia di aprire la Porta Santa della Misericordia. Compiamo questo gesto - come ho fatto a Bangui - tanto semplice quanto fortemente simbolico, alla luce della Parola di Dio che abbiamo ascoltato, e che pone in primo piano il primato della grazia. Ciò che ritorna più volte in queste Letture, infatti, rimanda a quell’espressione che l’angelo Gabriele rivolse a una giovane ragazza, sorpresa e turbata, indicando il mistero che l’avrebbe avvolta: «Rallegrati, piena di grazia» (Lc 1,28).

La Vergine Maria è chiamata anzitutto a gioire per quanto il Signore ha compiuto in lei. La grazia di Dio l’ha avvolta, rendendola degna di diventare madre di Cristo. Quando Gabriele entra nella sua casa, anche il mistero più profondo, che va oltre ogni capacità della ragione, diventa per lei motivo di gioia, motivo di fede, motivo di abbandono alla parola che le viene rivelata. La pienezza della grazia è in grado di trasformare il cuore, e lo rende capace di compiere un atto talmente grande da cambiare la storia dell’umanità.

La festa dell’Immacolata Concezione esprime la grandezza dell’amore di Dio. Egli non solo è Colui che perdona il peccato, ma in Maria giunge fino a prevenire la colpa originaria, che ogni uomo porta con sé entrando in questo mondo. E’ l’amore di Dio che previene, che anticipa e che salva. L’inizio della storia di peccato nel giardino dell’Eden si risolve nel progetto di un amore che salva. Le parole della Genesi riportano all’esperienza quotidiana che scopriamo nella nostra esistenza personale. C’è sempre la tentazione della disobbedienza, che si esprime nel voler progettare la nostra vita indipendentemente dalla volontà di Dio. E’ questa l’inimicizia che attenta continuamente la vita degli uomini per contrapporli al disegno di Dio. Eppure, anche la storia del peccato è comprensibile solo alla luce dell’amore che perdona. Il peccato si capisce soltanto sotto questa luce. Se tutto rimanesse relegato al peccato saremmo i più disperati tra le creature, mentre la promessa della vittoria dell’amore di Cristo rinchiude tutto nella misericordia del Padre. La parola di Dio che abbiamo ascoltato non lascia dubbi in proposito. La Vergine Immacolata è dinanzi a noi testimone privilegiata di questa promessa e del suo compimento.

Questo Anno Straordinario è anch’esso dono di grazia. Entrare per quella Porta significa scoprire la profondità della misericordia del Padre che tutti accoglie e ad ognuno va incontro personalmente. E’ Lui che ci cerca! E’ Lui che ci viene incontro! Sarà un Anno in cui crescere nella convinzione della misericordia. Quanto torto viene fatto a Dio e alla sua grazia quando si afferma anzitutto che i peccati sono puniti dal suo giudizio, senza anteporre invece che sono perdonati dalla sua misericordia (cfr Agostino, De praedestinatione sanctorum 12, 24)! Sì, è proprio così. Dobbiamo anteporre la misericordia al giudizio, e in ogni caso il giudizio di Dio sarà sempre nella luce della sua misericordia. 

Attraversare la Porta Santa, dunque, ci faccia sentire partecipi di questo mistero di amore, di tenerezza. Abbandoniamo ogni forma di paura e di timore, perché non si addice a chi è amato; viviamo, piuttosto, la gioia dell’incontro con la grazia che tutto trasforma.
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Oggi, qui a Roma e in tutte le diocesi del mondo, varcando la Porta Santa vogliamo anche ricordare un’altra porta che, cinquant’anni fa, i Padri del Concilio Vaticano II spalancarono verso il mondo. Questa scadenza non può essere ricordata solo per la ricchezza dei documenti prodotti, che fino ai nostri giorni permettono di verificare il grande progresso compiuto nella fede. In primo luogo, però, il Concilio è stato un incontro. Un vero incontro tra la Chiesa e gli uomini del nostro tempo. Un incontro segnato dalla forza dello Spirito che spingeva la sua Chiesa ad uscire dalle secche che per molti anni l’avevano rinchiusa in se stessa, per riprendere con entusiasmo il cammino missionario. Era la ripresa di un percorso per andare incontro ad ogni uomo là dove vive: nella sua città, nella sua casa, nel luogo di lavoro… dovunque c’è una persona, là la Chiesa è chiamata a raggiungerla per portare la gioia del Vangelo e portare la misericordia e il perdono di Dio. Una spinta missionaria, dunque, che dopo questi decenni riprendiamo con la stessa forza e lo stesso entusiasmo. Il Giubileo ci provoca a questa apertura e ci obbliga a non trascurare lo spirito emerso dal Vaticano II, quello del Samaritano, come ricordò il beato Paolo VI a conclusione del Concilio. Attraversare oggi la Porta Santa ci impegni a fare nostra la misericordia del buon samaritano.

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Al termine dei riti di comunione ha inizio il rito per l'apertura della Porta Santa con le parole pronunciate dal diacono. “Chiamati dalla fede in Gesù, nostro Salvatore, che abbiamo rinnovato nella celebrazione eucaristica, custoditi dalla Beata Vergine Maria Immacolata, inauguriamo il Giubileo Straordinario della Misericordia. Si apre davanti a noi la Porta Santa: è Cristo stesso che, attraverso il ministero della Chiesa, ci introduce nel consolante mistero dell’amore di Dio, amore senza misura che abbraccia l’umanità intera...”

Nell’atrio della basilica vaticana è avvenuto l’abbraccio fraterno tra Papa Francesco e Papa Benedetto poco prima che quest’ultimo compisse l’atto di inizio ufficiale del Giubileo.

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“O Dio, che riveli la tua onnipotenza soprattutto con la misericordia e il perdono, donaci di vivere un anno di grazia, tempo propizio per amare te e i fratelli nella gioia del Vangelo”. Sono le prime parole della preghiera pronunciata davanti alla Porta Santa. “Continua a effondere su di Dio il tuo Spirito – ha proseguito Francesco – affinché non ci stanchiamo di rivolgere con fiducia lo sguardo a colui che abbiamo trafitto, il tuo Figlio fatto uomo, volto splendente della tua infinita misericordia, rifugio sicuro per tutti noi peccatori, bisognosi di perdono e di pace, della verità che libera e salva...”.
 


Subito dopo Papa Francesco, come secondo pellegrino dell’Anno giubilare della Misericordia, ha varcato la soglia della stessa Porta il Papa emerito Benedetto XVI. Dopo di lui,i vescovi, il clero, i diaconi e tutto il popolo di Dio.



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