La pesca di Pietro
di Massimo Gramellini
Ci vorrebbe una sonda capace di entrare nella crapa giuliva dei tanti italiani che sui social network stanno criticando il gesto di Pietro, quel ragazzino di Pavia che ha deciso di rinunciare a una canna da pesca del valore di 150 euro per devolvere la cifra del suo regalo di Natale a un’associazione che si occupa di bimbi africani. Non pago, questo bullo del bene - come tale viene impalato sulla Rete - sta promuovendo una colletta in classe per fornire matite e pennarelli a un compagno appena arrivato dal Camerun che non si può permettere di comprarli.
Ora, uno è liberissimo di infischiarsene dei bimbi africani e dell’album da disegno di un alunno camerunense. È liberissimo persino di non sentirsi toccato dallo slancio di generosità di un ragazzino di seconda media. Ma perché adombrare secondi fini, accusarlo di cercare pubblicità (non è stato lui a divulgare la notizia, tra l’altro) o addirittura di disprezzare gli italiani? Quanto deve essere triste la vita delle persone che reagiscono in questo modo a un gesto spontaneo ed eloquente di condivisione? Magari sono gli stessi che si lamentano perché il Natale è diventata una festa consumistica, gli stessi che si ergono a fieri custodi della tradizione cristiana. Ma la comparsa del bene - un bene silenzioso che non commenta e non giudica, semplicemente fa - li irrita e li confonde. Come talpe da tastiera intrise di rabbia e paura, che a furia di muoversi al buio considerano un affronto ogni spiraglio di luce.
(fonte: La Stampa)
Per saperne di più:
Ha rinunciato al suo regalo di Natale, una canna da pesca, per donare i suoi soldi, 150 euro, ad un’associazione di volontariato e adesso sta promuovendo nella sua classe, la seconda B delle medie Contardo Ferrini, una raccolta fondi per aiutare un compagno appena arrivato dal Camerun. Pietro Busi, 13 anni, è il protagonista di questi atti di generosità, semplici ma al contempo molto significativi in un momento in cui il mondo è lacerato da divisioni e odio. Nei giorni scorsi, il ragazzo si è presentato al banchetto allestito in piazza Garibaldi dal Gruppo amici di Amref, un’associazione benefica che sostiene progetti di sviluppo in Africa, per consegnare una busta contenente la sua offerta.
«In quinta elementare – spiega Pietro – avevamo fatto un progetto insieme ad Amref, che prevedeva lo scambio di disegni con alcune scuole del Kenya. Mi ha colpito molto questa cosa e allora ho deciso di dare i miei soldi ad Amref. Ho già iniziato la raccolta anche per l’anno prossimo».
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Ha quasi dell'assurdo quanto sta avvenendo in questi giorni su Facebook ai danni di un bambino di 13 anni originario del Pavese, Pietro. Il ragazzino, che vive a Broni, per Natale ha scelto di rinunciare al suo regalo, devolvendo il corrispettivo in denaro alla onlus Amref, che sostiene i bambini africani. Ma il suo gesto, pubblicato dal quotidiano La Provincia Pavese e poi riportato sulla pagina del social network dell'associazione, ha suscitato una serie di commenti negativi.
Pochi per fortuna, a dir la verità. Ma abbastanza da suscitare la reazione sdegnata di Amref, che attraverso il direttore della sezione italiana di Amref Health Africa Guglielmo Micucci è voluto ritornare sulla questione manifestando tutta la propria solidarietà al bambino: "Noi vogliamo continuare a guardare a Pietro e ai tanti Pietro, liberi e coraggiosi. La cosa più bella che ci ha insegnato Pietro è che quel gesto era un gesto consapevole, meditato, non del momento – scrive tra le altre cose Micucci.
Gli insulti: "Prima gli italiani"
Su alcune pagine Facebook c'è stato infatti chi ha criticato il bambino per aver pubblicizzato il suo gesto; altri hanno tirato fuori l'ormai classico "Prima gli italiani", come se aiutare i bambini africani automaticamente significasse tagliare fuori altri slanci di solidarietà: "Quella di Pietro non è un dettame o un'imposizione tipo: ‘Dovete aiutare i bambini africani, solo loro' – spiega infatti Micucci sul sito di Amref – ma una freccia: ‘Se vuoi c'è anche questa voce da ascoltare'. Ci stupiremmo se Pietro e ragazzi come lui, capaci di tali slanci, iniziassero già a dividere il mondo, in chi ha più diritto di un aiuto. A fare classifiche, piramidi di importanza, recinti in cui chiudere gli altri e racchiudere il proprio pensiero".
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