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mercoledì 30 dicembre 2015

Luigi Bettazzi: In piedi, costruttori di pace!

In piedi, costruttori di pace!
La nostra è una fede di apertura, di slancio verso l’altro. 
Certo, rischiosa, ma unica strada per vivere in pienezza la testimonianza del divino e la solidarietà umana che ci è chiesta.
Luigi Bettazzi


Papa Francesco ha dato come tema per la Giornata della Pace 2015 “Vinci l’indifferenza”. Ed è bello che ci troviamo a celebrarla a Molfetta, dove sentiamo mons. Tonino Bello ripeterci: “In piedi uomini (e donne) di pace!”. Perché discorsi ne facciamo tanti, sulla pace e sulla guerra, sulle cause delle guerre e sui cammini di pace, e anche noi cristiani ascoltiamo gli insegnamenti della Chiesa – dalla Costituzione conciliare “Gaudium et spes” che condanna la guerra totale (quella che coinvolge popolazioni civili, e allora così si denominava la guerra Atomica, Biologica, Chimica) alle Encicliche dei Papi, di Paolo VI che indica come nome della pace “lo sviluppo dei popoli” (“Populorum progressio”), ma di tutti i popoli, senza sfruttamenti ed esclusioni; di Giovanni Paolo II che la indica nella solidarietà (Sollecitudo socialis); di Benedetto XVI che sollecita la via della non violenza attiva (“Caritas in veritate”) – ma poi stiamo inerti a osservare quanto i “grandi” son capaci di fare (o di non fare). 

Con analoga indifferenza (o al massimo con compassione) assistiamo alla fuga dei poveri verso Paesi che danno speranza di sopravvivenza, ma facciamo poco per offrire un’accoglienza cordiale e spazio di lavoro (non di sfruttamento davvero nero!), tantomeno per interessarci a mettere i loro Paesi di partenza in grado di mantenerli dignitosamente senza spingerli invece in viaggi faticosi, dispendiosi e pieni di rischi.

Sicurezza?

Forse anche il nostro cristianesimo finisce con l’essere una religione di rendita più che una fede … di scommessa, di lancio, di apertura. Il rischio è appunto quello di fare della religione un investimento di sicurezza, per l’aldilà ma già per l’aldiquà, anziché essere apertura piena e fiduciosa all’amore con cui Dio ci ha chiamato e ci chiama, attraverso il dono della vita e le circostanze che ci si offrono costantemente; attraverso la sua Parola e la “comunione dei santi”, come ci direbbe S. Paolo per indicare la Chiesa come popolo di Dio, con le sue ricchezze e anche con le sue contraddizioni, ma entro la quale troviamo fratelli e sorelle di fede con cui associarci per cammini di grazia e di speranza, anche se faticosi e pieni di problemi, com’è appunto ad esempio, il cammino della pace. Credo davvero che Dio si sia fatto uomo per aprire le chiusure pressoché innate e alimentate dalle tendenze prevalenti nella società verso l’emergere dell’individualismo, dell’egoismo, del possesso e del dominio, infine della violenza, contro il divino che è totale apertura (ricordiamo come don Tonino illustrava la SS. Trinità: non 1+1+1, che farebbe tre, ma 1x1x1 che fa sempre uno: le tre Persone sono talmente l’una per le altre, da essere davvero un solo Dio!). 


La pienezza dell’umano, tanto più la testimonianza del divino, sta appunto nell’apertura agli altri e nella solidarietà. La stessa cura dell’ambiente, che papa Francesco illustra nell’Enciclica “Laudato sì” è una forma di urgente solidarietà verso i settori poveri dell’umanità, sfruttata a vantaggio dei settori più ricchi e più potenti, così come verso le generazioni future, a cui lasciamo una terra ricca sì di mirabili sviluppi tecnologici, ma sempre più impoverita delle sue fondamentali risorse (a cominciare dall’acqua) e sempre più piena di veleni. E allora? A noi viene sempre prospettato che i problemi sono troppo grandi per ciascuno di noi, e che tocca ad altri, ai vertici, provvedere all’oggi dell’umanità e al domani della terra; ma la vecchia canzone ci ricordava che, quando chiudiamo il pugno per rivolgerci con il dito indice alla ricerca o alla segnalazione dei responsabili, tre dita rimangono puntate verso di noi e uno verso l’alto! 

A ognuno il suo

Se, dunque, pensiamo ai problemi del mondo e al cammino della pace non possiamo restare indifferenti, ognuno deve fare ciò che può, anche se si tratta del minimo: informarsi rilevando soprattutto le vere cause di tante azioni politiche che vengono presentate come vantaggiose per il popolo mentre sono frutto di interessi personali incrociati (capita perfino nella Chiesa!), diffondendo le informazioni per far crescere un’opinione pubblica più veritiera, partecipando e incoraggiando singoli e movimenti che, per una politica più trasparente e più efficacemente solidale, stimolino i responsabili ad essere veramente “operatori di pace”! 

Non possiamo, non dobbiamo essere indifferenti di fronte a Dio, che è misericordia verso tutti e verso ciascuno, né potremo essere indifferenti verso gli esseri umani con cui ci troviamo in rapporto, proprio perché l’essere umano giunge alla sua pienezza, alla sua perfezione, solo quando è “misericordioso”.
(fonte: Mosaico di pace Dicembre 2015)