Sant’Egidio lancia il «corridoio umanitario» per profughi
«Siamo in Avvento, nell’anno del Giubileo della Misericordia, abbiamo lavorato in collaborazione con le chiese evangeliche italiane e la chiesa valdese per un progetto “ecumenico”, un accordo di pace, che va in soccorso dei “vulnerabili”. Come non essere contenti? Sì, provo grande soddisfazione». Il presidente delle Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo, annuncia, «senza enfasi ma con gioia», il primo «corridoio umanitario per i profughi». Una novità assoluta, per l’Italia e per l’Europa. Ci sono voluti mesi di preparazione, poi è arrivato l’ok delle autorità italiane.
Da anni si parlava di corridoi umanitari, ma non se n’è mai fatto nulla, Cosa è cambiato?
«I numeri impressionanti dei morti in mare, soprattutto delle migliaia di bambini annegati. Ma è solo un inizio, l’Europa resta una fortezza, c’è ancora tanta paura dell’invasione dello straniero. Il nostro progetto è il segnale che anche la società civile può dare risposte».
Gli attentati terroristici non aiutano a spegnere le paure.
«Certamente. Ma bisogna fare uno sforzo in direzione della Misericordia. Questo progetto è riservato, come dicevo, ai “vulnerabili”, donne, bambini, anziani, disabili».
In che cosa consiste questo corridoio umanitario?
«Abbiamo aperto in Libano e in Marocco, e tra sei mesi confidiamo di includere anche l’Etiopia, uffici dai quali i nostri associati ci segnaleranno casi particolari di persone che hanno bisogno di essere accolte, perché vivono situazioni di grave pericolo o bisogno».
Quanti ne individuerete e come li porterete in Italia?
«Il progetto-pilota prevede un migliaio di rifugiati. Non è un numero altissimo ma l’importante è cominciare. Poi, se tutto procede come pensiamo, ne aiuteremo di più».
E come coniugherete umanità e sicurezza?
«Una volta individuati i casi, lasceremo fare tutti i controlli alle autorità italiane per l’identificazione, anche attraverso le impronte digitali. Quando i consolati daranno il via libera, queste donne, questi bambini partiranno».
Chi paga i viaggi e come arriveranno i profughi in Italia?
«Tutto a carico nostro, arriveranno con aerei di linea, navi. Li accoglieremo nelle nostre strutture, li faremo studiare nelle nostre scuole di lingua e cultura o seguire corsi professionali. Vogliamo essere un esempio per l’Europa. Se lo facessero altri Paesi, i numeri potrebbero essere più alti e le vite umane salvate molte di più».
(fonte: CORRIERE DELLA SERA)
I primi mille migranti salvati dall'Italia grazie ai corridoi umanitari
Mille. Ovvero la cifra da cui partire per ridare un'anima all'Europa. Mille che saranno salvati, mille che non dovranno giocare al gioco della morte, tra le onde del Mediterraneo, per approdare alla salvezza per la loro vita e per quella delle loro famiglie. Sembra poco, ma è tantissimo: da oggi partono in Italia i corridoi umanitari che permetteranno, ai profughi che ne hanno diritto, di compiere il loro viaggio dal Sud al Nord del mondo in sicurezza anziché sulle carrette del mare. Lo hanno voluto, con grande tenacia, la Comunità di Sant'Egidio e la Federazione delle Chiese evangeliche in Italia. Dopo mesi di preparazione e di dialogo costruttivo con il ministero degli Esteri e quello dell'Interno, finalmente è stato firmato un accordo per l'ingresso nel nostro territorio di mille persone (da Libano, Marocco ed Etiopia) in condizioni di "estrema vulnerabilità" grazie a visti per "protezione umanitaria". Con l'accoglienza garantita dalle associazioni e da alcuni sponsor e con le spese coperte - attenzione - non dallo Stato italiano ma in larga parte dall'8 per mille della Tavola Valdese e da fondi privati di Sant'Egidio.
Finora l'Italia ha potuto solo tentare di salvare quanti arrivavano con mezzi di fortuna alle nostre frontiere. Senza sapere quando e dove sarebbero giunti, se non qualche ora prima, magari captando, di notte, un sos che veniva dal cuore di una tempesta marina. Da oggi invece si può salvare e non solo cercare di farlo. È vero: mille è ancora una cifra piccola, troppo di fronte alle migliaia e migliaia di persone che bussano alle nostre porte fuggendo da guerre, fame e da dittature. Ma il fatto importante è che si è aperta una strada. Se funziona si potrà replicare.
Non si può negare che per affrontare alle radici il fenomeno epocale delle migrazioni dal Sud del mondo occorrerebbe prima di tutto fermare i conflitti, le violenze e gli abusi che costringono intere popolazioni a partire. In altre parole fare la pace. Ma in attesa che ciò avvenga è assurdo continuare a pensare che la soluzione sia solo quella di contenere l'afflusso verso il nostro continente, anziché gestirlo con umanità e anche con un rilevante interesse economico, dato l'invecchiamento demografico in corso in quasi tutta l'Europa. Senza calcolare il vantaggio che costituiranno i corridoi umanitari per la sicurezza di tutti. Perché i mille che entreranno in Italia subiranno, in partenza, quei controlli che certamente non hanno tutti quelli che arrivano con i barconi. Del resto, come ha risposto poche ore fa Angela Merkel a chi tentava di convincerla a limitare drasticamente l'ingresso dei profughi in Germania, "il diritto di asilo, proprio perché è un diritto, non ha limiti". È una lezione di civiltà per la nostra Europa. E sono una lezione cristiana, proprio all'inizio del Giubileo della misericordia, i corridoi umanitari. Non solo: possono essere un modello per l'Italia ma anche per altri Paesi europei.
(fonte: L'HUFFINGTON POST)