L’ultima omelia da cardinale di Jorge Mario Bergoglio, pronunciata un mese fa, nel mercoledì delle ceneri.
... Oggi, ancora una volta, siamo invitati a intraprendere un cammino pasquale verso la Vita, cammino che comprende la croce e la rinuncia, che sarà scomodo ma non sterile. Siamo invitati a riconoscere che c’è qualcosa che non va bene in noi stessi, nella società o nella Chiesa, siamo invitati a cambiare, a dare una sterzata nelle nostre vite, a convertirci. Oggi sono piene di sfida le parole del profeta Gioele: strappate il vostro cuore, non le vostri vesti e convertitevi al Signore vostro Dio. Queste parole sono un invito a tutti, nessuno escluso. Strappate il cuore e non le vesti di una penitenza artificiale senza garanzie di futuro. Strappate i cuori per dire con il salmo «Abbiamo peccato». «La ferita dell’anima è il peccato. Oh, povero ferito, riconosci il tuo dottore! Mostra le piaghe delle tue colpe. E visto che a Lui non si possono nascondere i nostri pensieri più intimi, fai sentire il gemito del tuo cuore. Cerca la Sua compassione con le tue lacrime, con la tua insistenza, importunalo! Che ascolti i tuoi sospiri, che il tuo dolore arrivi fino a Lui, in modo che, alla fine, possa dirti: Il Signore ha perdonato il tuo peccato» (San Gregorio Magno). Questa è la realtà della nostra condizione umana. Questa è la verità che può avvicinarci alla nostra autentica riconciliazione con Dio e con gli uomini. Non si tratta di screditare l’autostima ma di penetrare nel più profondo dei nostri cuori e farci carico del mistero della sofferenza e del dolore che ci lega da secoli, da migliaia di anni, da sempre. Strappate i cuori affinché da quella fessura possiamo guardarci veramente. Strappate i cuori, aprite i cuori, perché solo in un cuore strappato e aperto può entrare l’amore del Padre. Strappate i cuori, dice il profeta, e Paolo ci chiede «Lasciatevi riconciliare con Dio». Cambiare il modo di vivere è segno e frutto del cuore strappato e riconciliato da un amore che va oltre noi stessi. Questo è l’invito, di fronte alle tante ferite che ci danneggiano e che ci possono portare alla tentazione di indurirci. Strappate il cuore per sentire l’eco delle tante vite lacerate e che l’indifferenza non ci renda insensibili. Strappate il cuore per poter amare con l’amore con il quale siamo amati, consolare con la consolazione con la quale siamo consolati e condividere ciò che abbiamo ricevuto. Questo tempo liturgico non è solo per noi, ma anche per la trasformazione della nostra famiglia, della nostra comunità, della nostra Chiesa, della nostra Patria, del mondo intero...
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