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lunedì 13 febbraio 2012

"Un contratto con l'ambiente" di Enzo Bianchi

Nelle prime pagine della Bibbia l’essere umano, creato da Dio a sua immagine e somiglianza, riceve da Dio un comando: “Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra, soggiogatela, e regnate sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra (Gen 1,28). Parole che delineano il rapporto tra l’uomo e la terra. Gli umani devono essere fecondi, moltiplicarsi sull'estensione della terra, abitarla affinché la terra sia loro dimora, devono avere con la terra quel rapporto che lega un uomo alla sua donna, un re al suo popolo: un rapporto sponsale, regale. All'uomo però – non è dato da Dio un potere oppressivo, arbitrario, violento, sfruttatore, perché di questa terra l’uomo, «fatto poco meno di Dio» (Sal 8,6), è signore come mandatario, amministratore a nome di Dio. Ecco perché nel più antico racconto della creazione sta scritto che nel collocare l’uomo sulla terra «il Signore Dio lo pose in un giardino perché lo coltivasse (lett. “lo servisse”) e lo custodisse» (Gen 2,15). La terra infatti non è dell’uomo, continua ad appartenere a Dio! Gli uomini tutti ne hanno il possesso, non la proprietà, e devono rispondere a Dio del mandato loro affidato: gli uomini cioè sono innanzitutto responsabili della terra. Questo perché secondo la Bibbia la terra è madre dell’uomo, essendo laadamà da cui è tratto l’adam, l’umano, il terrestre (cf. Gen 2,7), il quale significativamente alla terra fa ritorno (cf. Gen 3,19).

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