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sabato 12 novembre 2011

Il nuovo Evangeliario Ambrosiano dono del cardinale Dionigi Tettamanzi alla Diocesi di Milano

«Rivestire con un manto di bellezza quella Parola di vita che nella liturgia è pronunciata da Cristo stesso, perché l’uomo possa meglio conoscere il volto del Padre». Era con questo intento che il card. Dionigi Tettamanzi, durante il convegno di studio del settembre 2010, manifestava apertamente il suo desiderio di un nuovo Evangeliario da donare alla Diocesi a conclusione del suo ministero.
E’ passato più di un anno e quell'ambizioso progetto, cui hanno lavorato sei artisti contemporanei guidati da un’apposita commissione, è ormai giunto al termine.
In Duomo, durante il pontificale della Notte di Natale, il nuovo Evangeliario ambrosiano, il libro liturgico più solenne in quanto raccoglie i quattro Vangeli, verrà portato in processione e alzato dal diacono per la prima volta alla vista di tutti i fedeli. Lo stesso rito si ripeterà nelle 1107 parrocchie della Diocesi cui il Cardinale ha voluto fare lo stesso dono. Un dono prezioso e significativo...

La mostra La bellezza nella Parola aprirà al pubblico mercoledì 9 novembre e resterà aperta a Palazzo Reale a Milano fino al prossimo 11 dicembre.
La mostra è a ingresso gratuito e con ampia possibilità di visite guidate per gruppi, parrocchie e oratori: per informazioni si può consultare il sito www.evangeliarioambrosiano.it, mentre per la prenotazione delle visite si può scrivere agli indirizzi info@evangeliarioambrosiano.it e gruppi@evangeliarioambrosiano.it, o chiamare il numero 347.8893303.

Prima del Pontificale di San Carlo, i cardinali Scola e Tettamanzi hanno inaugurato l'esposizione allestita a Palazzo Reale, aperta al pubblico da mercoledì 9 novembre




Il cardinale Dionigi Tettamanzi, ex arcivescovo di Milano, interviene sul «Corriere della Sera» per celebrare il nuovo Evangeliario ambrosiano, prezioso libro liturgico usato nelle funzioni più solenni e illustrato da sei artisti contemporanei. All’Evangeliario è dedicata la mostra «La bellezza della Parola», al Palazzo Reale di Milano (5 novembre-11 dicembre).
Il dono di un nuovo Evangeliario alla Diocesi di Milano è il gesto con il quale intendo lasciare un segno preciso e forte: la centralità della Parola di Dio nella vita della Chiesa e dei cristiani.
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Nel congedarsi dalla diocesi di Milano, il cardinale Martini - vescovo della Parola in una stagione di immagini distorte - ha voluto che l’ultima iniziativa del suo ministero pastorale fosse la «Casa della carità»: un luogo che rendesse manifesto il chinarsi dei cristiani sulle sofferenze dei poveri. Il suo successore, il cardinale Tettamanzi - vescovo della carità in una stagione di indifferenza verso il prossimo - ha voluto che l’ultimo dono alla diocesi fosse il libro del Vangelo, la Parola posta al cuore della celebrazione liturgica, un libro che rendesse manifesto il piegarsi dell’orecchio dei cristiani alla Parola proclamata. Così, nella scia di san Paolo, il cardinale Tettamanzi ha inteso «affidare alla Parola» i cristiani della sua diocesi e lo ha fatto attraverso un «Evangeliario», concepito e realizzato come compendio della sua sollecitudine di pastore e del suo amore di padre. Ma cos’è un evangeliario?
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Alla benevola condiscendenza della Trinità che ha voluto lasciarsi “rappresentare” (etimologicamente: rendere presente) nel Figlio incarnato, morto e risorto, ha reso testimonianza, fin dall’inizio, l’arte del popolo cristiano. E l’ha fatto in particolare raccontando, attraverso la forma e il colore, lo storico intrattenersi (per usare un’efficace formula della Costituzione conciliare Dei Verbum 2) di Dio con gli uomini in Gesù di Nazaret. Il Santo Vangelo ci presenta Gesù che prega il Padre, che cammina, predica, guarisce, perdona, moltiplica i pani e i pesci, discute, muore per noi e risorge glorioso… Ecco lo storico intrattenersi del Dio invisibile con gli uomini. Egli ha rinunciato alla Sua assoluta invisibilità per rendersi umanamente accessibile a noi. 
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Con un po’ di libertà vorrei innanzitutto affidarmi al filo della mia memoria autobiografica. Infatti, studente di teologia alla Pontificia Università Gregoriana, ero anch’io in Piazza San Pietro l’8 dicembre 1965, quando i padri a chiusura del Concilio Vaticano II lanciarono, tra i vari messaggi alle diverse categorie sociali e professionali, queste parole agli artisti: “Il mondo in cui viviamo ha bisogno di bellezza per non oscurarsi nella disperazione. La bellezza, come la verità, è ciò che mette la gioia nel cuore degli uomini, è il frutto prezioso che resiste all’usura del tempo, che unisce le generazioni e le congiunge nell’ammirazione. E ciò grazie alle vostre mani”...
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Nel grigiore dei tempi di crisi, che attraversano il villaggio globale e l'Italia, vorrei fermare per una volta l'attenzione su un evento di bellezza, che - proprio per la sua singolare ispirazione e per la gratuità del dono che lo motiva - può servire a tenere alto lo sguardo e a restare, nonostante tutto, «prigionieri della speranza» (secondo la folgorante espressione del profeta Zaccaria: 9,12).
Parto da una citazione poetica, capace di evocare subito e densamente il messaggio che vorrei trasmettere. Mon Dieu, pour l'autre clarté Que tu as donnée à mon âme merci… La nuit est venue. Tu fermeras mes yeux avant le jour. Et moi je peindrai de nouveau Des tableaux pour toi Sur la terre et le ciel. Per l'altra chiarezza che hai donato alla mia anima grazie, mio Dio... La notte è venuta. Tu chiuderai i miei occhi prima del giorno e io dipingerò nuovamente le mie tavole per Te sulla terra e nel cielo. Questi versi di Marc Chagall (Pour l'autre clarté, 1965), uno dei grandi artisti del Novecento, fanno intuire la misteriosa continuità che c'è fra la bellezza percepita nel tempo e la luminosa bellezza dell'Eterno: sulla soglia fra le due sponde, lì dove la notte si appresta a rischiararsi nel giorno senza fine, l'artista dipinge ancora tavole per il suo Signore...
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