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venerdì 11 novembre 2011

Cattolici e berlusconismo

Di fronte alla situazione politica italiana non c'è più spazio per la rabbia: non a caso le manifestazioni di protesta prendono di mira altri obiettivi. Restano solo sofferenza e delusione, anche fra i sostenitori di Berlusconi o in ambienti che non possono essere considerati pregiudizialmente ostili al premier, come Confindustria o il quotidiano Avvenire («Tutto a posto e niente in ordine», dichiara il direttore Marco Tarquinio nell'editoriale che commenta il voto di fiducia del 14 ottobre scorso). Così, pur con Berlusconi ancora a Palazzo Chigi - almeno nel momento in cui scriviamo - siamo ormai entrati nel postberlusconismo, come certifica autorevolmente la recente scelta dello stesso PDL di cancellare dal proprio simbolo il nome del leader.
Attardarsi a parlare ancora di Silvio Berlusconi è, a questo punto, poco utile. Tante pagine, forse troppe, sono state dedicate a lui e agli effetti nefasti del berlusconismo di destra, da cui la sinistra non è immune. Nemmeno può bastare rimanere fatalisticamente in attesa degli eventi, aspettando la fine dell'agonia del Governo. Anche se siamo ben lontani dall'avere all'orizzonte una prospettiva, né tantomeno un accordo sul modo in cui voltare pagina, non è troppo presto per porre i fondamenti di una nuova fase della vita del Paese. Quello che serve è il coraggio di aprire la finestra, come il card. Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), invita a fare: «C'è da purificare l'aria

Come tutti in queste ore ascolto le notizie sulla grave crisi politica e finanziaria in cui si trova il nostro Paese. E mi pongo la domanda su quale sia il contributo vero che come cattolici possiamo offrire all'Italia per voltare pagina. Personalmente non mi hanno mai appassionato i dibattiti sugli schieramenti o i toto-premier; preferisco di gran lunga quelli sulle idee. E allora oggi vorrei rilanciare la voce di due intellettuali cattolici che ieri hanno detto cose secondo me molto significative sui due grandi temi di queste ore. Sottolineo la parolaintellettuali, perché sono convinto che - prima ancora che su quello politico - sia stata sul piano culturale la debolezza più grave del mondo cattolico italiano negli ultimi anni.
Primo tema dunque: il tramonto del berlusconismo. Da mesi il nome «fatale» del presidente del consiglio (ormai uscente) non compare su questo blog, forse perché tutto ciò che si poteva dire su di lui era già stato detto. Oggi però vale assolutamente la pena di tornarci sopra, raccogliendo come spunto una riflessione che guarda decisamente al di là del piccolo cabotaggio che ha circondato per troppo tempo lo scontro tra berlusconiani e anti-berlusconiani...

... Paul Ginsborg ed Enrica Asquer hanno curato un libro (BERLUSCONISMO, ed. Laterza, 2011) che mette in chiaro come i quasi vent'anni di governo berlusconiano hanno contribuito a formare una sub cultura e una mentalità che sarà difficile scrollarci di dosso. Innanzitutto la celebrazione acritica del mondo dei beni di consumo. Con la Tv commerciale, con questo mezzo di comunicazione di massa usato per vendere beni e servizi , si è avviato un vero populismo culturale che , prima di tutto ha creato un certo modo di pensare l’identità femminile e maschile.


Nel crepuscolo del potere berlusconiano è necessario, anzi doveroso, interrogarsi su quale sia stato il contributo, non solo in termini di omissioni, ma di fattivo sostegno e collaborazione, dato dalla gerarchia cattolica italiana all'ascesa ed al consolidamento della cosiddetta “Seconda Repubblica”, nata dalle ceneri della Democrazia Cristiana e degli altri partiti di massa ed egemonizzata, dal 1994 ad oggi, dal partito azienda fondato da Silvio Berlusconi.