Enzo Bianchi
Un Papa umano
La Repubblica - 08/04/2024
In una delle ultime conversazioni con il grande teologo Joseph Moingt, uno dei maggiori esperti di cristologia della chiesa cattolica, osservavamo che i cristiani continuano ancora e sempre a faticare nel credere e nell’accettare la piena umanità di Gesù. Per questo, quasi come testamento, ha lasciato scritto che “ciò che era straordinario in Gesù era il suo essere umanissimo”. Infatti certi tratti e comportamenti di Gesù testimoniati dai vangeli li dimentichiamo facilmente perché troppo umani, rivelatori di un carattere particolare, non sempre dolce e solenne come noi desidereremmo dal Figlio di Dio.
Succede così anche nella vita della chiesa: prima che si formi la leggenda devota e pia di un cristiano si osservano con attenzione il suo carattere, il suo temperamento, e soprattutto in base a questo si formula un giudizio di approvazione, di diffidenza o di rifiuto. Questo si ripete anche per ogni papa: troppo buono, anzi bonaccione Giovanni XXIII, troppo aristocratico Paolo VI, troppo intellettuale Benedetto XVI, e umano, troppo umano, Papa Francesco. I cristiani sono innamorati di papi ieratici come bassorilievi assiri, e che fanno “epifanie” quando si fanno vedere, che stanno sempre in cattedra quando parlano e quindi nascondono la loro umanità comune a tutti i mortali: anche il loro corpo nella vita quotidiana non apparterrebbe più a loro ma alla chiesa, perché ciò che conta è la modalità di presenza, non la loro persona.
Queste sono ottiche docetiche che negano radicalmente come sia proprio il nostro corpo e la sua vita a rendere testimonianza a Cristo.
Nei giorni scorsi alcune interviste e l’uscita di un altro libro intervista di Papa Francesco hanno acceso un dibattito su di lui, suscitando molte critiche: scrive troppo, parla troppo, non ha il senso della diplomazia e non disdegna di farsi vedere nella sua fragilità e nella sua malattia. Recentemente è riuscito a sorprendere tutti facendo silenzio invece di pronunciare l’omelia o farla leggere: in realtà segno profetico che rivela che quando le parole non sono ascoltate il silenzio del profeta grida la verità sulla pace e sulla follia della guerra che tanto seduce attualmente i potenti delle nazioni.
Non sono un adulatore di papi e so porre interrogativi critici di fronte ad alcuni atti dei pontefici quando la mia coscienza cristiana mi spinge a farlo, ma certo so distinguere il carattere, il temperamento, lo stile di un papa, che può piacermi o no, dal suo carisma e dal suo servizio alla comunione delle chiese. Non si può chiedere a un papa di non essere umanamente se stesso: a lui si deve chiedere di confermare i fratelli nella fede, di non contraddire il Vangelo e di ricordarlo sine glossa, nella sua radicalità, piaccia o non piaccia, a coloro che lo ascoltano, di usare sempre misericordia. Questo Francesco lo fa e nessuno, salvo i folli che lo giudicano eretico, lo nega.
Sì, i cattolici devono smettere l’idolatria del papa e ricomprenderlo come successore di Pietro: quest’ultimo aveva un carattere poco amabile secondo il Nuovo Testamento, ma è stato comunque scelto come pastore del piccolo gregge che resta gregge di Cristo.
Scrissi a suo tempo che con Papa Giovanni un cristiano diventava papa, scrivo oggi che con Francesco un uomo è il nostro papa, con limiti umani precisi, ma con una radicale obbedienza al Vangelo.
(fonte: blog dell'autore)