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venerdì 8 dicembre 2023

Simona Segoloni: Immacolata e Assunta - La dottrina su Maria riletta da una teologa sistematica

I dogmi
La dottrina su Maria riletta da una teologa sistematica

Simona Segoloni*
Immacolata e Assunta


I due dogmi mariani più recenti (Immacolata concezione e Assunzione) hanno in comune un peccato originale che li rende lontani dalla vita dei credenti e quindi incapaci di consolarli e muoverli all’amore e alla testimonianza. Questo peccato originale è l’essere stati pensati in un contesto — e ancora di più l’essere stati ossessivamente trasmessi – come dei privilegi che riguardano la persona di Maria, descritta come unica, irraggiungibile, una (quasi) dea. Ovviamente non è questo il significato dei due dogmi, ma questa fatica originaria è rimasta impressa nella predicazione, nella devozione e anche nella teologia, rendendo i dogmi incapaci di toccare i vissuti, perché — in fondo — che ci sia una donna che, sola e inimitabile, ha conosciuto la liberazione dal peccato e dalla morte non cambia molto le nostre vite né ci consola.

Il primo passo da fare per godere della bellezza dei dogmi mariani, dunque, è togliere via questa precomprensione. Maria è figlia di Adamo, cioè pienamente umana, figlia di Sion, cioè pienamente membro del popolo ebraico, e membro della chiesa: così il concilio Vaticano II. Tutto ciò che predichiamo su di lei o che la chiesa ha compreso su di lei non può che partire dalla sua reale, concreta umanità, uguale alla nostra in tutto e per tutto, come uguale alla nostra è quella di Cristo, altrimenti non si ha incarnazione e senza incarnazione non c’è più nessuna speranza cristiana. Compiuto questo passo si può andare ai dogmi su Maria e rileggerli in modo che nutrano la nostra vita di adesso, la nostra fede e il nostro impegno.

Cominciamo dal dogma dell’Assunzione. In realtà cronologicamente viene proclamato prima il dogma dell’Immacolata concezione (1854) e anche nelle argomentazioni teologiche usate il dogma dell’Assunzione (1950) viene presentato come una conseguenza di quello dell’Immacolata, perché si deduce dall’assenza di peccato in Maria una diversa esperienza della morte. Nonostante questo partiamo dal dogma dell’Assunzione perché la riflessione e la preghiera intrecciatesi intorno alla morte di Maria sono molto più antiche della riflessione sul suo concepimento, frutto soprattutto delle speculazioni medievali e di una devozione che nel secondo millennio cristiano aveva iniziato una iperesaltazione di Maria. La dormitio invece, cioè il mistero della morte di lei pensata come un addormentarsi sereno per entrare subito e tutta nella vita di Dio, è qualcosa che ha attratto la fede della chiesa già nei primi secoli.

La dormitio è diventata nel dogma proclamato da Pio XII l’Assunzione di Maria in anima e corpo, per sottolineare il fatto che in lei non si verifica la corruzione del corpo e che lei — che sia morta oppure no non è dato saperlo — entra immediatamente nella vita di Dio anche con il corpo appena conclusa la sua vita terrena. Certo è che questo modo di presentare la morte di lei presuppone alcune idee sull’essere umano (per esempio la possibile separazione dell’anima dal corpo) e sul compimento finale (per esempio una procrastinazione della resurrezione dei corpi rispetto alla morte) che oggi la teologia mette in discussione, ma resta la buona notizia: la vittoria di Cristo sulla morte viene partecipata anche a quelli che credono in lui, a partire da Maria, la credente, la prima e più perfetta delle discepole. Nell’Assunzione di lei contempliamo il nostro destino, la nostra speranza, realizzata non solo in Cristo, ma già in una di quelle che hanno creduto in lui, che hanno concluso il pellegrinaggio della fede in cui noi siamo ancora immersi. Che poi sia una donna a godere già la pienezza della resurrezione e che il suo corpo non abbia conosciuto violenza e morte è un’ulteriore motivo di liberazione. Troppo spesso i corpi delle donne sono oggetto di violenza e di disprezzo, molte volte essi sono visti solo come vittime: nell’Assunzione di Maria contempliamo il corpo di lei non toccato dalla violenza, dal sacrificio, dal dolore, ma totalmente trasfigurato dalla vita. Ogni donna ora sa che nessun dolore è necessario e che non le è richiesto il sacrificio: ciascuna sa che è fatta per la pienezza della vita. Come tutti.

Passiamo ora al dogma dell’Immacolata concezione. Richiederebbe chiarificazioni tecniche e l’introduzione di un cambio di paradigma nella comprensione del peccato originale, che ora non possiamo affrontare, resta però anche qui la buona notizia: Maria è pienamente umana e proprio in forza della sua umanità riceve il dono di non cedere al male, riceve una singolare fortezza contro ogni peccato tanto da non esserne mai toccata. Non accade senza la volontà di lei e compie la sua libertà, tutta spesa all’amore di Dio e del prossimo. La buona notizia è che quello stesso Spirito che ha operato in lei provocandola a questa libertà d’amore è stato riversato nei nostri cuori. Guardando lei sappiamo che il peccato non è ineluttabile. Lei che ha attraversato illesa la morte ci impone di sperare anche per noi un destino di vita, quello sì ineluttabile. Sembra dirci che ci precede solo di qualche passo, basta affrettarsi e la raggiungeremo.

*Simona Segoloni
Docente di teologia sistematica
(fonte: L'Osservatore Romano Donne Chiesa Mondo 03 dicembre 2022)

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*Simona Segoloni Ruta, laica della diocesi di Perugia-Città della Pieve è sposata e ha quattro figli.
Incarichi accademici attuali:
-Docente invitato presso il Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia.
-Professore invitato presso la Facoltà teologica del Triveneto (Padova)
-Professore invitato presso la Pontificia Facoltà teologica San Bonaventura (Roma)
-Professore invitato presso la Facoltà teologica pugliese
-Fa del Gruppo di mappatura e studio sui Consigli pastorali diocesani in Italia (dal 2022), dell’Associazione teologica italiana (dal 2010), del Coordinamento teologhe italiane (dal 2005), dello SWIP (dal 2021).