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venerdì 22 dicembre 2023

La benedizione è il linguaggio della mitezza. Intervista al teologo Andrea Grillo


"Fiducia Supplicans"

La benedizione è il linguaggio della mitezza.
Intervista al teologo Andrea Grillo

Andrea Grillo è professore di teologia all'Università Pontificia "Sant'Anselmo" di Roma


Professore, la Dichiarazione della Congregazione per la Dottrina della Fede, FIDUCIA SUPPLICANS, sta facendo discutere all'interno della Chiesa e nella opinione pubblica. Con lei vorremmo approfondire il senso di questo documento. Sappiamo che sullo stesso argomento, la benedizione di coppie dello stesso sesso, era stato diverso. Cosa è cambiato dal 2021?

Rispetto al 2021 è cambiata la prospettiva pastorale con cui si guarda alla benedizione e soprattutto a coloro che la domandano. Ad una visione burocratica e formale, che confondeva dottrinalmente benedizione e sacramento, si è sostituita una visione pastorale e mite, che sa distinguere con cura benedizione e sacramento. Questa seconda comprensione è molto più antica e fondata della prima, che invece è il frutto della chiesa moderna e della sua autoidentificazione come “societas perfecta”.

Quali sono i punti fermi della Dichiarazione?

Il punto fermo è la chiara affermazione di una possibilità, prima esclusa, di benedizione delle coppie “irregolari e omosessuali” che non costituisce lo strumento per una “affermazione di identità”, ma per una “profezia” e un “riconoscimento” del bene possibile e reale. Questo non tocca minimamente la logica del sacramento del matrimonio, ma riguarda lo spazio di tutto ciò che sta al di qua e al di là del sacramento: delle forme con cui il bene si manifesta al di fuori della logica istituzionale. Vale qui il principio affermato da AL 303, per cui sarebbe “meschino” pretendere di giudicare un soggetto soltanto sulla base della legge oggettiva.

I conservatori, che criticano la Dichiarazione, chiedono "come può una trasgressione della legge divina essere "elevata" dallo Spirito?” Come risponde la Dichiarazione a questa critica?

Ha già risposto Amoris Laetitia: la legge divina non si identifica mai con la legge positiva. In ragione di questa differenza tra volontà di Dio e compiti disciplinari, resta uno spazio aperto, nel quale la profezia ecclesiale può e deve riconoscere il bene, che si presenta talora in forme prive di regole, nella provocazione del “non ordinario” e persino dello scandaloso.

Qual è il limite della Dichiarazione?

Il limite è intrinseco alla posizione storica assunta dalla Chiesa cattolica in materia matrimoniale negli ultimi 500 anni: la Dichiarazione risente inevitabilmente della pretesa storica con cui la Chiesa cattolica ha ritenuto di costituire un “ordinamento esclusivo” in materia matrimoniale, che tendenzialmente non riconosce la legittimità di altri ordinamenti, salvo accordi particolari. Questa impostazione non impedisce però un margine di discrezionalità, anche all’esterno all’ordinamento oggettivo e vigente.

È una Dichiarazione importante e impegnativa per tutta la Chiesa. Pensa che la comunità ecclesiale sia matura per questo cammino di accoglienza?

Non vorrei chiedermi se la comunità ecclesiale sia matura, ma piuttosto se la teologia e la gerarchia si stia mostrando abbastanza matura. Credo che, a differenza di quanto scritto con troppa fretta due anni fa, questo testo dimostri una certa maturazione nel linguaggio ecclesiale.

Concretamente come avverrà questa benedizione?

Avverrà nelle forme in cui la profezia e la discrezione pastorale riterrà di celebrarle. Se parliamo di benedizioni, si tratta pur sempre di atti rituali, anche se spontanei e non strettamente regolamentati. Per quanto sia opportuno evitare confusioni con atti ufficiali e formali, la profezia ecclesiale troverà le parole per esprimere, nel concreto delle vite, la vicinanza di Dio e il bene delle persone. Nelle parole che chiudono il documento, la capacità di sentirsi benedetti e di benedire è considerata come “la radice della mitezza cristiana”. In fondo, in tutto questo, si tratta di riscoprire una chiesa meno doganale e più mite. Non a caso, chi mostra di rifiutare questo documento, non si presenta per lo più nelle forme della mitezza riconciliata.

In questo "secondo tempo" il Pontificato di Bergoglio si sta caratterizzando per una forte spinta di cambiamento. Cosa dobbiamo aspettarci dalla ultima parte del Sinodo?

Il Sinodo, proprio alla luce della Relazione di Sintesi prodotta lo scorso ottobre, si sta muovendo verso alcuni approfondimenti necessari, dai quali potrà emergere una più netta determinazione degli orientamenti per assicurare alla Chiesa una reale “uscita”: per realizzare questo passaggio una più intensa collaborazione tra pastori e teologi sembra una esigenza inaggirabile, che dovrà trovare le forme e le modalità di realizzazione più efficaci. Il tempo è breve, ma l’arte è lunga.
(fonte: Rai News, articolo di Pierluigi Mele 20/12/2023)

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