Notizie “da prima” e l’unica trama
C’è sempre stata, la Chiesa, in tutte le periferie del mondo. In Italia, certo, per collaborare a un sistema integrato e diffuso di accoglienza. Ma la Chiesa italiana è presente oggi anche in Africa, in America Latina, in Asia, in Medio Oriente e in altre zone dell’Europa con interventi mirati allo sviluppo dei popoli. Per renderli davvero, dove e quando possibile, “liberi di restare”
(Foto ANSA/SIR)
La notizia c’è. Ed è buona, in effetti: da duemila anni o giù di lì, accanto ai migranti, la Chiesa c’è. La trovi del resto soprattutto nelle situazioni di maggiore vulnerabilità e debolezza. E quindi c’è accanto a chi cerca asilo e un domani lontano da guerre e ingiustizie.
La trovi vicina a chi scappa da sete e fame e per disperazione arriva a mettere a rischio la sua stessa vita o quella dei figli che porta con sé. Sostiene chi cerca di salvare quelle vite in mare. C’è sempre stata, la Chiesa, in tutte le periferie del mondo. In Italia, certo, per collaborare a un sistema integrato e diffuso di accoglienza. Ma la Chiesa italiana è presente oggi anche in Africa, in America Latina, in Asia, in Medio Oriente e in altre zone dell’Europa con interventi mirati allo sviluppo dei popoli. Per renderli davvero, dove e quando possibile, “liberi di restare”.
Notizie – queste sì – che su “Avvenire” trovano spesso la prima pagina. Anche per dare giusta cittadinanza mediatica a chi la vede quasi sempre negata.
Scegliendo in ogni caso e senza esitazione di stare a fianco dei poveri e degli indifesi e cioè degli “ultimi”. Il magistero di Francesco è inequivocabile in tal senso. Ma i nostri lettori – e non solo loro – lo sanno. E sanno pure che questa è l’unica trama, in senso letterale, che unisce i vescovi italiani: carità nella verità. Altro sono le inchieste giudiziarie e i processi di cui ci siamo occupati e ci occuperemo. Il resto è chiacchiera.
(fonte: SIR 02/12/2023)
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La Chiesa italiana sceglie la strada dell’incontro con l’umanità,
metterlo in discussione è disonestà allo stato puro
Viviamo un momento storico inedito. Le tante incertezze stanno svelando il volto molteplice delle povertà in Italia e nel mondo. La sfida è sempre quella: ascoltare le grida d’aiuto o voltarsi dall’altra parte?
Viviamo un momento storico inedito. Le tante incertezze stanno svelando il volto molteplice delle povertà in Italia e nel mondo. La sfida è sempre quella: ascoltare le grida d’aiuto o voltarsi dall’altra parte? La Chiesa italiana – e questo è innegabile – continua a scegliere la strada che porta all’incontro con l’umanità. E lo fa in una misura che non ha eguali nel Paese, con esperienza e con intelligenza. Metterlo in discussione è disonestà allo stato puro. Così come rappresentare le Chiese in Italia allo sbando o in mani di chi non si sa, proprio come sta avvenendo in questi giorni su alcuni organi d’informazione e blog. È un’immagine talmente fuori dalla realtà da suscitare una serie di interrogativi sui veri obiettivi: se ci sono, quali sono?
(fonte: SIR 04/12/2023)
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Don Mattia Ferrari (Mediterranea): «Soldi alle Ong? La Chiesa lo fa in tutta Europa»
Il cappellano della Mare Jonio risponde agli attacchi della stampa di destra
Il cappellano di Mediterranea don Mattia Ferrari
Da diversi giorni alcuni giornali di destra, Panorama e La Verità in testa, attaccano Luca Casarini, Beppe Caccia, don Mattia Ferrari e in generale Mediterranea Saving Humans per aver ricevuto finanziamenti dalla Chiesa. Nelle tante pagine pubblicate c’è un uso disinvolto delle intercettazioni realizzate dai pm di Ragusa per l’inchiesta contro l’Ong sul caso Maersk Etienne, che domani avrà l’udienza preliminare, ma non si ravvisa praticamente nulla sul piano penale. Le donazioni delle chiese ai soccorritori del Mediterraneo, del resto, sono pratica nota e diffusa, anche oltre i confini italiani. Tra i personaggi tirati maggiormente in ballo c’è il presidente della Cei Matteo Zuppi. Abbiamo parlato della vicenda con don Mattia Ferrari, cappellano di Mediterranea.
Finalmente la Chiesa cattolica sostiene e finanzia chi si impegna a salvare i migranti che rischiano di morire affogati nel «cimitero» del Mediterraneo, come lo chiama spesso papa Francesco.
Il sostegno economico della Chiesa cattolica alle organizzazioni che soccorrono i migranti non è una novità. Anche in altri paesi europei le Chiese cristiane, sia cattoliche che protestanti, lo fanno. La Chiesa è presente ovunque, in terra e in mare, accanto a chi soffre: questo è semplicemente Vangelo. La missione della Chiesa è continuare l’opera di Gesù. Se la Chiesa è scomoda, il vero “colpevole” è Gesù.
Chi sono i principali sostenitori economici di Mediterranea?
Mediterranea ha ricevuto e riceve donazioni da varie realtà, sia laiche che cattoliche. Fra gli organismi e gli enti ecclesiastici, a finanziarla sono soprattutto le parrocchie, che organizzano eventi dedicati alla raccolta fondi per sostenere la sua attività e quella di altre Ong, e poi alcune diocesi.
Panorama parla di 780mila euro donati nel 2023 da alcune diocesi italiane e di altre donazioni fin dal 2020, per un totale di due milioni di euro…
Le cifre ricevute sono molto inferiori ai due milioni di euro di cui è stato scritto e vanno dal 23 al 27% delle donazioni complessive che Mediterranea ha ottenuto. Aggiungo che tutto è sempre avvenuto nella totale legittimità e trasparenza.
Secondo alcuni è scandaloso che la Chiesa finanzi una Ong contro cui si aprirà domani un processo per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Come è andata quella storia?
Su questa vicenda non posso rispondere, visto che c’è un procedimento in corso. Rimando alle dichiarazioni degli indagati, che hanno già chiarito e spiegato la loro fiducia nella verità.
Dalle intercettazioni telefoniche rivelate da alcuni organi di stampa sono emerse, durante le conversazioni private fra lei, Casarini e Caccia, alcune frasi un po’ sopra le righe…
Sia i diretti interessati che Mediterranea stanno preparando le querele, potrò esprimermi nei prossimi giorni, appena le avremo depositate.
Si parla anche di un progetto per coinvolgere le parrocchie, in una sorta di “adozione a distanza” delle missioni di Mediterranea: che ne è stato?
Più che un progetto, è un cammino, un percorso di coinvolgimento. Spesso non siamo noi a bussare alle porte delle parrocchie, ma sono loro a chiederci di poter camminare con noi. Mediterranea è una realtà che fin dalla sua nascita unisce persone e mondi: tanto parrocchie quanto centri sociali e associazioni di altro tipo partecipano a questo cammino, perché nasce come piattaforma tra persone provenienti da mondi anche lontanissimi, che si mettono insieme per salvare i migranti da naufragi e respingimenti e, in questo modo, dare carne alla giustizia e alla fraternità. Il sostegno economico è solo un aspetto di questo coinvolgimento, che comprende anche e soprattutto iniziative e azioni concrete.
Dopo la pubblicazione delle inchieste giornalistiche teme che i rapporti con i vescovi possano incrinarsi?
La nostra azione di raccolta fondi era ed è finalizzata esclusivamente a salvare le vite in mare. Questo è chiaro, non c’è stato nessun inganno, di conseguenza nessuno è arrabbiato, nemmeno tra i vescovi chiamati in causa. Voglio però aggiungere che questa accentuazione del ruolo delle singole persone è fuorviante: nessuno di noi è indispensabile. Il mio ruolo è stato esasperato negli articoli usciti nei giorni scorsi: in realtà io sono solo uno dei tanti, nella Chiesa e non solo, dentro questo cammino. Ci sono e ci saranno sempre persone che porteranno avanti la missione di essere accanto a chi soffre, di lottare per la giustizia, di costruire un altro mondo possibile.
(fonte: Il Manifesto, articolo di Luca Kocci 05/12/2023)