La fraternità spegne le fiamme del mondo
«The world is on fire». Il mondo è in fiamme, «tutti noi lo sappiamo e oggi stiamo vivendo il tempo “migliore”, più urgente, per cercare la pace. Sono convinta che tutte le religioni debbano unirsi per invocare e costruire la pace». È la testimonianza di Maria Ressa, giornalista filippina naturalizzata statunitense, insignita del Nobel per la Pace nel 2021, che stamani ha incontrato Papa Francesco durante l’udienza generale.
La donna, presente in Aula Paolo VI insieme con l’attivista yemenita Tawakkul Karman — Premio Nobel per la Pace 2011 — e con l’italiano Giorgio Parisi, insignito per la Fisica 2021, ha consegnato al Pontefice la Dichiarazione sulla Fraternità umana redatta, lo scorso giugno, proprio da oltre 30 Premi Nobel in occasione dell’evento #NotAlone - World Meeting on Human Fraternity, organizzato dalla Fondazione “Fratelli tutti”. Il documento è stato firmato anche dal cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin.
Ad accompagnare la delegazione il cardinale Mauro Gambetti, in qualità di presidente della Fondazione.
Il gesto simbolico di questa mattina, spiegano i responsabili dell’istituzione ispirata all’ultima enciclica di Francesco, rappresenta una prima tappa che darà il via alla presentazione del documento in altre aree del pianeta.
«Sono stata onorata di incontrare il Papa a nome degli altri premi Nobel — ha affermato Maria Ressa — per farmi loro messaggera di un appello contro tutti i conflitti, in particolare in Israele e Palestina e in Ucraina, con la volontà di unire la nostra voce a quella del Santo Padre per la fraternità».
È particolarmente importante «presentare a Francesco la nostra Dichiarazione in un momento storico in cui la povertà è sempre più connessa con la guerra» le fa eco Tawakkul Karman. Ponendo l’attenzione sulla necessità di «combattere le ingiustizie a partire da ciascuno di noi, proponendo un patto educativo globale».
Il documento — racconta Enzo Cursio, referente presso la Fao come coordinatore dell’Alleanza dei Premi Nobel per la pace — «si apre con queste parole: “Ogni uomo è mio fratello, ogni donna è mia sorella, sempre” ed esprime la necessità di vivere relazioni basate sulla fraternità, che è alimentata dal dialogo e dal perdono». Ripudiando guerra, migrazioni forzate, pulizia etnica, dittature, corruzione e schiavitù. E incoraggiando, invece, «i Paesi a promuovere sforzi congiunti per creare società di pace».
Giorgio Parisi, da parte sua, ha messo in evidenza quanto poco si sia fatto negli ultimi anni per la pace. Nell’antichità «i romani dicevano “se vuoi la pace, prepara la guerra”; in realtà siamo stati manchevoli nel preparare adeguatamente la pace» ha affermato, facendo presente l’importanza di «creare momenti di riflessione e movimenti che pongano la pace in primo piano».
Sempre in tema di promozione della pace, particolarmente significativa la presenza all’udienza generale di una folta delegazione proveniente dalla Polonia, tra cui un gruppo di oltre 30 artisti che si esibiranno, questa sera, all’Auditorium della Conciliazione, nel concerto “Salmi di pace e di ringraziamento”. Il pellegrinaggio a Roma è guidato da monsignor Stanisław Jamrozek, vescovo ausiliare e vicario generale dell’arcidiocesi di Przemyśl dei Latini, nel sud est della Polonia, proprio al confine con l’Ucraina, in prima linea nell’accoglienza dei profughi provenienti dal Paese in guerra. Ed è stato promosso dalla Fondazione “Famiglia Ulma - Soar” in ricordo di Józef Ulma, di sua moglie Wiktoria e dei loro sette figli (uno ancora nel grembo materno) tutti giustiziati dai nazisti il 24 marzo 1944 per aver offerto rifugio a otto ebrei. La delegazione ha donato al Papa un ritratto su tela della famiglia Ulma, beatificata il 10 settembre scorso a Markowa dal cardinale Semeraro in rappresentanza di Papa Franecsco.
Alcuni rappresentanti della Fondazione Teletón México sono venuti a presentare al Pontefice la tradizionale maratona televisiva che a dicembre, da quasi 20 anni, raccoglie fondi per costruire centri di riabilitazione per ragazze e ragazzi con disabilità.
Tra i doni più significativi presentati al Papa, la Natività artigianale maltese realizzata dall’Associazione di presepisti dell’isola di Gozo. L’8 dicembre verrà inaugurata a Sant’Andrea della Valle la mostra “Il presepio maltese. Arte, fede e tradizione”.
(fonte: L'Osservatore Romano, articolo di Fabrizio Peloni 06/12/2023)
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