Grazie, fratello vescovo Luigi
Mons Luigi Bettazzi è tornato alla casa del Padre dove vive in pienezza l’agognata Pace.
Partecipo questa notizia con grande tristezza (ci stavamo preparando alla festa dei suoi 100 anni) ma con un grande GRAZIE al Signore per avercelo donato compagno e guida instancabile, gioioso, infaticabile sui “sentieri di Isaia”.
Grazie, fratello vescovo Luigi, adesso che sei “diversamente vivente” continua a camminare con noi!!!
Siamo certi che sei entrato nella gioia del tuo Signore!!!
Mons. Giovanni Ricchiuti
Presidente di Pax Christi Italia
(fonte: Pax Christi 16 Luglio 2023)
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Addio a monsignor Bettazzi,
morto a 99 anni il vescovo emerito di Ivrea:
martedì lutto cittadino
Spirato alle 4,22 del mattino di domenica. Camera ardente in duomo a Ivrea da lunedì 17 luglio dalle 9 alle 19. Funerali martedì 18 luglio. Sarà sepolto in duomo.
Il vescovo emerito di Ivrea, monsignor Luigi Bettazzi è morto alle 4.22 del mattino di domenica. Negli ultimi momenti della sua vita ha ricevuto l’eucarestia, l’unzione degli infermi e la benedizione papale ed è stato lucido fino alla fine. Era nato a Treviso il 26 novembre 1923, aveva quindi 99 anni. I funerali saranno celebrati martedì 18 luglio alle 15,30 in duomo, rosario lunedì 17 alle 20,30, sempre in duomo. La camera ardente sarà allestita sempre in duomo da lunedì 17 luglio a partire dalle 9 e sarà aperta fino alle 19. Per martedì 18, giorno del funerale, l’amministrazione comunale di Ivrea ha proclamato il lutto cittadino, la bandiera sarà esposta a mezz’asta. “Ultimo testimone del Concilio Vaticano II, monsignor Bettazzi nei suoi lunghi anni di episcopato a Ivrea, e negli anni più recenti di presenza vigile e partecipe presso il Castello di Albiano, ha contribuito in modo significativo a costruire nella nostra comunità la cultura della pace e della giustizia, dell’apertura agli ultimi, agli esclusi, agli stranieri, incarnando una visione di Chiesa aperta al mondo e schierata con i più deboli. L’amministrazione, a nome di tutta la città, lo ringrazia per la sua testimonianza coraggiosa e coerente e si impegna a tenere vivi i suoi ideali e la sua visione”-
Il peggioramento
Le condizioni di monsignor Bettazzi si erano aggravate negli ultimi giorni. Il vescovo di Ivrea, Edoardo Cerrato, sabato aveva invitato alla preghiera con un semplice messaggio: “Accompagniamo monsignor Bettazzi che si sta avviando lucidamente al tramonto terreno. La nostra preghiera lo sostenga”. Un invito alla preghiera era arrivato anche dai sacerdoti e dalle molte persone da sempre a lui vicine.
L’ultima uscita pubblica di monsignor Bettazzi risale alla fine del giugno scorso quando, in occasione della festa di San Giovanni, è stato ospite della parrocchia di Vico, dove ha celebrato la messa, ha partecipato al pranzo ed ha assistito al concerto conclusivo della patronale. Le sue condizioni di salute hanno iniziato a peggiorare nei giorni successivi. Monsignor Bettazzi è stato costretto a letto, dove è stato assistito giorno e notte e dove ogni mattina ha ricevuto la visita di uno dei sacerdoti diocesani che concelebrano con lui la messa, che egli ha voluto continuare a celebrare dal suo letto come ha sempre fatto per oltre 73 anni, da quando in quel lontano 4 agosto 1946 fu ordinato presbitero, nella cappella del Rosario della basilica patriarcale di San Domenico a Bologna, dal cardinale Giovanni Battista Nasalli Rocca di Corneliano. In occasione della messa solenne di San Savino, in occasione della festa per il patrono di Ivrea, il vescovo Cerrato e i sacerdoti avevano invitato a ricordare monsignor Bettazzi nelle preghiere.
Vescovo di Ivrea per 33 anni
Nato a Treviso, si diceva, da adolescente Luigi Bettazzi si era trasferito con la famiglia a Bologna, città di origine della madre. Ordinato sacerdote nel 1946, il 10 agosto 1963 fu eletto vescovo titolare di Tagaste e nonimato ausiliario di Bologna. Quindi il passaggio a Ivrea. Monsignor Bettazzi è stato per 33 anni vescovo di Ivrea, dal 1966 al 1999, prima di trasferirsi nel castello vescovile di Albiano, dove risiedeva. Per la precisione fu nominato vescovo di Ivrea il 26 novembre 1966 e fece il suo ingresso ufficiale il 15 gennaio 1967. Monsignor Bettazzi era l’ultimo vescovo in vita tra i partecipanti al Concilio Ecumenico Vaticano II, molto amato ed apprezzato, non solo per la sua missione pastorale, ma anche per le sue riflessioni pubbliche fatte negli anni sui grandi temi dell’attualità, lavoro, politica e pace. Al tema della pace, ancora oggi di strettissima attualità, monsignor Bettazzi ha dedicato gran parte della missione sacerdotale fino ad essere nominato nel 1968 presidente nazionale di Pax Christi, il movimento cattolico internazionale per la pace, e diventarne poi nel 1978 presidente internazionale, fino ad arrivare nel 1985 a vincere per i suoi meriti il Premio Internazionale dell'Unesco per l'Educazione alla Pace. Autore di numerose pubblicazioni, è stato un punto di riferimento.
(fonte: La Sentinella del Canavese ALBIANO D’IVREA 16 Luglio 2023)
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Bettazzi: un’intervista su marce della pace
e il tema della guerra al Concilio
Monsignor Bettazzi a Torino nel 2008 (Foto di wikipedia)
Così alcuni media hanno ricordato mons. Luigi Bettazzi: “Accanto agli studenti della Fuci, la vicinanza ai lavoratori dell’Olivetti, della Lancia e del cotonificio Vallesusa, lo scambio epistolare con il segretario del Partito comunista italiano Enrico Berlinguer, sostenne l’obiezione di coscienza quando ancora si rischiava il carcere, partecipò alla marcia pacifista a Sarajevo, favorevole al disegno di legge sui 'diritti e doveri delle persone stabilmente conviventi' comprese le coppie omosessuali, ha partecipato a tutte le Marce della pace fino agli ultimi mesi di vita.”
E’ morto il 16 luglio a 99 ani di età, è stato voce di pace e testimone del rinnovamento conciliare, e il più giovane dei Vescovi italiani, voluto nel 1963, come Ausiliare dal Cardinale Giacomo Lercaro, Arcivescovo di Bologna, e Padre conciliare fino alla conclusione.
Nominato Vescovo di Ivrea nel 1966 è stato anche presidente nazionale, e poi internazionale, di Pax Christi.
Il Concilio e la pace sono stati sempre l’impegno di tutto il suo servizio alla Chiesa e alla società. Ha conservato con Bologna, dove abitano i suoi famigliari, uno stretto rapporto di affetto e di condivisione, intensificatosi negli ultimi anni.
Bettazzi, nato a Treviso nel 1923, avrebbe compiuto 100 anni il prossimo 26 novembre. Il 4 ottobre 1946 fu ordinato sacerdote a Bologna, poi nominato ausiliare di Bologna e il 4 ottobre 1963 ordinato vescovo. Dal 1966 al 1999 fu Vescovo di Ivrea. Partecipò al Concilio Vaticano II, accanto al cardinale Giacomo Lercaro, per tre sessioni dal 29 settembre 1963. All’interno di Pax Christi fu presidente nazionale dal 1968 al 1985 e internazionale dal 1978 al 1985.
Profondo rimase il suo legame con Bologna. Nel 2016 ricevette dal Comune di Bologna la cittadinanza onoraria. Una delle sue ultime visite, il 14 dicembre dello scorso anno, fu per una serata di dialogo con il Card. Zuppi al Museo Olinto Marella su “Profezia e liberazione: l’eredità del Concilio Vaticano II”.
Mons. Bettazzi, il Padre conciliare italiano vissuto più a lungo, è stato promotore di pace e di dialogo con tutti.
Vi riproponiamo il testo e il video di una breve intervista da noi realizzata con lui sull’esperienza delle marce della pace e del dibattito in Concilio sulla guerra, in cui vi sono notizie per molti poco note.
“La Marcia di Capodanno fu voluta dai giovani di Pax Christi i quali volevano che l’anno cominciasse non soltanto con lo spumante e il panettone, ma che cominciasse in preghiera, con una marcia di riflessione antecedente.
Il Papa Paolo VI nel 1968 aveva lanciato la Giornata mondiale per la pace e l’anno successivo il 31 dicembre noi facemmo la Marcia, e quindi abbiamo un anno in meno delle Giornate mondiali. Nacque proprio per sensibilizzare, noi di Pax Christi per primi, e poi per sensibilizzare al tema della pace le città che via via abbiamo girato.
Cominciammo con l’obiezione di coscienza, che allora era una cosa di cui non si parlava, siamo andati nelle zone in cui c’era stato il terremoto, in Sicilia poi in Friuli, a Sarno dove c’era stata l’alluvione, si cercava di alternare Sud e Nord, cercando delle città che ci accogliessero, andavo a chiedere ai vescovi, qualcuno non era tanto dell’idea, ma quando nel 1981 diventai il Presidente di Giustizia e Pace, la Commissione della CEI, ci si mise d’accordo, da allora potemmo andare anche nelle grandi città, si andò a Roma, a Palermo, a Firenze, perché allora la CEI dava il valore, anche se poi toccava a Pax Christi fare la parte organizzativa.
Credo che abbiamo seminato, e in molte città hanno poi continuato a fare nel tempo iniziative locali. La Marcia della Pace si è diffusa come un tema significativo, noi come Pax Christi avevamo già le Routes in giro per il mondo.
Credo che le Marce siano state utili per seminare, abbiamo parlato di armi, di disarmo, di costruire meno armi, oppure di solidarietà in situazioni particolari, credo che sia stato efficace.
Avevamo pensato nel 1975 di venire a Bologna, per onorare il cardinal Lercaro, ma poi andammo a Torino.
Si andava a Brescia o a Varese dove facevano delle armi, il vescovo locale ci diceva di tener conto che tanti lavoravano in quelle aziende, ma si cercava di seminare le idee della pace, di diminuire la distruzione delle guerre, credo che per la grazia del Signore siano state iniziative utili non solo per Pax Christi ma anche per le città in cui le marce di sono svolte, qualche volta per il 1° dell’anno, non avendo altre notizie più importanti, la mettevano nelle televisioni e la cosa serviva a richiamare anche concretamente il cammino della pace.”
A Bologna in questi giorni si è ricordato Lercaro e Dossetti. Lei in quegli anni era vescovo ausiliare di Lercaro: quali ragionamenti facevate ai tempi del Concilio sulla pace?
Nel Concilio c’era un movimento che, partendo dal Vangelo, voleva che si dichiarasse che un cristiano non può far la guerra.
Per questo don Dossetti non condivideva tanto che nella Gaudium et Spes si fosse partiti dalla teologia, la guerra giusta, la guerra di difesa; ricordo che alcuni vescovi americani, mentre gli USA stavano facendo la guerra in Vietnam, dicevano che era una guerra di difesa della civiltà cristiana.
Però nel Concilio, nella Gaudium et Spes, si riuscì a condannare la guerra totale, quella che coinvolge le città e le popolazioni civili, dicendo che è contro Dio e contro la stessa umanità. Non se ne sarà forse tenuto molto conto, ma è un passo in avanti .
Paolo VI ha parlato della pace come sviluppo dei popoli, Giovanni Paolo II ha parlato della pace come solidarietà, Papa Benedetto XVI nella Caritas in veritate comincia ad auspicare la nonviolenza attiva, Papa Francesco parla di nonviolenza attiva e creativa per la giornata della pace 2017.
Anche il movimento ecumenico cristiano a Ginevra ha fatto una riunione mondiale sul cammino della nonviolenza, che non vuol dire rassegnarsi ma metter in atto tutte le possibilità diplomatiche, di embarghi e altro, prima di arrivare alla guerra.
Purtroppo la guerra invece rende molto – pensiamo alla vendita delle armi – e quindi si preferisce portare le situazioni fino all’estremo, fino allo scoppio delle guerre, mentre la guerra non risolve niente, lo stiamo vedendo in Africa, nel Medio Oriente.
Occorre arrivare ad una nonviolenza attiva e creativa; credo che sia questo il grande messaggio che ci dà Papa Francesco con questa giornata mondiale della pace.
A Bologna, che nel Medioevo è arrivata ad abolire per prima la schiavitù dei servi della gleba, che ha attuato il diritto delle soluzioni pacifiche, credo sia bello si parli della nonviolenza attiva e creativa.
Guarda il video dell'intervista
(fonte: Pressenza Redazione Bologna 17.07.23)