UDIENZA GENERALE
Aula Paolo VI
Mercoledì, 30 gennaio 2019
Mercoledì, 30 gennaio 2019
Papa Francesco ha fatto il suo ingresso oggi in Aula Paolo VI, dove lo aspettavamo 7mila fedeli, intorno alle 9.30, e subito è stato fermato da un lato e dall’altro delle transenne per lo “scambio dello zucchetto”, che ha ripetuto due volte sorridente e rilassato. Poi dalle transenne gli è stato offerto il mate, che Francesco ha sorseggiato volentieri. Una bimba in braccio al suo papà gli ha consegnato una serie di disegni colorati con i pennarelli, tra i quali campeggiava un “grazie” a caratteri cubitali. Un signore di mezza età ha sottoposto all’attenzione del Papa un suo ritratto su carta lucida in bianco e nero fatto da lui, sul quale ha chiesto di apporre il suo autografo. Poi di nuovo una sosta per sorseggiare un altro mate, offertogli da un ragazzo munito di thermos per servire la bevanda tipica argentina alla giusta temperatura. Tra le bandiere variopinte che campeggiano nella folla, anche quelle del Brasile e dell’Argentina. Moltissime, come di consueto, le mani strette e i bambini accarezzati, baciati e abbracciati.
Oggi mi soffermerò con voi sul Viaggio Apostolico che ho compiuto nei giorni scorsi in Panamá. Vi invito a rendere grazie con me al Signore per questa grazia che Egli ha voluto donare alla Chiesa e al popolo di quel caro Paese. Ringrazio il Signor Presidente del Panamá e le altre Autorità, i Vescovi; e ringrazio tutti i volontari - ce n'erano tanti - per la loro accoglienza calorosa e familiare, la stessa che abbiamo visto nella gente che dappertutto è accorsa a salutare con grande fede ed entusiasmo. Una cosa che mi ha colpito tanto: la gente alzava con le braccia i bambini. Quando passava la Papamobile tutti con i bambini: li alzavano come dicendo: “Ecco il mio orgoglio, ecco il mio futuro!”. E facevano vedere i bambini. Ma erano tanti! E i padri o le madri orgogliosi di quel bambino. Ho pensato: quanta dignità in questo gesto, e quanto è eloquente per l’inverno demografico che stiamo vivendo in Europa! L'orgoglio di quella famiglia sono i bambini. La sicurezza per il fututo sono i bambini. L'inverno demografico, senza bambini, è duro!
Il motivo di questo Viaggio è stata la Giornata Mondiale della Gioventù, tuttavia agli incontri con i giovani se ne sono intrecciati altri con la realtà del Paese: le Autorità, i Vescovi, i giovani detenuti, i consacrati e una casa-famiglia. Tutto è stato come “contagiato” e “amalgamato” dalla presenza gioiosa dei giovani: una festa per loro e una festa per Panamá, e anche per tutta l’America Centrale, segnata da tanti drammi e bisognosa di speranza e di pace, e pure di giustizia.
Questa Giornata Mondiale della Gioventù è stata preceduta dall’incontro dei giovani dei popoli nativi e di quelli afroamericani. Un bel gesto: hanno fatto cinque giorni di incontro, i giovani indigeni e i giovani afro-discendenti. Sono tanti in quella regione. Loro hanno aperto la porta alla Giornata Mondiale. E questa è un’iniziativa importante che ha manifestato ancora meglio il volto multiforme della Chiesa in America Latina: l'America Latina è meticcia. Poi, con l’arrivo dei gruppi da tutto il mondo, si è formata la grande sinfonia di volti e di lingue, tipica di questo evento. Vedere tutte le bandiere sfilare insieme, danzare nelle mani dei giovani gioiosi di incontrarsi è un segno profetico, un segno controcorrente rispetto alla triste tendenza odierna ai nazionalismi conflittuali, che alzano dei muri e si chiudono alla universalità, all'incontro fra i popoli. È un segno che i giovani cristiani sono nel mondo lievito di pace.
Questa GMG ha avuto una forte impronta mariana, perché il suo tema erano le parole della Vergine all’Angelo: «Ecco la serva del Signore; avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1,38). È stato forte sentire queste parole pronunciate dai rappresentanti dei giovani dei cinque continenti, e soprattutto vederle trasparire sui loro volti. Finché ci saranno nuove generazioni capaci di dire “eccomi” a Dio, ci sarà futuro nel mondo.
Tra le tappe della GMG c’è sempre la Via Crucis. Camminare con Maria dietro Gesù che porta la croce è la scuola della vita cristiana: lì si impara l’amore paziente, silenzioso, concreto. Io vi faccio una confidenza: a me piace tanto fare la Via Crucis, perché è andare con Maria dietro Gesù. E sempre porto con me, per farlo in qualsiasi momento, una Via Crucis tascabile, che mi ha regalato una persona molto apostolica a Buenos Aires. E quando ho tempo prendo e seguo la Via Crucis. Fate anche voi la Via Crucis, perché è seguire Gesù con Maria nel cammino della croce, dove Lui ha dato la vita per noi, per la nostra redenzione. Nella Via Crucis si impara l’amore paziente, silenzioso e concreto. A Panamá i giovani hanno portato con Gesù e Maria il peso della condizione di tanti fratelli e sorelle sofferenti nell’America Centrale e nel mondo intero. Tra questi ci sono tanti giovani vittime di diverse forme di schiavitù e povertà. E in questo senso sono stati momenti molto significativi la Liturgia penitenziale che ho celebrato in una Casa di rieducazione per minori e la visita alla Casa-famiglia “Buon Samaritano”, che ospita persone affette da Hiv/Aids.
Culmine della GMG e del viaggio sono state la Veglia e la Messa con i giovani. Nella Veglia – in quel campo pieno di giovani che hanno fatto la Veglia, hanno dormito lì e alle 8 del mattino hanno partecipato alla Messa – nella Veglia si è rinnovato il dialogo vivo con tutti i ragazzi e le ragazze, entusiasti e anche capaci di silenzio e di ascolto. Passavano dall'entusiasmo all'ascolto e alla preghiera in silenzio. A loro ho proposto Maria come colei che, nella sua piccolezza, più di ogni altro ha “influito” sulla storia del mondo: l’abbiamo chiamata la “influencer di Dio”. Nel suo “fiat” si sono rispecchiate le belle e forti testimonianze di alcuni giovani. La mattina di domenica, nella grande celebrazione eucaristica finale, Cristo Risorto, con la forza dello Spirito Santo, ha parlato nuovamente ai giovani del mondo chiamandoli a vivere il Vangelo nell’oggi, perché i giovani non sono il “domani”; no, sono l’“oggi” per il “domani”. Non sono il “frattanto”, ma sono l’oggi, l'adesso, della Chiesa e del mondo. E ho fatto appello alla responsabilità degli adulti, perché non manchino alle nuove generazioni istruzione, lavoro, comunità e famiglia. E questo è la chiave in questo momento nel mondo, perché queste cose mancano. Istruzione, cioè educazione. Lavoro: quanti giovani sono senza. Comunità: si sentano accolti, in famiglia, nella società.
L’incontro con tutti i Vescovi dell’America Centrale è stato per me un momento di speciale consolazione. Insieme ci siamo lasciati ammaestrare dalla testimonianza del santo vescovo Oscar Romero, per imparare sempre meglio a “sentire con la Chiesa” – era il suo motto episcopale –, nella vicinanza ai giovani, ai poveri, ai sacerdoti, al santo popolo fedele di Dio.
E un forte valore simbolico ha avuto la consacrazione dell’altare della restaurata Cattedrale di Santa Maria La Antigua, a Panamá. È stata chiusa per sette anni per il restauro. Un segno di ritrovata bellezza, a gloria di Dio e per la fede e la festa del suo popolo. Il Crisma che consacra l’altare è lo stesso che unge i battezzati, i cresimati, i sacerdoti e i vescovi. Possa la famiglia della Chiesa, in Panamá e nel mondo intero, attingere dallo Spirito Santo sempre nuova fecondità, perché prosegua e si diffonda sulla terra il pellegrinaggio dei giovani discepoli missionari di Gesù Cristo.
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Saluti:
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Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana.
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Un pensiero particolare rivolgo ai giovani, agli anziani, agli ammalati e agli sposi novelli.
Domani celebreremo la memoria di San Giovanni Bosco, padre e maestro dei giovani: un bravo prete questo! Don Bosco seppe far sentire l’abbraccio di Dio a tutti i giovani che incontrò, offrendo loro una speranza, una casa, un futuro. La Sua testimonianza aiuti tutti noi a considerare quanto sia importante educare le nuove generazioni agli autentici valori umani e spirituali.
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