La questione femminile, nella politica e nella chiesa ossia il ruolo che le donne dovrebbero ricoprire nella società e nella istituzione ecclesiastica, è ancora molto dibattuta e ben lungi dall'aver trovato adeguata soluzione. Ecco perchè quando si tocca questo importante e a tratti spinoso argomento compaiono degli inevitabili chiaroscuri. Per rendercene conto possiamo leggere “Donne in fuga - Vite ribelli nel Medioevo” edito da il Mulino (pp. 180, € 11,90) scritto dalla docente fiorentina di Storia Medioevale Maria Serena Mazzi.
L'autrice, compiendo un rigorosissimo studio delle fonti, ci racconta storie famose e ignote di donne del Medioevo che, pagando sulla propria pelle, hanno avuto il coraggio di aver scelto una vita diversa da quella che la società e le famiglie avevano imposto loro senza tener conto di attitudini ed esigenze da loro manifestate.
Questa vita diversa, come recita il titolo, spesso è costata la fuga per sottrarsi alle costrizioni fisiche di padri, fratelli, mariti e padroni che non di rado esercitavano il potere con atroci violenze.
Attenzione, nonostante la credenza diffusa di dipingere il Medioevo come un'epoca triste ed oscura studiando attentamente questo libro ci rendiamo conto di come in realtà il Medioevo non sia stato diverso da tante altre epoche. Purtroppo storie come quelle raccontate da Maria Serena Mazzi sono presenti in ogni periodo storico. Da sempre la predominanza maschile è stata esercitata sulle donne sia che fossero mogli, figlie o appartenenti alla servitù. Anche ai nostri giorni le cronache quotidianamente riportano casi di donne vittime di violenza maschile, frutto appunto di questa predominanza che sfocia talvolta in episodi di cronaca nera.
Anche l'occidente che ama mettersi un paio di gradini sopra le altre culture in quanto a rispetto di diritti umani, non fa eccezione.
Infatti, il pesante giudizio morale dato nei confronti della donna che abbandona il tetto coniugale o che vive fuori da schemi che la società ha prefissato, il fatto che la giustizia umana abbia spesso affidato la vittima di sesso femminile al suo vecchio carnefice sono elementi presenti tutt'ora e spesso sottovalutati inascoltati che si trasformano spesso in grida strazianti e rendono le situazioni familiari dipinte in modo idilliaco da una certa ideologia familista, un vero e proprio inferno.
Ma questo libro, nonostante questa pesante cappa di violenza sempre incombente riesce a rendere luminose le storie di queste donne che sono anche storie di coraggio, portato avanti nonostante il tentativo di negare la loro dignità. Questo coraggio diventa la luce di chi cerca con sofferenza e caparbietà la propria via nonostante le costrizioni sociali relegavano queste protagoniste a un ruolo subalterno e queste sono senz'altro storie di opposizione alla violenza e alle ingiustizie.
Scorrono in queste pagine le vicende dolorose di intellettuali, visionarie, semplici mogli e giovani donne coattivamente rinchiuse in convento. Oltre a schiave e prostitute che fin dalla nascita sono le prime vittime di una società che privilegia la sopraffazione. Tutte queste figure hanno cercato di ribellarsi al ruolo sottomesso. Questa ribellione come è facile capire è stata pagata a caro prezzo e non di rado con la propria vita. Eppure ognuna di loro dalla arcinota Giovanna D'Arco alla più misconosciuta come dice l'autrice “hanno posto una pietra per la costruzione di un cammino comune”. E questo cammino fatto di sofferenze e di sangue nonostante le tenebre che ancora troppo spesso invadono la terra è stata la costruzione di una grande speranza per le donne ma non solo, per tutte le vittime e tutti gli oppressi della storia.
Questa speranza è costruita su tante fughe dalle gabbie che la società subdolamente costruisce ed è la luce che illuminerà la vittoria dell'umanità sulla disumanità, e ognuno di noi sarà allo stesso tempo vincitore e vinto.
Infatti sia nella nostra storia personale che nella grande storia dei popoli i ruoli di vittime e carnefici sono sempre stati interscambiabili. Ma una cosa ci rimane della lettura di questo libro, che da secoli la sensibilità femminile andrebbe integrata con quella maschile per costruire una società e una chiesa più complete.
Vedi la scheda del libro “Donne in fuga - Vite ribelli nel Medioevo” di Maria Serena Mazzi.