VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ FRANCESCO
IN CILE E PERÙ
IN CILE E PERÙ
15-22 GENNAIO 2018
Domenica 21 gennaio 2018
LIMA
12.00 | Angelus nella Plaza de Armas |
12.30 | Pranzo con il Seguito Papale nella Nunziatura Apostolica |
16.15 | Santa Messa nella Base Aerea “Las Palmas” |
18.30 | Arrivo in aeroporto |
Cerimonia di congedo | |
18.45 | Partenza in aereo per Roma/Ciampino |
ANGELUS
Plaza de Armas (Lima)
«Il cuore non si può “photoshoppare”, perché è lì che si gioca l’amore vero, è lì che si gioca la felicità». Dopo aver invitato i vescovi peruviani a imparare il linguaggio digitale Papa Francesco torna ad usare linguaggi mai utilizzati prima dai predecessori.
L’occasione è l’Angelus nella Plaza de Armas in Lima. A salutarlo e accoglierlo sono migliaia di giovani.
Parole ai giovani prima dell’Angelus
Cari giovani, sono contento di poter stare con voi. Questi incontri per me sono molto importanti e ancora di più in questo anno nel quale ci prepariamo per il Sinodo sui giovani. I vostri volti, le vostre aspirazioni, la vostra vita sono importanti per la Chiesa e dobbiamo dare ad essi l’importanza che meritano e avere il coraggio che hanno avuto tanti giovani di questa terra che non hanno avuto paura di amare e spendere la propria vita per Gesù.
Cari amici, quanti esempi avete voi! Penso a San Martín de Porres. Niente impedì a quel giovane di realizzare i suoi sogni, niente gli impedì di spendere la sua vita per gli altri, niente gli impedì di amare e lo fece perché aveva sperimentato che il Signore lo aveva amato per primo. Così com’era: mulatto e alle prese con molte privazioni. A uno sguardo umano, agli occhi dei suoi amici, sembrava destinato a “perdere”, ma lui seppe fare la cosa che sarebbe diventata il segreto della sua vita: avere fiducia. Avere fiducia nel Signore che lo amava. E sapete perché? Perché il Signore per primo aveva avuto fiducia in lui; come ha fiducia in ognuno di voi, e non si stancherà mai di avere fiducia. Ad ognuno di noi il Signore affida qualcosa, e la risposta è avere fiducia in Lui. Ognuno di voi pensi adesso, nel proprio cuore: che cosa mi ha affidato il Signore? Che cosa mi ha affidato il Signore? Ognuno pensi… Che cosa ho nel mio cuore che mi ha affidato il Signore?
Potrete dirmi: ma ci sono delle volte in cui diventa molto difficile. Vi capisco. In quei momenti possono venire pensieri negativi, sentire che ci sono tante situazioni che ci vengono addosso e sembra che noi rimaniamo “fuori dai mondiali”; sembra che ci stanno vincendo. Ma non è così, anche nei momenti in cui ormai ci arriva l’eliminazione, continuare ad avere fiducia.
Ci sono momenti in cui potete pensare che rimarrete senza poter realizzare i desideri della vostra vita, i vostri sogni. Tutti attraversiamo situazioni così. In quei momenti, quando sembra che si spenga la fede, non dimenticatevi che Gesù è accanto a voi. Non datevi per vinti, non perdete la speranza! Non dimenticatevi dei santi che dal cielo ci accompagnano; rivolgetevi a loro, pregate e non stancatevi di chiedere la loro intercessione. Sono i santi di ieri ma anche di oggi: questa terra ne ha molti, perché è una terra “colmata di santità”. Il Perù è una terra “colmata di santità”. Cercate l’aiuto e il consiglio di persone che voi sapete sono buone per consigliarvi, perché i loro volti esprimono gioia e pace. Fatevi accompagnare da loro e così andate avanti nel cammino della vita.
Ma c’è un’altra cosa: Gesù vuole vedervi in movimento; vuole vederti portare avanti i tuoi ideali, e che ti decidi a seguire le sue istruzioni. Lui vi condurrà sulla via delle beatitudini, una via per niente facile ma appassionante, è una via che non si può percorrere da soli, bisogna percorrerla in gruppo, dove ciascuno può collaborare dando il meglio di sé. Gesù conta su di te come fece tanto tempo fa con Santa Rosa da Lima, San Toribio, San Giovanni Macías, San Francesco Solano e tanti altri. E oggi domanda a te se, come a loro: sei disposto, sei disposta a seguirlo? [rispondono: sì!] Oggi, domani, sei disposto, sei disposta a seguirlo? [rispondono: sì!] E tra una settimana? [rispondono: sì!] Non esserne così sicuro, non esserne così sicura. Guardate, se volete essere disposti a seguirlo, chiedeteGli di prepararvi il cuore per essere disposti a seguirlo. E’ chiaro? [rispondono: sì!]
Cari amici, il Signore vi guarda con speranza, non si scoraggia mai riguardo a noi. Forse a noi succede che ci scoraggiamo di un amico, di un’amica, perché ci sembrava bravo e poi invece abbiamo visto che non era così bravo, ci scoraggiamo e lo lasciamo da parte. Gesù non si scoraggia mai, mai. “Padre, ma se Lei sapesse le cose che io faccio…, dico una cosa e ne faccio un’altra, la mia vita non è del tutto pulita…”. Ma nonostante tutto, Gesù non si scoraggia nei vostri confronti. E adesso facciamo un po’ di silenzio. Ognuno guardi nel proprio cuore, com’è la sua vita. La guardi nel cuore. E troverai che in certi momenti ci sono cose buone, in altri ci sono cose che non sono tanto buone, e nonostante tutto Gesù non si scoraggia nei vostri confronti. E nel tuo cuore digli: “Grazie, Gesù, grazie perché sei venuto per accompagnarmi anche quando ero in una brutta situazione. Grazie, Gesù”. Lo diciamo tutti insieme: Grazie, Gesù. [ripetono: “Grazie, Gesù”].
E’ molto bello vedere le foto ritoccate digitalmente, ma questo serve solo per le foto, non possiamo fare il “fotoshop” agli altri, alla realtà, a noi stessi. I filtri colorati e l’alta definizione vanno bene solo nei video, ma non possiamo mai applicarli agli amici. Ci sono foto che sono molto belle, ma sono tutte truccate, e lasciate che vi dica che il cuore non si può “fotoshoppare”, perché è lì che si gioca l’amore vero, è lì che si gioca la felicità, è lì che mostri quello che sei: com’è il tuo cuore?
Gesù non vuole che ti “trucchino” il cuore, Lui ti ama così come sei e ha un sogno da realizzare con ognuno di voi. Non dimenticatelo, Lui non si scoraggia riguardo a noi. E se voi vi scoraggiate vi invito a prendere la Bibbia, e leggendo ricordare gli amici che Gesù ha scelto, che Dio ha scelto. Mosè era balbuziente; Abramo, un vecchio; Geremia era molto giovane; Zaccheo, uno piccoletto; i discepoli, quando Gesù diceva loro di pregare si addormentavano; la Maddalena, una pubblica peccatrice; Paolo, un persecutore di cristiani; e Pietro, lo rinnegò…, poi è stato fatto Papa, ma lo rinnegò… E così potremmo continuare questo elenco. Gesù ti vuole bene così come sei, come ha voluto bene a questi suoi amici così com’erano, con i loro difetti, con la voglia di correggersi, ma così come sei, così ti ama il Signore. Non ti devi truccare, non truccarti il cuore, ma mostrati davanti a Gesù come sei perché Lui ti possa aiutare a progredire nella vita.
Quando Gesù ci guarda, non pensa a quanto siamo perfetti, ma a tutto l’amore che abbiamo nel cuore da offrire e per seguire Lui. Per Lui, quella è la cosa importante, la cosa più grande: quanto amore ho io nel mio cuore? E questa domanda voglio che la facciamo anche a nostra Madre: “Madre, amata Vergine Maria, guarda l’amore che ho nel cuore. E’ poco? E’ tanto? Non so se è amore”. E siate sicuri che Lei vi accompagnerà in ogni momento della vita, in tutti gli incroci delle vostre strade, specialmente quando dovrete prendere decisioni importanti. Non scoraggiatevi, non scoraggiatevi! Andate avanti, tutti insieme! Perché la vita vale la pena di essere vissuta a fronte alta. E che Dio vi benedica!
APPELLO
Siamo qui, nella piazza maggiore di Lima, un posto piccolo in una città relativamente piccola del mondo. Ma il mondo è molto più grande, ed è pieno di città e di popoli, ed è pieno di problemi, è pieno di guerre. E oggi mi giungono notizie molto preoccupanti dalla Repubblica Democratica del Congo. Pensiamo al Congo. In questo momento, da questa piazza, con tutti questi giovani, chiedo alle autorità, ai responsabili e a tutti in questo amato Paese, che mettano il massimo impegno e il massimo sforzo per evitare ogni forma di violenza e cercare soluzioni a favore del bene comune. Tutti insieme, in silenzio, preghiamo per questa intenzione, per i nostri fratelli nella Repubblica Democratica del Congo.
[Angelus]
E arrivederci a tutti!
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Al termine il Papa ha raggiunto, sempre circondato da una folla festante, la Nunziatura Apostolica per il pranzo con il seguito papale, ma prima di arrivare alla nunziatura un fuori programma.
Il matrimonio della coppia di assistenti di volo non è stato l'unico sacramento amministrato da Papa Francesco in questo Viaggio Apostolico. Una delle ultime attività del Pontefice in Perù è stata battezzare Danielita, una bambina affetta da paralisi cerebrale. A darne notizia è la stampa peruviana che ha raccolto la testimonianza dei volontari dell'Hogar San Pedro, la casa famiglia che si prende cura della piccola, abbandonata dai suoi genitori naturali a soli tre mesi a causa della sua condizione. Il personale dell'Hogar desiderava poter incontrare il Papa fin dal suo arrivo a Lima, cercando di poterlo salutare all'esterno della Nunziatura.
I volontari si sono pazientemente appostati dietro le transenne con Danielita e un altro ospite della casa famiglia e, finalmente, quando Francesco stava rientrando nell'edificio dopo l'Angelus tenuto in Plaza de Armas, sono stati notati da una guardai del corpo che ha fatto avvicinare la piccola delegazione al Pontefice. «Quando ci ha visto il Papa si è subito avvicinato - racconta Margarita Navarro, volontaria dell'Hogar San Pedro - e ci ha chiesto cosa avesse Danielita e dove fossero i suoi genitori. Gli ho detto che era orfana e che non era battezzata; a questo punto il papa ha chiesto che venisse portata dell'acqua santa e l'ha battezzata lì davanti a noi».
La piccola Danielita, che ha 15 anni ma che a causa della sua condizione ha necessità di cure e assistenze costanti, è solo una dei 29 pazienti, 8 minori e 21 adulti, che sono ospitati e amati nell'Hogar San Pedro, gestito dalla Congregazione delle Missionarie dei Santi Apostoli.
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SANTA MESSA
Base Aerea “Las Palmas” (Lima)
C’è un antidoto contro la «globalizzazione dell’indifferenza» che viviamo nelle nostre città sempre più piene di «avanzi umani», di uomini, donne e anche molti bambini scartati. È Gesù che «suscitando la tenerezza e l’amore misericordioso, suscitando la compassione» apre gli occhi a chi lo incontra come li ha aperti ai primi discepoli insegnando loro «a guardare la realtà in maniera divina». Questo il messaggio che Francesco lascia ai fedeli presenti alla messa nella base aerea Las Palmas di Lima. È l’ultimo atto della sua visita prima di imbarcarsi sul volo che lo riporterà a Roma.
Il Papa celebra sotto una struttura a forma di grande tenda; con lui concelebrano 60 vescovi del Perù. L’accesso all’aerea è stato consentito dalla mezzanotte, la gente attende il Papa dalla notte, nonostante il clima piuttosto afoso con 23 gradi di temperatura. Secondo le autorità sono presenti un milione e 300mila persone.
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OMELIA DEL SANTO PADRE
«Alzati, va’ a Ninive, la grande città, e annuncia loro quanto ti dico» (Gn 3,2). Con queste parole il Signore si rivolgeva a Giona mettendolo in movimento verso quella grande città che era sul punto di essere distrutta a causa dei suoi molti mali. Vediamo anche Gesù, nel Vangelo, in cammino verso la Galilea per predicare la sua buona notizia (cfr Mc 1,14). Entrambe le letture ci rivelano Dio in movimento davanti alle città di ieri e di oggi. Il Signore si mette in cammino: va a Ninive, in Galilea,… a Lima, a Trujillo, a Puerto Maldonado… il Signore viene qui. Si mette in movimento per entrare nella nostra storia personale, concreta. Lo abbiamo celebrato da poco: è l’Emmanuele, il Dio che vuole stare sempre con noi. Sì, qui a Lima, o dovunque stai vivendo, nella vita quotidiana del lavoro sempre uguale, nell’educazione dei figli, piena di speranza, tra le tue aspirazioni e i tuoi impegni; nell’intimità della casa e nel rumore assordante delle nostre strade. E’ lì, in mezzo alle strade polverose della storia, dove il Signore ti viene incontro.
Certe volte può succederci lo stesso che a Giona. Le nostre città, con le situazioni di dolore e di ingiustizia che ogni giorno si ripetono, possono suscitare in noi la tentazione di fuggire, di nasconderci, di defilarci. E i motivi, a Giona e ai noi, non mancano. Guardando la città potremmo cominciare a constatare che ci sono «ci sono cittadini che ottengono i mezzi adeguati per lo sviluppo della vita personale e familiare, e questo ci rallegra; però sono moltissimi i “non cittadini”, i “cittadini a metà” o gli “avanzi urbani”» che stanno ai bordi delle nostre strade, che vanno a vivere ai margini delle nostre città senza condizioni necessarie per condurre una vita dignitosa, e fa male constatare che molte volte tra questi “avanzi umani” si trovano i volti di tanti bambini e adolescenti. Si trova il volto del futuro.
E vedendo queste cose nelle nostre città, nei nostri quartieri – che potrebbero essere luoghi di incontro e di solidarietà, di gioia – finisce per provocare quella che potremmo chiamare la sindrome di Giona: uno spazio di fuga e di sfiducia (cfr Gn 1,3). Uno spazio per l’indifferenza, che ci trasforma in anonimi e sordi davanti agli altri, ci fa diventare esseri impersonali dal cuore asettico, e con questo atteggiamento facciamo male all’anima del popolo, di questo nobile popolo. Come ci faceva notare Benedetto XVI, «la misura dell’umanità si determina essenzialmente nel suo rapporto con la sofferenza e col sofferente. Una società che non riesce ad accettare i sofferenti e non è capace di contribuire mediante la com-passione a far sì che la sofferenza venga condivisa e portata anche interiormente è una società crudele e disumana».
Quando arrestarono Giovanni [il Battista], Gesù si recò in Galilea a predicare il Vangelo di Dio. A differenza di Giona, Gesù, di fronte a un avvenimento doloroso e ingiusto come fu l’arresto di Giovanni, entra nella città, entra in Galilea e comincia da quella piccola popolazione a seminare quello che sarebbe stato l’inizio della più grande speranza: il Regno di Dio è vicino, Dio è in mezzo a noi. E il Vangelo stesso ci mostra la gioia e l’effetto a catena che questo produce: cominciò con Simone e Andrea, poi Giacomo e Giovanni (cfr Mc 1,14-20) e, a partire da allora, passando per Santa Rosa da Lima, San Toribio, San Martino de Porres, San Giovanni Macías, San Francesco Solano, è giunto fino a noi annunciato dalla nube di testimoni che hanno creduto in Lui. E’ arrivato fino a Lima, fino a noi per impegnarsi nuovamente come un rinnovato antidoto contro la globalizzazione dell’indifferenza. Perché davanti a questo Amore non si può rimanere indifferenti.
Gesù ha chiamato i suoi discepoli a vivere nell’oggi ciò che ha sapore di eternità: l’amore per Dio e per il prossimo; e lo fa nell’unica maniera in cui può farlo, alla maniera divina: suscitando la tenerezza e l’amore misericordioso, suscitando la compassione e aprendo i loro occhi perché imparino a guardare la realtà in maniera divina. Li invita a creare nuovi legami, nuove alleanze portatrici di eternità.
Gesù percorre la città; lo fa con i suoi discepoli e comincia a vedere, ad ascoltare, a fare attenzione a coloro che avevano ceduto sotto il manto dell’indifferenza, lapidati dal grave peccato della corruzione. Comincia a svelare tante situazioni che soffocavano la speranza del suo popolo suscitando una nuova speranza. Chiama i suoi discepoli e li invita ad andare con Lui, li invita a percorrere la città, ma cambia loro il ritmo, insegna a guardare ciò a cui fino ad ora passavano sopra, indica nuove urgenze. Convertitevi, dice loro, il Regno dei Cieli è incontrare in Gesù Dio che mescola la sua vita con la vita del suo popolo, si coinvolge e coinvolge altri perché non abbiano paura di fare di questa storia una storia di salvezza (cfr Mc 1,15.21ss.).
Gesù continua a camminare per le nostre strade, come ieri continua a bussare alle porte, a bussare ai cuori per riaccendere la speranza e gli aneliti: che il degrado sia superato dalla fraternità, l’ingiustizia vinta dalla solidarietà e la violenza spenta con le armi della pace. Gesù continua a chiamare e vuole ungerci col suo Spirito perché anche noi andiamo a ungere con quella unzione capace di guarire la speranza ferita e rinnovare il nostro sguardo.
Gesù continua a camminare e risveglia la speranza che ci libera da rapporti vuoti e da analisi impersonali e ci chiama a coinvolgerci come fermenti lì dove siamo, dove ci è dato di vivere, in quell’angolino di tutti i giorni. Il Regno dei Cieli è in mezzo a voi – ci dice –, è lì dove sappiamo usare un po’ di tenerezza e di compassione, dove non abbiamo paura di creare spazi perché i ciechi vedano, i paralitici camminino, i lebbrosi siano purificati e i sordi odano (cfr Lc 7,22), e così tutti quelli che davamo per perduti godano della Risurrezione. Dio non si stanca e non si stancherà di camminare per raggiungere i suoi figli. Ciascuno dei suoi figli. Come accenderemo la speranza se mancano profeti? Come affronteremo il futuro se ci manca l’unità? Come arriverà Gesù in tanti posti, se mancano audaci e validi testimoni?
Oggi il Signore ti chiama a percorrere con Lui la città, ti invita a camminare con Lui la tua città. Ti chiama ad essere suo discepolo missionario, e così a diventare partecipe di quel grande sussurro che vuole continuare a risuonare in ogni angolo della nostra vita: Rallegrati, il Signore è con te!
SALUTO FINALE
Ringrazio il Cardinale Juan Luis Cipriani, Arcivescovo di Lima, per le sue parole, e i fratelli Vescovi di Puerto Maldonado e Trujillo, le cui giurisdizioni ecclesiastiche ho potuto visitare durante questi giorni; ringrazio anche il presidente della Conferenza episcopale e i miei fratelli vescovi per la loro presenza e tutti voi che avete fatto sì che questa visita lasci un’impronta indelebile nel mio cuore.
Ringrazio tutti coloro che hanno reso possibile questo viaggio, e sono stati molti, e molti anonimi. In primo luogo il Signor Presidente Pedro Pablo Kuczynski, le autorità civili, le migliaia di volontari che col loro lavoro silenzioso e sacrificato come “formichine” hanno contribuito perché tutto potesse realizzarsi. Grazie, volontari anonimi! Ringrazio la commissione organizzatrice e tutti coloro che con la loro dedizione e il loro impegno hanno reso possibile questo incontro. In modo speciale voglio ringraziare il gruppo degli architetti che hanno progettato i tre altari nelle tre città: che Dio vi conservi il buon gusto! Mi ha fatto bene incontrarmi con voi.
Ho iniziato il mio pellegrinaggio tra voi dicendo che il Perù è una terra di speranza. Terra di speranza per la biodiversità che vi si trova insieme con la bellezza di luoghi capaci di aiutarci a scoprire la presenza di Dio.
Terra di speranza per la ricchezza delle sue tradizioni e dei suoi costumi che hanno segnato l’anima di questo popolo.
Terra di speranza per i giovani, che non sono il futuro ma il presente del Perù. A loro chiedo di scoprire nella sapienza dei loro nonni, degli anziani, il DNA che ha guidato i vostri grandi santi. Bambini e bambine, per favore, non sradicatevi. Nonni e anziani, non smettete di trasmettere alle giovani generazioni le radici del vostro popolo e la sapienza della via per arrivare al cielo. Tutti vi invito a non aver paura di essere i santi del XXI secolo.
Fratelli peruviani, avete tanti motivi per sperare, l’ho visto, l’ho toccato con mano in questi giorni. Per favore, custodite la speranza, che non ve la rubino. E non c’è miglior modo di custodire la speranza che rimanere uniti, perché tutti questi motivi che la sostengono crescano ogni giorno di più.
La speranza in Dio non delude (cfr Rm 5,5).
Vi porto nel cuore.
Dio vi benedica. E per favore non dimenticatevi di pregare per me. Grazie.
[Benedizione]
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Viaggio Apostolico in Perù: Cerimonia di congedo
Aeroporto Internazionale Jorge Chávez di Lima
Alle 18.30 locali (00.30 ora di Roma) il Santo Padre Francesco è arrivato all’Aeroporto Internazionale di Lima dove ha avuto luogo il congedo ufficiale dal Perù. Al Suo arrivo il Papa è stato accolto dal Presidente della Repubblica e dalla Consorte presso il Lounge Presidenziale ove ha avuto luogo un breve incontro. Dopo gli onori militari e il saluto delle rispettive Delegazioni, il Santo Padre è salito a bordo di un B767 della LATAM per far ritorno in Italia. L’aereo è decollato alle 19.10 locali (01.10 ora di Roma).
Subito dopo la partenza in aereo da Lima, il Santo Padre Francesco ha fatto pervenire al Presidente della Repubblica del Perú, Sig. Pedro Pablo Kuczynski, un messaggio telegrafico.
Nel corso del viaggio aereo da Lima a Roma, sorvolando la Colombia, il Venezuela, il Portogallo, la Spagna, la Francia e, rientrando infine in Italia, il Santo Padre Francesco ha fatto pervenire ai rispettivi Capi di Stato messaggi telegrafici.
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Vedi anche i post precedenti:
- VIAGGIO APOSTOLICO DI PAPA FRANCESCO IN CILE E PERÙ 15-22 GENNAIO 2018 / 1 - Partenza e incontro con i giornalisti
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- VIAGGIO APOSTOLICO DI PAPA FRANCESCO IN CILE E PERÙ 15-22 GENNAIO 2018 / 3 - S. Messa: Non sono state idee o concetti a muovere Gesù... sono stati i volti, le persone; è la vita che grida alla Vita che il Padre ci vuole trasmettere.
- VIAGGIO APOSTOLICO DI PAPA FRANCESCO IN CILE E PERÙ 15-22 GENNAIO 2018 / 4 - Incontro con le detenute - "Essere private della libertà non è sinonimo di perdita di sogni e di speranze... Essere privato della libertà non è la stessa cosa che essere privo di dignità... La dignità non si tocca, a nessuno... la dignità si contagia. La dignità genera dignità."
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- VIAGGIO APOSTOLICO DI PAPA FRANCESCO IN CILE E PERÙ 15-22 GENNAIO 2018 / 6 - Santa Messa nell’Aeroporto di Maquehue "La violenza finisce per rendere falsa la causa più giusta. Per questo diciamo 'no alla violenza che distrugge'. Cerchiamo, invece, e non stanchiamoci di cercare il dialogo per l’unità. Per questo diciamo con forza: Signore, rendici artigiani della tua unità." - Incontro con i giovani
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