«Veritatis gaudium»
per le università e le facoltà ecclesiastiche
è il nuovo tassello per la coraggiosa rivoluzione culturale di Papa Francesco
Alle ore 11.00 di lunedì mattina (29/01/2018), nella Sala Stampa della Santa Sede, ha avuto luogo la Conferenza Stampa di presentazione della Costituzione Apostolica «Veritatis gaudium» di Papa Francesco, circa la nuova normativa sugli Istituti di studi ecclesiastici.
Sono intervenuti l’Em.mo Card. Giuseppe Versaldi, Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica (degli Istituti di Studi); S.E. Mons. Angelo Vincenzo Zani, Segretario della medesima Congregazione; il Prof. Mons. Piero Coda, Preside dell'Istituto Universitario Sophia, Membro della Commissione Teologica Internazionale.
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Il cardinale Versaldi spiega la costituzione apostolica
«Veritatis gaudium»
È l’Evangelii gaudium, con il «sogno» di Papa Francesco di una «scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa», a far da sfondo alla nuova costituzione apostolica Veritatis gaudium sulle università e le facoltà ecclesiastiche, presentata alla stampa il 29 gennaio. È quanto premette il cardinale Giuseppe Versaldi, prefetto della Congregazione per l’educazione cattolica, illustrando in questa intervista i contenuti principali del documento.
Il richiamo al testo programmatico del pontificato sul Vangelo della gioia appare evidente sin dalla scelta del titolo di questa nuova costituzione.
Per intenderne pienamente il significato, al di là delle pur importanti norme tecniche, è necessario tener presente soprattutto il numero 27 dell’Evangelii gaudium, in cui il Papa afferma che la riforma delle strutture esige la conversione pastorale, per far sì che esse siano più missionarie. E in tal senso la Veritatis gaudium è l’applicazione di questa esortazione a una conversione missionaria nel campo delle facoltà e delle università ecclesiastiche. Infatti nel proemio della nuova costituzione apostolica, al numero 3, il Pontefice dice che è giunto il momento in cui questo ricco patrimonio di approfondimenti e di indirizzi imprima agli studi ecclesiastici quel rinnovamento sapiente e coraggioso che è richiesto dalla trasformazione missionaria di una Chiesa in uscita. Per questo il documento ha un’importanza storica, perché è il magistero di Papa Francesco, di una Chiesa missionaria, che offre i criteri alle università e alle facoltà ecclesiastiche.
Quali sono questi criteri di fondo?
Gli studi ecclesiastici costituiscono una sorta di provvidenziale laboratorio culturale in cui la Chiesa esercita la sua missione. Questo perché in un cambiamento d’epoca come quello attuale ci vuole una coraggiosa rivoluzione culturale, secondo l’auspicio del Papa nella Laudato si’. E in tale impegno la rete mondiale delle università e delle facoltà ecclesiastiche è chiamata a portare il decisivo contributo del lievito, del sale e della luce del Vangelo di Gesù Cristo e della tradizione viva della Chiesa, sempre aperta a nuovi scenari e a nuove proposte. Quindi rimane il deposito della fede, ma rinnovato. E Francesco al numero 4 del proemio indica quattro criteri di fondo per un rinnovamento e un rilancio del contributo degli studi ecclesiastici a una Chiesa in uscita missionaria.
Può illustrarceli per sommi capi?
Il primo è quello della contemplazione e della introduzione spirituale, intellettuale ed esistenziale nel cuore del kerygma, cioè della sempre nuova e affascinante lieta notizia del Vangelo di Gesù. In sintesi, anche le università e le facoltà non devono dare per scontato che il fondamento sia il Vangelo, ma ritornare alla fonte, al cuore. Il secondo è quello del dialogo non come mero atteggiamento tattico, ma come esigenza intrinseca per fare esperienza comunitaria della gioia della Verità. Che in pratica rilancia la cultura dell’incontro: le università non possono non dialogare, perché, come ha sottolineato Benedetto XVI, la verità è logos che crea dia-logos e quindi comunicazione e comunione. Per questo bisogna rivedere in quest’ottica e in questo spirito l’architettonica e la dinamica metodica dei curricula di studi proposti. Quindi, Papa Francesco auspica una revisione dei contenuti. Il terzo criterio è molto importante a livello scientifico perché rimanda all’inter-disciplinarietà e alla trans-disciplinarietà esercitate con sapienza e creatività. In sostanza il Pontefice dice che è giusto diversificare i saperi, però occorre poi riportare tutto all’unità, e cita in proposito due autori rivoluzionari nella storia della Chiesa: John Henry Newman e Antonio Rosmini. Entrambi mettevano in guardia dal rischio della dispersione e, di contro, ribadivano la necessità dell’unità, per superare la nefasta separazione tra teoria e pratica. Infine, il quarto criterio è “fare rete” tra le diverse istituzioni: sia intraecclesiali, quindi tra le stesse della Chiesa, ma anche in sinergia con le realtà accademiche dei diversi paesi e con quelle che si ispirano a tradizioni culturali e religiose diverse, ovvero l’apertura ad extra in una società multiculturale e multireligiosa. In tal senso si sottolinea l’impulso che va dato alla ricerca di nuove piste come risposta ai problemi dell’umanità: bisogna aprirsi al mondo non solo a livello intellettuale, ma questa ricchezza delle diversità dei saperi, delle culture e delle religioni deve diventare proposta di progetti comuni. E qui il Papa cita di nuovo la Laudato si’ per riaffermare la necessità che le università non si chiudano a livello accademico ma si aprano alla società, con un aspetto operativo, non limitandosi a elaborare solo teorie ma anche concreti progetti comuni.
Quali sono le conseguenze pratiche di tali premesse?
Quelle che si trovano al numero 5 dello stesso proemio, ovvero l’imprimere un nuovo impulso alla ricerca scientifica. Del resto, gli studi ecclesiastici non possono limitarsi a trasferire conoscenze, competenze, esperienze, agli uomini e alle donne del nostro tempo, ma devono acquisire l’urgente compito di elaborare strumenti intellettuali in grado di proporsi come paradigmi d’azione e di pensiero, utili all’annuncio in un mondo contrassegnato dal pluralismo etico-religioso. Da qui l’affidamento da parte del Papa alla ricerca condotta nelle università, nelle facoltà e negli istituti ecclesiastici del compito di sviluppare quella apologetica originale indicata nell’Evangelii gaudium, affinché esse aiutino a creare le disposizioni perché il Vangelo sia ascoltato da tutti. Insomma, si tratta di uscire dal mondo del solo pensiero per non rischiare l’isolamento.
Ora che compiti spettano alla Congregazione?
Ci adopereremo per promuovere lo spirito del rinnovamento missionario voluto dal Papa per le nostre istituzioni accademiche, chiamate in prima persona e dare risposte adeguate alle sfide del mondo contemporaneo.