Non c'è posto per loro
di Alex Zanotelli
Questo Natale ha visto milioni di migranti in fuga da fame e da guerre che bussano alla porta dell'Europa, ma non c'è posto per loro, restano fuori. Proprio come in quel primo Natale, quando per quei due poveri migranti, «non c'era posto nella locanda»: Gesù nasce fuori. Così oggi i migranti, la «carne di Cristo» come ama chiamarli Papa Francesco, restano fuori. Per tenerli fuori, l'Europa «cristiana» ha fatto prima un patto con Erdogan perché bloccasse in Turchia milioni di rifugiati siriani, regalando a quel despota sei miliardi di euro. Poi, sempre per tenerli fuori, la Ue ha convinto l'Italia a bloccare la rotta dei migranti africani in fuga da guerre e fame. Per cui il governo italiano ha siglato un accordo con uno dei leader libici, El Serraj per bloccare i migranti in Libia e così restano fuori. Risultato: un milione di migranti nell'inferno libico, rinchiusi in lager, violentati torturati e stuprati. In quei lager vengono persino allestite aste di profughi-schiavi.
«E disumana la politica dell'Unione Europea di assistere le autorità libiche nell'intercettare i migranti nel Mediterraneo e riconsegnarli nelle terrificanti prigioni - così l'Alto Commissario Onu per i diritti umani, Zeid Raad Al Hussein - la sofferenza dei migranti detenuti in Libia è un oltraggio alla coscienza dell'umanità». Ancora più dura Amnesty International: «I governi europei, in particolare l'Italia,sono complici delle torture e degli abusi sui migranti detenuti dalle autorità libiche». Infine il Tribunale permanente dei popoli,riunitosi a Palermo pochi giorni fa, ha emesso una storica sentenza : Italia e Ue sono corresponsabili degli abusi sui migranti. E altrettanto disumana la politica della Ue, quando chiede all'Onu di evacuare i migranti bloccati nell'inferno libico. A parte i pochi rifugiati (somali e eritrei) che verranno riconosciuti dall'Onu, dove andranno tutti gli altri? Saranno rispediti nel disastro dei loro paesi, da dove sono fuggiti?
E disumana la politica dell'Europa verso l'Africa quando proclama: «Aiutiamoli a casa loro». Nel vertice di Abidjan (Costa d'Avorio), i leaderUe hanno promesso ai leader dell'Unione Africana (Ua) un Piano Marshall per l'Africa. Quanto sia ipocrita questa politica la si evince dal viaggio in Africa di Macron e di Gentiloni proprio alla vigilia del summit di Abidjan. Gentiloni ha visitato quattro paesi: Tunisia, Angola, Ghana e Costa d'Avorio, tutte nazioni dove l'Eni ha enormi interessi di petrolio e di gas. È una politica la nostra che non aiuta le comunità africane a rimettersi in piedi ma aiuta noi a continuare a saccheggiare il continente africano. Il vero slogan della nostra politica estera è: «Aiutiamoci a casa loro!» La maledizione dell'Africa è la sua ricchezza!
È disumana la politica Ue di estemalizzare le frontiere per bloccare le rotte africane. La nuova frontiera per bloccare i migranti ora diventa quella saheliana: Niger, Ciad e Mali. È disumana questa politica perché finanziata utilizzando i soldi del Fondo per l'Africa e della Cooperazione italiana che dovrebbero invece essere usati per migliorare le condizioni di vita delle popolazioni. Ben 50 milioni di euro di quei fondi finiranno nelle casse del Niger per la militarizzazione dei suoi confini. Come se questo non bastasse, l'Italia, d'accordo con Francia e Germania, schiererà in Niger una missione militare che nel 2018 conterà 470 soldati «per la sorveglianza e il controllo del territorio del Niger». L'Italia ha già una presenza militare in Mali. Ne avremmo presto una anche in Ciad?
E questa la politica disumana che la Ue e il nostro governo stanno perseguendo in questo continente crocifisso.
Papa Francesco con grande coraggio ha bollato tali politiche disumane in tanti suoi interventi coraggiosi. Un coraggio che non trovo nelle chiese europee né in quella italiana. Troppo silenzio anche da parte degli ordini religiosi che operano in Africa. È necessario soprattutto che noi missionari condanniamo questa politica criminale del nostro governo e della Ue.
(Pubblicato su "Il Manifesto" il 03.01.2018)