Se si scivola verso la guerra
di p. Alex Zanotelli
Il 13 maggio abbiamo fatto un sit-in
davanti alla base militare Nato di Lago Patria, comune di Giugliano non
lontano da Napoli. Lo abbiamo fatto per dire che questa base è un
problema serio. Inaugurata nel 2012 in sostituzione di quella di
Bagnoli, esercita una serie di funzioni piuttosto rilevanti.
È la sede dell’Allied Joint Force Command
Naples, uno dei due comandi strategici operativi in Europa (l’altro è in
Olanda a Brunssum) e ha a disposizione una forza di intervento rapido
che conta 40mila uomini. Nella base, poi, si trova Africom (Africa
Command), un dispositivo Usa, creato dal presidente George W. Bush nel
2008, che gestisce operazioni militari in Africa. Il comando operativo è
a Stoccarda, le basi aeree a Vicenza e la flotta militare a Napoli.
Lago Patria, infine, è diventata un fulcro della risposta Nato al
terrorismo internazionale.
La gente di Napoli, tuttavia, sembra
proprio ignorare che razza di apparato si trova in casa. Eppure è da qui
che, nella notte tra il 6 e il 7 aprile scorso, in esecuzione della
volontà di Donald Trump, è partito l’ordine a due cacciatorpedinieri Usa
nel Mediterraneo di lanciare i missili Tomahawk contro la Siria di
Assad, accusata di aver utilizzato armi chimiche.
Sabato 13 maggio era una stupenda giornata
di primavera, di quelle che solo Napoli sa regalare. Ma davanti alla
base, che sorge nell’area della “terra dei fuochi” e dei suoi rifiuti
tossici, ci siamo ritrovati in pochi.
Eravamo un centinaio di persone. Dopo i
saluti, ci siamo seduti sull’erba con in mano le bandiere della pace per
ascoltare una serie di interventi. Molti hanno rilevato il ruolo
fondamentale dell’Italia nella Nato. Altri hanno auspicato che il
presidente del consiglio Paolo Gentiloni non ceda alle pressioni di
Trump che vuole che l’Italia spenda per la difesa il 2% del Prodotto
interno lordo (oggi spendiamo l’1,2%). Il che significa che se oggi
spendiamo per la difesa 64 milioni di euro al giorno, diventeranno 100
milioni al giorno.
Per parte mia, mi sono detto sconcertato
del silenzio e dell’indifferenza con cui l’area metropolitana di Napoli,
4,5 milioni di persone, accetta la presenza di questa base Nato. E ho
ricordato che qui c’è anche la base americana di Capodichino che comanda
la Sesta Flotta Usa: quella che ha contribuito nel marzo 2011
all’attacco alla Libia, che ha portato alla fine del regime di Gheddafi,
senza però risolvere i problemi del paese.
Sempre Napoli ospita anche l’attracco di
sottomarini atomici, nonché di navi a propulsione atomica, ciò che non
avviene in nessun porto civile Usa. Infine la scuola militare
Nunziatella è destinata a diventare una scuola di guerra per l’Europa.
Tutto ciò rimanda davvero a quella «guerra
mondiale a pezzetti», che papa Francesco non smette di denunciare. Per
questo mi crea preoccupazione e sconforto il silenzio della società
civile, che ho cercato di scuotere lo scorso aprile lanciando l’appello “Fermiamo i signori della guerra” e proponendo una marcia della pace Perugia-Assisi straordinaria. Purtroppo il movimento pacifista appare sempre frammentato…
Sembra ormai che la sola voce che si leva
chiara nel mondo degli artigiani di pace, sia quella del papa. Anche se
il suo magistero non è di fatto recepito da gran parte della Chiesa
(Fonte: Nigrizia)