Un urlo struggente, emozionante, pieno di dolore, per sfogare tutte le sofferenze patite. L’Urlo di Lampedusa. “A scream from Lampedusa”. Un urlo d’oro, storico e dedicato.
Così Giorgio Minisini e Manila Flamini sono entrati nella leggenda dello sport italiano, laureandosi Campioni del Mondo: per la prima volta nella storia l’Inno di Mameli risuona in una piscina internazionale di nuoto sincronizzato. Un momento epocale che è entrato di diritto negli annali azzurri. Ma non c’è soltanto il risultato sportivo.
La medaglia della prima volta è figlia dei nostri giorni, è influenzata dal dramma dei migranti. Con grande artisticità e con il cuore hanno saputo creare pathos e convincere la giuria con un tema di fortissima attualità: quello dell’immigrazione, quello del dramma e delle difficoltà di chi cerca fortuna, di chi spera in una vita migliore.
L’esibizione inizia con un vero urlo di Giorgio, poi gli azzurri entrano in acqua. Due minuti e 40 secondi di grazia, tecnica e forza per fotografare una storia d’amore che si conclude in tragedia, una lei che non sopravvive al lungo viaggio della speranza e muore prima dello sbarco.
"Col fatto che muoio, io l'inizio lo faccio tutto ad occhi chiusi - sorride Manila Flamini- e l'unico contatto con l'esterno sono i suoni. Quando ho sentito l'ovazione del pubblico mi sono venuti i brividi". Giorgio la prende in braccio, tenta invano di rianimarla e lancia un urlo di dolore. Si tuffano e iniziano le acrobazie acquatiche che descrivono la disperazione di chi fugge dalla guerra e dalle persecuzioni, dalla fame, con il sogno della libertà. "Ci emozioniamo anche noi a farlo - continua Minisini - e riuscire a trasmettere il nostro messaggio è la cosa più bella che possiamo desiderare".
Il musicista Michele Braga, che ha composto il brano 'A scream from Lampedusa' che fotografa il dramma, l'amore e la speranza di tante famiglie che ogni giorno fuggono dall'odio della guerra, dalla piaga della fame e dalla persecuzione politica e religiosa, e le cui note hanno accompagnato i due atleti italiani nel conquistare la medaglia d'oro ai Mondiali, racconta: "Collaboro con loro da un paio di anni e alcuni mesi fa Patrizia Giallombardo mi aveva chiesto dei brani nuovi per il duo misto e per la squadra che sta gareggiando ai Mondiali di Budapest ed io le dissi che avrei voluto scrivere un brano che raccontasse il dramma dei migranti, era appena affondato l'ennesimo barcone pieno di uomini, donne e bambini, e molti erano morti. Sapevamo che dare un contenuto sociale e politico poteva essere anche sbagliato a livello strategico in una competizione sportiva, ma ci abbiamo provato lo stesso, anche per battere un colpo nella comunità internazionale, per dire: 'il dramma c'è, ve lo facciamo vedere anche durante i mondiali di nuoto, è inutile che vi girate dall'altra parte. Questo era un po' il senso."
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Un urlo struggente, emozionante, pieno di dolore, per sfogare tutte le sofferenze patite. L’Urlo di Lampedusa. “A scream from Lampedusa” (Un urlo da Lampedusa).
Un urlo d’oro, storico e dedicato.
Così Giorgio Minisini e Manila Flamini sono entrati nella leggenda dello sport italiano, laureandosi Campioni del Mondo: per la prima volta nella storia l’Inno di Mameli risuona in una piscina internazionale di nuoto sincronizzato. Un momento epocale che è entrato di diritto negli annali azzurri. Ma non c’è soltanto il risultato sportivo.
La medaglia della prima volta è figlia dei nostri giorni, è influenzata dal dramma dei migranti. Con grande artisticità e con il cuore hanno saputo creare pathos e convincere la giuria con un tema di fortissima attualità: quello dell’immigrazione, quello del dramma e delle difficoltà di chi cerca fortuna, di chi spera in una vita migliore.
L’esibizione inizia con un vero urlo di Giorgio, poi gli azzurri entrano in acqua. Due minuti e 40 secondi di grazia, tecnica e forza per fotografare una storia d’amore che si conclude in tragedia, una lei che non sopravvive al lungo viaggio della speranza e muore prima dello sbarco.
"Col fatto che muoio, io l'inizio lo faccio tutto ad occhi chiusi - sorride Manila Flamini- e l'unico contatto con l'esterno sono i suoni. Quando ho sentito l'ovazione del pubblico mi sono venuti i brividi". Giorgio la prende in braccio, tenta invano di rianimarla e lancia un urlo di dolore. Si tuffano e iniziano le acrobazie acquatiche che descrivono la disperazione di chi fugge dalla guerra e dalle persecuzioni, dalla fame, con il sogno della libertà. "Ci emozioniamo anche noi a farlo - continua Minisini - e riuscire a trasmettere il nostro messaggio è la cosa più bella che possiamo desiderare".
Il musicista Michele Braga, che ha composto il brano 'A scream from Lampedusa' che fotografa il dramma, l'amore e la speranza di tante famiglie che ogni giorno fuggono dall'odio della guerra, dalla piaga della fame e dalla persecuzione politica e religiosa, e le cui note hanno accompagnato i due atleti italiani nel conquistare la medaglia d'oro ai Mondiali, racconta: "Collaboro con loro da un paio di anni e alcuni mesi fa Patrizia Giallombardo mi aveva chiesto dei brani nuovi per il duo misto e per la squadra che sta gareggiando ai Mondiali di Budapest ed io le dissi che avrei voluto scrivere un brano che raccontasse il dramma dei migranti, era appena affondato l'ennesimo barcone pieno di uomini, donne e bambini, e molti erano morti. Sapevamo che dare un contenuto sociale e politico poteva essere anche sbagliato a livello strategico in una competizione sportiva, ma ci abbiamo provato lo stesso, anche per battere un colpo nella comunità internazionale, per dire: 'il dramma c'è, ve lo facciamo vedere anche durante i mondiali di nuoto, è inutile che vi girate dall'altra parte. Questo era un po' il senso."
La medaglia in omaggio a Lampedusa