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giovedì 29 giugno 2017

«I cristiani sono uomini e donne “controcorrente” ... senza fauci, senza artigli, senza armi. Ma la violenza mai. Per sconfiggere il male, non si possono condividere i metodi del male... » Papa Francesco Udienza Generale 28/06/2017 (Foto, testo e video)

 Mercoledì 28 giugno 2017 


L’abbraccio di un pastore. Un incontro intimo, vicino, quello di Papa Francesco, questa mattina, con un gruppo di donne separate e divorziate. Madri di famiglia, ragazze in cerca di una seconda opportunità dopo la crisi e la rottura del loro matrimonio, donne che hanno recuperato una stabilità proprio grazie alla Chiesa che ha offerto loro un posto. Il Papa le ha ricevute questa mattina presto in Vaticano per circa 95 minuti. Provenivano dall’arcidiocesi di Toledo, in Spagna, ed è stato il Pontefice stesso a volerle conoscere. 
La notizia dell’incontro è passata quasi in sordina, né appariva tra gli impegni ufficiali dell’agenda papale. Se n’è venuto a conoscenza solo dopo, grazie alle testimonianze di alcune partecipanti. L’idea dell’appuntamento è nata alcuni mesi fa, ad aprile, quando l’arcivescovo di Toledo Braulio Rodríguez ha inviato una lettera al Papa in cui riportava l’esperienza di questa particolare comunità di fedeli, che si riunisce mensilmente nella parrocchia di San Juan de la Cruz per l’adorazione al Santissimo e per condividere temi comuni in un ambiente fraterno. Francesco è rimasto colpito dalla missiva e ha chiesto di incontrare questo gruppo di donne qui a Roma. Oggi sono riuscite finalmente ad arrivare e, oltre al Papa, hanno incontrato anche il cardinale Kevin Joseph Farrell, prefetto del Dicastero per Laici, Famiglia e Vita. 
«È stata un’esperienza unica in cui abbiamo trovato un padre che ci ha ascoltato con gentilezza e semplicità assoluta», racconta Esperanza Gómez-Menor, una delle donne presenti.
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Alla vigilia della solennità dei santi Pietro e Paolo, papa Francesco ha continuato durante l’Udienza generale di mercoledì 28 giugno 2017, l'ultima prima della pausa estiva, le sue catechesi sulla speranza cristiana, soffermandosi in particolare sulla speranza “come forza dei martiri”.
Sulla jeep del Papa durante il giro sono saliti 4 bambini, durante il percorso, come sempre ha accarezzato e baciato tanti piccoli.











La Speranza cristiana - 28. La Speranza, forza dei martiri

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Oggi riflettiamo sulla speranza cristiana come forza dei martiri. Quando, nel Vangelo, Gesù invia i discepoli in missione, non li illude con miraggi di facile successo; al contrario, li avverte chiaramente che l’annuncio del Regno di Dio comporta sempre una opposizione. E usa anche un’espressione estrema: «Sarete odiati – odiati - da tutti a causa del mio nome» (Mt 10,22). I cristiani amano, ma non sempre sono amati. Fin da subito Gesù ci mette davanti questa realtà: in una misura più o meno forte, la confessione della fede avviene in un clima di ostilità.

I cristiani sono dunque uomini e donne “controcorrente”. E’ normale: poiché il mondo è segnato dal peccato, che si manifesta in varie forme di egoismo e di ingiustizia, chi segue Cristo cammina in direzione contraria. Non per spirito polemico, ma per fedeltà alla logica del Regno di Dio, che è una logica di speranza, e si traduce nello stile di vita basato sulle indicazioni di Gesù.

E la prima indicazione è la povertà. Quando Gesù invia i suoi in missione, sembra che metta più cura nello “spogliarli” che nel “vestirli”! In effetti, un cristiano che non sia umile e povero, distaccato dalle ricchezze e dal potere e soprattutto distaccato da sé, non assomiglia a Gesù. Il cristiano percorre la sua strada in questo mondo con l’essenziale per il cammino, però con il cuore pieno d’amore. La vera sconfitta per lui o per lei è cadere nella tentazione della vendetta e della violenza, rispondendo al male col male. Gesù ci dice: «Io vi mando come pecore in mezzo a lupi» (Mt 10,16). Dunque senza fauci, senza artigli, senza armi. Il cristiano piuttosto dovrà essere prudente, a volte anche scaltro: queste sono virtù accettate dalla logica evangelica. Ma la violenza mai. Per sconfiggere il male, non si possono condividere i metodi del male.

L’unica forza del cristiano è il Vangelo. Nei tempi di difficoltà, si deve credere che Gesù sta davanti a noi, e non cessa di accompagnare i suoi discepoli. La persecuzione non è una contraddizione al Vangelo, ma ne fa parte: se hanno perseguitato il nostro Maestro, come possiamo sperare che ci venga risparmiata la lotta? Però, nel bel mezzo del turbine, il cristiano non deve perdere la speranza, pensando di essere stato abbandonato. Gesù rassicura i suoi dicendo: «Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati» (Mt 10,30). Come dire che nessuna delle sofferenze dell’uomo, nemmeno le più minute e nascoste, sono invisibili agli occhi di Dio. Dio vede, e sicuramente protegge; e donerà il suo riscatto. C’è infatti in mezzo a noi Qualcuno che è più forte del male, più forte delle mafie, delle trame oscure, di chi lucra sulla pelle dei disperati, di chi schiaccia gli altri con prepotenza… Qualcuno che ascolta da sempre la voce del sangue di Abele che grida dalla terra.

I cristiani devono dunque farsi trovare sempre sull’“altro versante” del mondo, quello scelto da Dio: non persecutori, ma perseguitati; non arroganti, ma miti; non venditori di fumo, ma sottomessi alla verità; non impostori, ma onesti.

Questa fedeltà allo stile di Gesù – che è uno stile di speranza – fino alla morte, verrà chiamata dai primi cristiani con un nome bellissimo: “martirio”, che significa “testimonianza”. C’erano tante altre possibilità, offerte dal vocabolario: lo si poteva chiamare eroismo, abnegazione, sacrificio di sé. E invece i cristiani della prima ora lo hanno chiamato con un nome che profuma di discepolato. I martiri non vivono per sé, non combattono per affermare le proprie idee, e accettano di dover morire solo per fedeltà al vangelo. Il martirio non è nemmeno l’ideale supremo della vita cristiana, perché al di sopra di esso vi è la carità, cioè l’amore verso Dio e verso il prossimo. Lo dice benissimo l’apostolo Paolo nell’inno alla carità, intesa come l’amore verso Dio e verso il prossimo. Lo dice benissimo l’Apostolo Paolo nell’inno alla carità: «Se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe» (1Cor 13,3). Ripugna ai cristiani l’idea che gli attentatori suicidi possano essere chiamati “martiri”: non c’è nulla nella loro fine che possa essere avvicinato all’atteggiamento dei figli di Dio.

A volte, leggendo le storie di tanti martiri di ieri e di oggi - che sono più numerosi dei martiri dei primi tempi -, rimaniamo stupiti di fronte alla fortezza con cui hanno affrontato la prova. Questa fortezza è segno della grande speranza che li animava: la speranza certa che niente e nessuno li poteva separare dall’amore di Dio donatoci in Gesù Cristo (cfr Rm 8,38-39).

Che Dio ci doni sempre la forza di essere suoi testimoni. Ci doni di vivere la speranza cristiana soprattutto nel martirio nascosto di fare bene e con amore i nostri doveri di ogni giorno. Grazie.

Guarda il video della catechesi

Saluti:
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Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Medio Oriente! Cari fratelli e sorelle, i martiri sono quegli uomini e quelle donne fedeli alla forza mite dell’amore, alla voce dello Spirito Santo, che nella vita di ogni giorno cercano di aiutare i fratelli e di amare Dio senza riserve; essi ci insegnano che, con la forza dell’amore, con la mitezza, si può lottare contro la prepotenza, la violenza, la guerra e si può realizzare con pazienza la pace. Il Signore vi benedica!
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Rivolgo un cordiale benvenuto ai fedeli di lingua italiana.
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Saluto infine i giovani, gli ammalati e gli sposi novelli. Domani celebreremo la Solennità dei Santi Pietro e Paolo, Patroni di Roma. Cari giovani, dal coraggio dei martiri, sul cui sangue si fonda la Chiesa, imparate a testimoniare il Vangelo e i valori in cui credete; cari ammalati, l’amore degli Apostoli per il Signore sia la vostra speranza nella prova del dolore; cari sposi, insegnate ai vostri figli la passione per la virtù e la dedizione senza riserve per Dio e per i fratelli! 


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