"Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
Traccia di riflessione
sul Vangelo della domenica
di Santino Coppolino
Dopo la voce del Padre al Giordano (cf.Mt 3,17), anche Giovanni Battista dà testimonianza che Gesù è il Figlio di Dio, "l'agnello che toglie il peccato del mondo!". Il riferimento all'agnello allude certamente al Quarto Canto del Servo di YHWH (Is 53,7), tanto più che il termine aramaico che indica l'agnello - taleya - ha anche il significato di "ragazzo/servo", e delinea già quale tipo di Messia sarà Gesù. Il Battista è cosciente innanzitutto di essere "colui che non è "(1,20), che non è lui la Luce (1,8-9) ma che è soltanto "Qol Qorè beMidbar - Voce che tuona nel deserto", eco di quella promessa, di quella Parola di YHWH che ora, in Gesù, si realizza e assume la nostra carne. Il volto del Dio che Gesù manifesta è totalmente nuovo, che nessuno ha mai "veduto e conosciuto" (cf.1Gv 4), che va oltre le nostre attese, un Dio inimmaginabile, scandaloso. Il Dio che abita i 'Cieli dei Cieli' ora cammina sulla nostra terra, Colui che è immortale si fa mortale, il "Tre volte Santo", giudice implacabile dei vivi e dei morti, ora si accompagna con i peccatori e i condannati della terra, "si fa solidale con noi anche là dove noi non siamo solidali con noi stessi."(cit.) E' lo scandalo di un Dio che è tutto e soltanto Amore: è realmente l'Emmanuele, il Dio-con-noi.