ABBIAMO VISTO LA SUA STELLA
di don Tonino Bello
Non facciamo neppure in tempo a svuotare il presepe che già sentiamo l’annuncio della Pasqua.
L’Epifania è il racconto della Pasqua in altra chiave. La Pasqua è la manifestazione della divinità di Gesù Cristo: Lui è il centro della storia. Verso di Lui convergono le carovane di tutti i secoli, di tutti i tempi, di tutti i popoli. Cade il velo del tempio e il Signore si manifesta a tutti i popoli. Le carovane muovono verso di Lui.
E’ il simbolo della nostra vita: carovane di popoli vanno verso di Lui.
Poi il Vangelo ci parla di Magi. Sono scienziati, studiosi, persone che avevano approfondito le scritture orientali ed ebraiche e avevano decifrato che la nascita del Messia sarebbe dovuta coincidere con l’apparizione di una stella misteriosa nel firmamento.
Vista la stella, si sono messi alla ricerca del Messia.
Condotti da che cosa?
Non da una fede religiosa ma da una grande curiosità scientifica. E’ l’attenzione di tutti gli uomini, di tutti i popoli, di tutte le anime umane che sanno di essere profondamente infelici.
I re Magi! Questi stanieri che vengono da Tarsis, dall’Arabia, dall’Oriente, dall’Iraq, dall’Iran, da Samaar! I re di Arabia che si muovono verso il Signore e coltivano la pace e la giustizia.
Signore, affrettati a realizzarlo.
Ma anche noi, nonostante tutto quello che sperimentiamo di buono nella nostra vita – salute, consolazioni, conforto di amici – mettiamoci in cammino come i Magi.
La nostra fede deve avere la sensibilità del nomadismo. Dobbiamo essere nomadi, gli uomini del cammina-cammina, persone che si mettono in viaggio.
La fede non è qualcosa di stabilizzato per sempre. A volte noi ci tuteliamo con gli stabilizzatori e siamo sempre uniformi. C’è uno standard nella nostra vita: né un tantino di più, né un tantino in meno. Quella è la caratura. Non ci sono soprassalti, non ci sono stupor, non ci sono sussulti.
E’ malinconico!
Significa non vivere, significa non sperimentare più la gioia del cammino, l’ansia della ricerca, la tribolazione, la difficoltà, la preoccupazione, la paura e poi il soprassalto di gioia quando sperimenti che la strada che stai percorrendo è quella giusta.
E’ ora che ci si metta in cammino pure noi.
Lasciamo le accademie dei nosti studi, delle nostre ricerche intellettuali.
La nostra fede sa troppo di tavolino, di banco.
La nostra fede non ha molta polvere sulle scarpe, non sa di polvere, non ha profumi di strada, non ha sapori di piazza, non ha odori di condomini.
Ha solo il profumo dell’incenso delle nostre chiese.
Pericoli della strada noi non ne affrontiamo molti: gli unici pericoli della strada che affrontiamo sono quelli delle processioni. E’ difficile che la nostra fede si intrida di problemi di viale Pio XI, di Corso Umberto, di via Regina Margherita, delle piazze e delle strade.
Il Signore ci dia tanta luce perché anche noi possiamo trovare le piste giuste, le carovaniere giuste che ci portano alla sua casa.
La sua Parola, non altra stella, illumini il nostro cammino.
Vostro + don Tonino Bello, Vescovo
[ Antologia degli Scritti, Vol. 2, pg. 202-204 ]