Grazie Christian del tuo «tempo per vivere»
di Giorgio Bernardelli
Sul nostro blog Christian Albini aveva parlato con fede profonda della malattia che ieri lo ha portato via. Lasciandoci un'eredità preziosa
«Sono convinto che si possa fare della malattia un tempo per vivere, l'occasione per una nuova relazione con noi stessi, con gli altri. Anche quando non si guarisce».
Sono passati quattro anni da quando Christian Albini su questo blog ci consegnava questa riflessione molto forte sulla sua malattia. La riflessione di un marito, padre, insegnante, teologo - rigorosamente nell'ordine che aveva scelto lui stesso per la scheda biografica che accompagna tutti i suoi articoli su Vino Nuovo.
Quando ieri mattina dal tweet di Enzo Bianchi ho letto la notizia della sua morte la mente non è potuta andare che a questo testo bellissimo che Christian ci aveva regalato. Eravamo nel febbraio 2013 e lui raccontava della diagnosi del tumore, scoperto nove anni prima. La malattia che a 43 anni lo ha portato via ieri, lasciando un grande vuoto non solo per sua moglie e i suoi figli.
Ricordo bene quando mi propose di pubblicare questo articolo. Voleva che fosse l'inizio di una serie sul tema della malattia, a partire dalla sua storia. Ne aveva già parlato un anno prima in un altro suo post intitolato Il Nulla e la speranza.
«Fondamentalmente, è stato scoprire il mio corpo come non più mio, la mia vita come non più mia. Con tutti i miei progetti, idee, aspettative, mi sono trovato a convivere con la minaccia della morte che veniva da dentro di me e per curarmi a dover aggredire, tagliare, avvelenare, irradiare il mio stesso corpo... (...). Eppure... Eppure in questi anni ho vissuto, ho amato e sono stato amato, sono nati due figli, ho sofferto, ho gioito e ho sbagliato. I luoghi della malattia sono anche i luoghi della speranza nella cura, ma soprattutto sono i luoghi dove ho trovato - dentro la piccolezza di un gesto, un sorriso, una parola - l'umanità di ammalati, medici, infermieri, preti e persino amicizia. E poi c'è sempre quell'uomo, Gesù. Se non fosse uomo, veramente uomo, Dio non sarebbe Dio, sarebbe un falso Dio».
Questo suo affidare proprio al nostro blog pensieri così intimi mi lasciò molto sorpreso: non ci conoscevamo nemmeno di persona, neanche dopo ci è mai capitato di incontrarci dal vivo. Sì, succede anche questo a Vino Nuovo: si possono costruire rapporti semplicemente incontrandosi tra blogger e stimandosi a vicenda. L'esatto contrario della post-verità, di cui in questi giorni tanto si parla: la rete come relazione vera, come strumento fecondo. Con Christian era così: era uno dei lettori più attenti di Vino Nuovo, uno che ci credeva profondamente in questo spazio, un amico che se trovava qui dentro una parola buona non esitava a farla diventare tesoro per tutti. Del resto nella rete ci era arrivato ben prima di tutti noi con il suo blog dal titolo così bello: Sperare per tutti.
Ovviamente alla proposta della serie dissi subito di sì. E nacque quell'articolo che pubblicammo l'11 febbraio 2013. Senza poter sapere che proprio in quel giorno che la Chiesa - per volontà di Giovanni Paolo II - dedica al corpo fragile degli ammalati, papa Benedetto avrebbe annunciato la sue storiche dimissioni.
In realtà la serie andò avanti ben poco: sul tema della malattia Christian scrisse solo un altro articolo il mese dopo. Ricominciò ad affrontare, invece, tanti altri temi su cui già su questo blog aveva spaziato. E io mi guardai bene dal fare domande: l'essenziale l'aveva detto, il resto era un tempo per vivere.
Così arrivarono tanti altri regali per Vino Nuovo. Basta scorrere a questo link l'elenco degli articoli di Christian per rendersene conto. Tanti temi: dall'attualità ecclesiale al dialogo interreligioso, dalle frontiere della carità ai populismi. E poi il modo tutto suo di affrontare anche temi delicati come l'omosessualità, la polemica sul gender, l'aborto, sempre con l'ansia di tenere insieme piuttosto che dividere.
Ma c'è in particolare una cosa per la quale gli sono personalmente molto grato: le voci della Quaresima for Dummies scritte per il nostro laboratorio Chi Cercate? insieme ad Assunta Steccanella nella Quaresima 2015 (e diventate poi anche un libro per l'editrice Effatà). Credo sia stato un bell'esempio di una teologia che ha l'umiltà di partire dall'abc in una Chiesa in uscita non solo a parole.
Tante altre cose su chi è stato Christian Albini fuori dalla nostra esperienza di Vino Nuovo le ha scritte ieri Gianni Di Santo in questo bel profilo pubblicato sul sito di Famgilia Cristiana.
Vorrei però concludere con un altro suo pensiero tratto da un'intervista radiofonica sulla misericordia che Christian aveva rilasciato appena una manciata di giorni fa a Fabio Colagrande per Radio Vaticana (e anche questa rilanciata ieri per ricordarlo).
«La conversione del cristiano nella Chiesa è ancora un qualcosa a cui non siamo abituati. Pensiamo troppo a convertire gli altri e poco noi stessi. La misericordia a cui ci richiama il Papa, invece, è l'imperativo di mettersi in ascolto del Vangelo e convertire, prima di tutto, noi stessi».
Lo risento con il suo tono pacato di voce ripetere queste parole. Eredità preziosa del suo tempo per vivere.
(fonte: Vino Nuovo)
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