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domenica 22 gennaio 2017

Intervista di Papa Francesco alla testata spagnola "El País"


Il quotidiano spagnolo El País ha pubblicato oggi una lunga intervista a Papa Francesco, rilasciata al giornalista Pablo Ordaz il 20 gennaio scorso. 
Tanti gli argomenti affrontati: da questioni personali alla situazione nel mondo e nella Chiesa.

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Ecco alcuni passaggi dell'intervista di Papa Francesco alla testata spagnola "El País":

La strada 
Continuo ad essere un (uomo) di strada. Non appena posso esco, per strada, a salutare la gente, nelle udienze, e poi viaggio ... La mia personalità non è cambiata. Non dico che sia una cosa che mi sono proposto. Mi è venuto in modo spontaneo.. No, qui non si deve cambiare. Cambiare è artificiale. Cambiare a 76 anni era cosmetico. Certo, non sempre posso fare tutto ciò che desidero, ma l'anima di strada c'è, e voi lo vedete. 

La mondanità 
Io, nella gerarchia della Chiesa, o tra gli agenti di pastorale (vescovi, preti, religiosi, laici …) temo molto di più gli anestetizzati che non gli addormentati. (Temo) coloro che si anestetizzano con la mondanità, che si arrendono davanti alla mondanità. Ciò mi preoccupa … tutto quieto, tranquillo, con le cose a posto … troppo in ordine.
Quando leggiamo gli Atti degli Apostoli, le epistole di san Paolo, vediamo che c’erano guai, problemi, la gente si muoveva. C’era movimento e c’era contatto tra la gente. L’anestetizzato non ha contatto con la gente. Si difende dalla realtà. Appunto, è uno anestetizzato. Oggi come oggi, nella vita quotidiana, ci sono diversi modi di anestetizzarsi, no? E forse la malattia più pericolosa che può colpire un pastore, causata dall’anestesia, è il clericalismo. Io sono qua e la gente è là. Tu sei il pastore di quella gente! Se ti preoccupi di quella gente, e ti lasci servire da quella gente, allora chiude la porta e vai in pensione. 

Benedetto XVI (salute) 
Da qui in su perfetto. Ha problemi con le gambe e cammina con un aiuto. Ha però una memoria di elefante. A volte gli dico una cosa e mi risponde: ‘No, non è stato in quell’anno … è accaduto invece nell’anno …’ 

La Chiesa oggi e domani 
Per quanto riguarda la Chiesa direi che non deve smettere di essere vicina, ovvero, di stare sempre vicina alla gente. La vicinanza. Una Chiesa non vicina non è Chiesa. E’ una buona ONG. O una organizzazione caritatevole, di beneficienza, dove ci si incontra per prende il tè e fare beneficenza. Ma ciò che identifica la Chiesa è la vicinanza: essere fratelli, vicini, perché siamo tutti Chiesa. Il problema da evitare sempre nella Chiesa è la mancanza di vicinanza. Dobbiamo essere vicini tutti. E vicinanza è toccare, toccare il prossimo, la carne di Cristo. E’ curioso, quando Cristo si dà il protocollo in base al quale saremo giudicati, capitolo 25 di Matteo, si parla sempre di toccare il prossimo. “Avevo fame, ero prigioniero, ero malato …” Sempre dunque la vicinanza al bisogno del prossimo. E ciò non è solo beneficenza. E’ molto di più. Poi, nel mondo, c’è la guerra; la terza guerra mondiale a pezzi. In questi ultimi tempi si parla anche di una guerra nucleare come se fosse un gioco con le carte. E' ciò quanto più mi preoccupa. Mi preoccupa un mondo con sproporzione economica: che un piccolo gruppo dell’umanità possieda oltre l’80% della ricchezza con ciò che questo rappresenta nell’economia liquida dove, al centro del sistema economico, sta il dio denaro, non l’uomo o la donna, ciò che è umano! Perciò poi si crea la cultura dello scarto.

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No ai salvatori di turno e ai muri che dividono
In Europa come in America, le conseguenze di una crisi che non finisce mai: l'aumento della disuguaglianza, la mancanza di leadership solide stanno dando spazio a formazioni politiche che raccolgono il malessere dei cittadini. Alcune di quelle. chiamate antisistema o populiste, approfittano della paura della cittadinanza di fronte a un futuro incerto per costruire un messaggio xenofobo, di odio verso lo straniero. Le crisi provocano paura, apprensioni. Per me l'esempio più tipico dei populismi nel senso europeo della parola è l'anno 1933 tedesco.
(Dopo Hindenburg) la crisi del '30, la Germania strozzata cerca di risollevarsi, cerca la sua identità, cerca un leader, qualcuno che le restituisca l'identità e c'è un ragazzotto che si chiama Adolf Hitler che dice: "Io posso, io posso". E tutta la Germania vota Hitler. Hitler non ha rubato il potere, è stato votato dal suo popolo, e dopo ha distrutto il suo popolo. Questo è il pericolo! Nei momenti di crisi non funziona il discernimento. Cerchiamo un salvatore che ci restituisca l'identità e ci difendiamo con muri, con fili di ferro, con qualunque cosa, dagli altri popoli che ci potrebbero togliere l'identità. Questo è molto grave."

Dialogo e frontiere
Ecco perché io sempre cerco di dire: dialogate tra voi, dialogate tra voi. Il caso della Germania nel 1933 è tipico, un popolo che era in crisi, che ha cercato la sua identità, ed è apparso questo leader carismatico che ha promesso di dargli un'identità, e gli ha dato un'identità distorta e sappiamo che cosa è accaduto. Le frontiere possono essere controllate? Sì, ogni Paese ha il diritto a controllare le proprie frontiere, chi arriva e chi esce, e i Paesi che sono in pericolo, per il terrorismo o cose del genere, hanno maggiore diritto a controllarle di più, ma nessun Paese ha il diritto di privare i suoi cittadini del dialogo con i propri vicini».

La Chiesa e i migranti
Grazie a Dio la risposta in generale è buona. È molto buona! Ad esempio, quando ho chiesto alle parrocchie di Roma e agli istituti, c'è stato chi ha detto: "questo è stato un fallimento". Bugia! Non c'è stato alcun fallimento! In un'alta percentuale delle parrocchie di Roma, quando non c'è una casa grande a disposizione o la canonica è piccola, i fedeli affittano un appartamento per una famiglia di migranti. Negli istituti di suore, quando avanza spazio, hanno preparato un luogo per famiglie di migranti. La risposta è maggiore di quanto si crede, e non viene data pubblicità. Quale percentuale non lo so, però direi il 50%. Poi c'è il problema dell'integrazione. Ogni migrante rappresenta un problema molto serio. Loro fuggono dai loro Paesi, per la fame o la guerra.

La Cina
C'è una commissione che sta lavorando con la Cina e che si riunisce ogni tre mesi, una volta qui e un'altra a Pechino. C'è molto dialogo con la Cina. La Cina ha sempre un alone di mistero che è affascinante. Due o tre mesi fa, con la mostra dei musei vaticani a Pechino, erano contenti. E loro verranno l'anno prossimo qui in Vaticano con i loro musei... Andare in Cina? Quando mi inviteranno. Lo sanno loro. Comunque in Cina le chiese sono piene. Si può praticare la religione in Cina.

Francesco, la stampa e i politi argentini
Alcuni mi dicono: "facciamo una foto ricordo, e le prometto che è solo per me, non la pubblico". E prima di uscire dalla porta l'hanno già pubblicata. Bene, se li fa contenti, il problema è loro. Si sminuisce la qualità di questa persona. Chi usa ha poca statura. Che posso farci, il problema è suo, non mio. Vengono molti argentini all'udienza generale. In Argentina sempre c'è stato molto turismo ma ora passare all'udienza generale del Papa è quasi obbligatorio. Vengono qui miei amici - ho vissuto 76 anni in Argentina - a volte la mia famiglia, alcuni nipoti. Però vengo usato, sì, c'è gente che mi ha usato, ha usato foto, come se io avessi detto certe cose e quanto mi domandano sempre rispondo: non è un problema io, non ho fatto dichiarazioni, questo lo ha detto lui, è un problema suo. Ma non entro nel gioco dell'usare.

Paolo VI, "un martire"
Penso che per i miei peccati dovrei essere più incompreso. Il martire dell'incomprensione è stato Paolo VI. Evangelii gaudium, che è nel segno della pastoralità che vorrei dare alla Chiesa oggi, è un'attualizzazione di Evangelii nuntiandi di Paolo VI. È un uomo che ha anticipato la storia. E ha sofferto, ha sofferto molto. È stato un martire. Molte cose non le ha potute fare, perché siccome era realista sapeva che non poteva e soffriva, ma offriva questa sua sofferenza. Quello che ha potuto fare lo ha fatto. E ciò che di meglio ha fatto Paolo VI è stato seminare. Ha seminato cose che poi la storia è andata raccogliendo. Evangelii gaudium è una mescolanza di Evangelii nuntiandi e del documento di Aparecida. Cose che sono state lavorate dal basso. Evangelii nuntiandi è il miglior documento pastorale postconciliare e non ha perso attualità. E io non mi sento incompreso. 

Non mi sento solo
Mi sento accompagnato, e accompagnato da ogni tipo di gente, giovani, vecchi... Se qualcuno non è d'accordo, ne ha il diritto, perché se io mi sentissi male a motivo del disaccordo di qualcuno avrei in me il germe del dittatore. Hanno il diritto di non essere d'accordo. Hanno il diritto di pensare che il cammino sia pericoloso, che possono esserci cattivi risultati. Hanno diritto. Ma sempre nel dialogo, senza tirare la pietra e nascondere la mano, questo no. A questo non ha diritto alcuna persona umana. Tirare pietre e nascondere la mano non è umano, è delinquenza. Tutti hanno il diritto a discutere, e magari discutessimo di più, perché questo ci accomuna, ci affratella. La discussione affratella molto. La discussione con buon sangue, non con la calunnia e cose simili.

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I cambiamenti nella Chiesa 
Provo, e non so se riesco, a fare ciò che comanda il Vangelo. E' questo ciò che cerco di fare. Sono peccatore e non sempre ci riesco, però ci provo. E' curioso: la storia della Chiesa non l'hanno fatta i teologi, Né i preti, le suore o i vescovi ... Sì, in parte si, ma i veri protagonisti della storia della Chiesa sono i santi, ovvero quegli uomini e quelle donne che bruciarono la loro vita perché il Vangelo fosse concreto. Sono loro che ci hanno salvato: i santi. A volte noi immaginiamo i santi come una suora che guarda verso l'alto e fa ruotare gli occhi.
I santi sono i concreti del Vangelo nella vita quotidiana! La teologia che apprendiamo dalla vita di un santo è molto grande. Evidentemente i teologi e i pastori sono necessari. Sono parti della Chiesa. Occorre andare però al Vangelo. Chi sono i migliori portatori del Vangelo? I santi. Lei (riferimento alla domanda del giornalista) ha utilizzato la parola 'rivoluzione' ... Bene, quella è la rivoluzione. Io non sono santo. Non sto facendo nessuna rivoluzione. Sto cercando di portare avanti il Vangelo. Certo lo faccio in modo imperfetto poiché a volte scivolo. 

Sul nuovo governo statunitense 
(Attendo) di vedere cosa accade. Spaventarmi o rallegrarmi perciò che possa succedere … ci può far cadere in una grande imprudenza. Sarebbe come essere profeta di calamità o di benessere che non si verificheranno. Si vedrà. Vedremo ciò che fa.... e poi si valuta. Sempre nel concreto. Il cristianesimo è concreto o non è cristianesimo. E' curioso, la prima eresia della Chiesa si è registrata poco dopo la morte di Cristo: l'eresia dei gnostici, che l'apostolo Giovanni condannava. Era la religiosità spray, di ciò che non è concreto. Sì, io, sì, la spiritualità, la legge ... ma tutto spray. No, no. Cose concrete. Dalle cose concrete possiamo trarre le conseguenze. Noi perdiamo molto il senso delle cose concrete. L'altro giorno un pensatore mi diceva che il mondo è in disordine, che gli manca un punto fisso. Le cose concrete gli danno appunto i punti fissi. Cosa hai fatto, cosa hai deciso, come ti stai muovendo ... Perciò io attendo e vedo.

Conclave dopo Francesco
Che sia cattolico. Un conclave cattolico che scelga il mio successore. Non lo so. Lo deciderà Dio. Quando sentirò di non poter più, già il mio gran maestro Benedetto mi ha insegnato come fare. E se Dio mi porta avanti, lo vedrò dall’altro lato. Spero di non essere all’inferno …

Essere Papa
Alla battuta dei giornalisti, “Si vede che è molto contento di essere Papa”, Il Papa risponde: “Il Signore è buono e non mi ha tolto il buon umore”.
(fonte: Il Sismografo)