S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
20 aprile 2015
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.
Papa Francesco:
“La mondanità ci rende tiepidi e cristiani per interesse”
Il cristiano deve guardarsi dalla «tentazione» di passare dallo «stupore religioso dell’incontro con il Signore» al calcolo per approfittarne a fini di potere, cedendo così allo spirito di mondanità. È la raccomandazione di Papa Francesco durante la messa celebrata lunedì 20 aprile nella cappella della Casa Santa Marta.
La sua riflessione ha preso spunto dai testi proposti dalla liturgia. In particolare il passo evangelico di Giovanni (6, 22-29) che racconta come la folla, per interesse materiale, cercasse Gesù dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci. Il Vangelo, ha ricordato il Papa, «dice che, dopo il digiuno e le tentazioni nel deserto, Gesù era pieno della forza dello Spirito e incominciò a predicare». Così «si recò a Nazaret, dov’era cresciuto». E «lì annuncia la sua missione con quel brano del profeta Isaia: “Lo Spirito del Signore è sopra di me e mi ha consacrato con l’unzione per portare ai poveri il lieto annuncio, ai prigionieri la liberazione, ai ciechi la vista, agli oppressi la libertà, e annunciare l’anno di grazia del Signore”».
Proprio «questo — ha affermato Francesco — era il suo programma, questa era la sua missione». Gesù conclude il suo discorso dicendo: «Oggi è stata compiuta questa scrittura». Dunque inizia la sua missione con l’annuncio. Poi «incomincia a fare i miracoli, i segni, le guarigioni: queste guarigioni che la gente guardava» e così «credeva in lui e portava gli ammalati». Ma «Gesù faceva questo perché era la sua missione». Quindi ecco «un altro passo, le catechesi di Gesù: insegnava al popolo con le beatitudini, tante parabole».
Dunque, ha fatto notare il Papa, «vediamo tre passi: l’annuncio della sua missione, il suo lavoro di portare la salute, il bene, la guarigione, e le catechesi». E «la gente lo seguiva e diceva: “Mai abbiamo sentito un uomo che parlasse così”». In pratica riconoscevano che parlava «come uno che ha autorità, quella forza dello Spirito che aveva Gesù».
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Dunque, ha messo in guardia il Papa, «quella unzione di portare ai poveri il lieto annuncio, la liberazione ai prigionieri, la vista ai ciechi, la libertà agli oppressi e annunciare un anno di grazia, come diviene scura si perde e si trasforma in qualcosa di potere». E anche «il giorno dell’Ascensione succede lo stesso», quando gli apostoli domandano: «È questo il tempo in cui ricostruirai il regno di Israele?». Insomma, ha spiegato il Pontefice, «sempre c’è stata questa tentazione di passare da quello stupore religioso — quella è la parola — che Gesù ci dà nell’incontro con noi, ad approfittarne».
Del resto, «questa è stata anche la proposta del diavolo a Gesù nelle tentazioni: una sul pane, proprio; l’altra sullo spettacolo». E cioè: «Ma facciamo un bello spettacolo, così tutta la gente crederà in te!». E poi la terza tentazione, «l’apostasia: cioè, l’adorazione degli idoli». E «questa è una tentazione quotidiana dei cristiani, nostra, di tutti noi che siamo la Chiesa: la tentazione non del potere, della potenza dello Spirito, ma la tentazione del potere mondano». Così «si cade in quel tepore religioso al quale ti porta la mondanità, quel tepore che finisce quando cresce, cresce, cresce, in quell’atteggiamento che Gesù chiama ipocrisia». Tanto da dire ai discepoli: «Guardatevi dal lievito dei farisei, dei dottori della legge». Dunque «lievito, pane: guardatevi da quello, che è l’ipocrisia».
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Prima di proseguire la celebrazione, «con lui presente sull’altare», Francesco ha chiesto al Signore nella preghiera «che ci dia questa grazia dello stupore dell’incontro e anche ci aiuti a non cadere nello spirito di mondanità, cioè quello spirito che dietro o sotto una vernice di cristianesimo ci porterà a vivere come pagani».
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