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venerdì 17 aprile 2015

«Il tempo mette le cose in armonia e ci fa vedere il giusto delle cose» - Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - (video e testo)


S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
17 aprile 2015
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.


Papa Francesco:
il tempo è una grande medicina, perché c’è la speranza


Proprio «in questo momento» tanti cristiani «sono martirizzati per il nome di Gesù» e sopportano gli oltraggi con letizia, anche fino alla morte. E sempre «per amore di Gesù» ci sono persone «che subiscono umiliazioni ogni giorno», magari «per il bene della propria famiglia». È la strada giusta dell’«imitazione di Gesù» che fa vivere «la letizia che dà l’umiliazione», ha affermato Papa Francesco nella messa celebrata venerdì 17 aprile, nella cappella della Casa Santa Marta.


Con la lettura degli Atti degli apostoli (5, 34-42), proposta dalla liturgia del giorno, si conclude la «storia della persecuzione degli apostoli che predicavano in nome di Gesù», di cui Francesco aveva parlato anche giovedì 16. «Sono stati gettati in carcere, liberati dall’angelo» ha ricordato il Papa; «poi insegnavano nel portico di Salomone» ma «sono portati un’altra volta al sinedrio».

La questione, ha spiegato, è che «i dottori della legge non tolleravano di sentire l’annuncio, il kerigma, l’annuncio di Gesù Cristo». Il versetto 33, in particolare, «dice che i dottori della legge, ascoltandoli, si infuriarono e volevano metterli a morte». Erano così forti «l’odio, la furia che avevano, che volevano ucciderli». Ma «in quel momento, quando forse erano pronti a prenderli e a portarli fuori per fare la lapidazione, si alzò nel sinedrio un fariseo».

E un gesto «importante», ha fatto notare il Papa, perché «non tutti i farisei erano cattivi». Non bisogna infatti pensare a loro «come se fossero diavoli: no, c’erano i cattivi e c’erano tanti buoni». E il passo degli Atti degli apostoli racconta appunto di Gamalièle, «un uomo giusto: era nel sinedrio, dottore della legge, stimato da tutto il popolo, cioè aveva autorità». Dunque, è «un uomo di autorità morale che diede ordine di fare uscire gli apostoli facendo questa riflessione: “Abbiamo visto tanti rivoluzionari che dicevano di essere il messia e poi come sono finiti? Da soli. Lasciamoli. Se è cosa di uomini, cadrà da sola. Ma se è cosa di Dio, per favore, non vi accada di trovarvi a combattere addirittura contro Dio”. E così gli altri seguirono il suo parere».

È «curioso», ha rimarcato Francesco, che quegli «uomini chiusi che erano sicuri della legge e che non volevano sentire nessuno che parlasse diversamente, che non sapevano cosa fosse il dialogo ma preferivano il monologo», abbiano alla fine «accettato questo consiglio» di prendere tempo. Proprio il tempo, infatti, «è una grande medicina, perché nel tempo c’è posto per la speranza». Tanto che «san Pietro Favre diceva che il tempo è il messaggero di Dio».

Il suggerimento di Gamalièle vale anche per i cristiani di oggi, ha precisato il Papa: «Quando noi abbiamo o pensiamo qualche cosa contro una persona, e non chiediamo consiglio, la tensione cresce, cresce, cresce e scoppia: scoppia nell’insulto, nella guerra, in tante brutte cose». Così «quando un sentimento è chiuso cresce, cresce male e si giustifica perché questi si giustificavano con la legge». Dunque «il rimedio, la medicina offerta da Gamalièle è: “Fermatevi, fermatevi”». Il suo consiglio è «dare tempo al tempo». Un avvertimento che «serve anche a noi quando abbiamo cattivi pensieri contro gli altri, cattivi sentimenti, quando abbiamo antipatia, odio: non lasciarli crescere, fermarsi, dare tempo al tempo».

Il tempo infatti, ha spiegato il Papa, «mette le cose in armonia e ci fa vedere il giusto delle cose». Ma «se tu reagisci nel momento della furia, sicuro che sarai ingiusto». E essere «ingiusto farà male anche a te stesso». Per questo, ha ribadito il Pontefice, Gamalièle dà un ottimo suggerimento riguardo al «tempo nel momento della tentazione». È questo anche «il saggio consiglio di santa Teresa di Gesù Bambino: fuggire dalla tentazione, cioè dare tempo, mettere distanza, non lasciare che cresca dentro e si giustifichi e cresca, cresca» fino a scoppiare «nell’odio, nelle inimicizie». E questo accade pure nelle famiglie, ha ricordato il Pontefice.
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Prima di proseguire la messa, «celebrazione del mistero di Gesù, questo mistero della morte, dell’umiliazione e della gloria di Gesù», il Papa ha invitato a pregare proprio per chiedere «la grazia della pazienza: quella pazienza che ha avuto Gesù per ascoltare tutti» e per «essere aperto a tutti, e anche subire le umiliazioni per amore di tutti».


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