Quando a venire ammazzata è la parte buona del mondo non è facile restare umani: ci vuole troppo cuore e io, forse, non ne ho abbastanza. Mi stavo asciugando i capelli il 15 aprile di 4 anni fa. Avevo il phon in una mano, mentre con l'altra pastrocchiavo sul computer alla ricerca di notizie su un uomo di cui mi piaceva leggere le storie e che era stato rapito da meno di 24 ore. Mi cascò il phon e rimasi coi capelli fradici in testa: quell'uomo lo avevano trovato morto, soffocato, in una casa di Gaza City. Una banda di idioti assassini aveva ammazzato Vittorio Arrigoni e con lui una parte buona di questo mondo cattivo.
Una banda di idioti assassini lo aveva atteso fuori dalla palestra in una sera qualunque, lo aveva massacrato di botte e se lo era portato via. Si era portata via un uomo buono, un amico degli ultimi della terra: dei bambini e dei pescatori, dei contadini e dei senza patria. Lo aveva nascosto in una casa, gli aveva bendato gli occhi con una fascia nera, strettissima, e lo aveva sbattuto spalle al muro per usarlo come protagonista di un video che ancora oggi, quando lo guardo, mi fa rattrappire lo stomaco e contrarre il cuore.
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Da qualche parte si deve iniziare a tirare su il palazzo della pace: i mattoni sono pesantissimi, sono il compromesso a cui è costretto a scendere ogni volta che riesce a trattare con un soldato armato e incattivito, ogni volta che prova a discutere dell'insensatezza di un dio che chiede in segno di fede il sangue dei suoi figli. Per costruire un palazzo di pace ci vogliono calma e pazienza, ci vogliono coraggio e allegria ma, soprattutto, ci vuole umanità: quella non si può mai perdere. Neanche quando un pazzo scatenato, imbevuto di ideologica idiozia, ti benda gli occhi e ti tiene per i capelli puoi perdere l'umanità se sei un architetto di pace.
E io sono sicura che Vittorio sia restato umano anche quella sera lì quando lo portarono via dalla sua vita accusandolo di essere l'incarnazione del male dei mali: la democrazia occidentale. Sono sicura che abbia provato a parlare anche con quei boia che avevano deciso di ammazzarlo fino a un secondo prima che gli stringessero le mani attorno al collo, che con la sua ostinazione alla pace si sia assicurato altre botte, perché chi è stupido e ignorante vive convinto che basti la violenza per togliere la voce all'umanità.
Sono sicura che anche mentre l'aria smetteva di passargli dalla gola, Vittorio, sia restato umano, profondamente convinto della bontà della sua vita. Sono convinta che non abbia avuto un solo momento di rimpianto per avere scelto di stare con gli ultimi, con le vittime. E sono convinta che chi lo ha ammazzato abbia avuto da lui che moriva una benedizione che gli ha ustionato il cuore e le mani.
Non si tratta di morire con dignità, di quella non mi interessa niente: a ogni uomo deve essere concesso di morire piangendo e scongiurando di avere salva la vita. Si tratta di umanità, di una fede più grande di qualunque dio, di quella sola fede che può essere capace di unire le persone. Tutte.
Sono 4 anni che Vittorio Arrigoni resta umano anche se non c'è più e a lui penso ogni volta che sarebbe troppo facile volere vendetta per una violenta ingiustizia. Lui e milioni di persone come lui sono state capaci di restare umane nonostante gli uomini. E io oggi lo ricordo così: vivo e umano, che è quanto di più difficile ci sia in questo brutto mondo.
Leggi tutto: Restiamo (ancora) umani
Ricordare Vittorio Arrigoni a quattro anni dalla sua uccisione (15 aprile 2011), non mi è facile, se voglio evitare di cadere nelle solite cose, dette e ridette più volte...
Ciò che mi ha unito a Vittorio è stato quel suo essere umano a tutti i costi, aldilà di ogni confessione religiosa, aldilà di ogni razza, aldilà perfino dei confini convenzionali tra giustizia e ingiustizia, la giustizia non è israeliana o palestinese, così pure l'ingiustizia, se si sceglie di stare dalla parte dei più deboli è perché i più deboli non hanno patria, o, se ce l'hanno, la patria è solo una questione di confini che chiudono e non abbracciano...
Vittorio è stato uno dei pochi, secondo me, che è riuscito a mettere in sintonia le ansie del suo essere con le ansie dei più deboli.
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Guarda anche i nostri post precedenti:
- A tre anni dalla morte di Vittorio Arrigoni
- Per ricordare la vita e la morte di Vittorio Arrigoni, un ragazzo che non si stancava mai di ripetere il suo credo: restiamo umani. (all'interno i link ad altri post precedenti)