'Un cuore che ascolta - lev shomea'
"Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
Traccia di riflessione sul Vangelo della Domenica di Santino Coppolino
Lc 10,38-42
L'episodio è narrato solo dall'evangelista Luca e le due sorelle probabilmente sono le stesse della narrazione della risurrezione di Lazzaro, loro fratello (Gv 11,1-45).
In passato questa pericope veniva citata per dimostrare la superiorità della contemplazione sull'azione, ma ciò significa compiere una forzatura a cui il testo non si presta , formando esso un dittico con la precedente parabola del samaritano.
In gioco infatti non c'è la contemplazione ma l'ascolto della Parola, infatti "Maria era seduta ai piedi del Signore e ascoltava la sua Parola".
Stare seduti ai piedi di qualcuno significa esserne discepoli, abbeverarsi al suo insegnamento; Luca perciò vuole mettere in rilievo che l'atteggiamento essenziale e distintivo del discepolo affinché il servizio, la diakonia, non diventi uno sterile agitarsi a vuoto per il solo bisogno di autogratificarsi, è l'ascolto obbediente della Parola del Signore. Marta (che in aramaico significa "Signora, Padrona", ed è il femminile di quel "Marana-Signore"che incontriamo in 1Cor 16,22), nel momento stesso che ha accolto il Signore nella sua casa, deve fermarsi e cedergli il posto di Padrone di casa, deve mettersi anche lei in atteggiamento di profondo ascolto, come la sorella Maria, ai piedi di Gesù, unico Maestro e Signore, perché il suo impegno nel servizio ai fratelli sia obbedienza (ob-audire) amorosa alla Sua voce.