15ª Domenica del Tempo Ordinario anno C
14 luglio 2013
omelia di don Angelo Casati
Dt 30,10-14
Sal 18
Col 1,15-20
Lc 10,25-37
Potremmo leggere l'episodio del Vangelo che ci racconta il dialogo tra Gesù e il dottore della legge e la conseguente parabola del buon samaritano svestendoli della forza di provocazione che li contrassegna, snervandoli da ogni vis polemica; ma snatureremmo il racconto e la parabola.
L'episodio nasce in un contesto di parole: il dottore della legge -il "teologo" diremmo noi oggi- ha di mira il mondo delle parole, e lasciandosi sedurre dal mondo delle parole, non può non arrivare al dibattito teologico, alle disquisizioni dottrinali, al tranello delle parole: "trarre in inganno", "giustificarsi": è scritto.
Le domande possono essere anche legittime, giuste possono essere anche le risposte -come nel nostro caso- ma il problema non è nelle parole...
È come se Gesù polemicamente richiamasse gli uomini delle parole, delle parole "teologiche", alla concretezza dell'agire. Anche tu fa' questo.
Ma il "teologo" - l'uomo delle parole - si trova a disagio davanti a un Maestro, che parla il linguaggio della semplicità.
In un mondo come il suo, dove più si parla complicato, più si ha l'aria di essere superdotati e intelligenti, uno che ti dice: "Ama Dio, amalo con tutte le tue forze, con tutta la tua anima e ama il prossimo come te stesso", sembra dire cose ovvie, cose da poco...