Poco prima delle 10 il Papa è arrivato al campo per la Messa con la campagnola messa a disposizione da un signore milanese.
Ad attendere il Papa sul molo Favaloro, il sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini, che ha detto grazie al Pontefice per la visita. Il pontefice ha risposto «Sono io che ringrazio voi. Questo è il luogo di sofferenza perché ci sono ventimila morti sotto il mare».
I fedeli raccolti in località Salina, nella spianata dello stadio "Arena" di Lampedusa hanno accolto papa Francesco con grande entusiasmo.
La visita di papa Francesco a Lampedusa è stato accompagnata da una serie di gesti simbolici.
La base dell'altare è composta dalla chiglia di una imbarcazione affondata nel Metiterraneo
Il Pontefice e gli altri celebranti hanno indossato una talare viola per sottolineare l’aspetto penitenziale e l’estrema sobrietà del rito.
Papa Francesco a Lampedusa ha celebrato messa con un pastorale e un calice di legno ricavati dalle imbarcazioni dei migranti giunti sull’isola e realizzati dal falegname di Lampedusa Franco Tuccio. I colori sono quelli originali della barca da cui sono stati tratti.
Il pastorale è una croce, nel braccio orizzontale sono incisi due pesci, in quello verticale cinque pani per richiamare il brano evangelico della moltiplicazione dei pani e dei pesci, ricordando così le parole di Gesù: «Date loro voi stessi da mangiare». Il cuore, di colore rosso, al centro della croce, è un richiamo a quella carità che deve sostenere sempre la fatica della croce nella quotidianità della comunità cristiana.
Il calice di legno usato dal Papa ha la coppa interna rivestita di materiale pregiato (argento) come richiesto dalle norme liturgiche e un chiodo trasversale alla base del calice, che richiama la Passione del Signore e dei tanti fratelli, anch’esso è realizzato con legno ricavato dal legno delle imbarcazioni dei migranti.
Alle 10,25 inizia la messa penitenziale celebrata nello stadio tra l’arcivescovo di Agrigento, monsignor Francesco Montenegro e il parroco dell’Isola, don Stefano Nastasi.
Dopo la liturgia della Parola l'omelia del Papa.
"Immigrati morti in mare, da quelle barche che invece di essere una via di speranza sono state una via di morte. Così il titolo dei giornali. Quando alcune settimane fa ho appreso questa notizia, che purtroppo tante volte si è ripetuta, il pensiero vi è tornato continuamente come una spina nel cuore che porta sofferenza. E allora ho sentito che dovevo venire qui oggi a pregare, a compiere un gesto di vicinanza, ma anche a risvegliare le nostre coscienze perché ciò che è accaduto non si ripeta.
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«Chi di noi ha pianto per questo fatto e per fatti come questo?», Chi ha pianto per la morte di questi fratelli e sorelle? Chi ha pianto per queste persone che erano sulla barca? Per le giovani mamme che portavano i loro bambini? Per questi uomini che desideravano qualcosa per sostenere le proprie famiglie? Siamo una società che ha dimenticato l’esperienza del piangere, del “patire con”: la globalizzazione dell’indifferenza ci ha tolto la capacità di piangere! Nel Vangelo abbiamo ascoltato il grido, il pianto, il grande lamento: «Rachele piange i suoi figli… perché non sono più». Erode ha seminato morte per difendere il proprio benessere, la propria bolla di sapone. E questo continua a ripetersi… Domandiamo al Signore che cancelli ciò che di Erode è rimasto anche nel nostro cuore; domandiamo al Signore la grazia di piangere sulla nostra indifferenza, di piangere sulla crudeltà che c’è nel mondo, in noi, anche in coloro che nell’anonimato prendono decisioni socio-economiche che aprono la strada ai drammi come questo. «Chi ha pianto?». Chi ha pianto oggi nel mondo?
Signore, in questa Liturgia, che è una Liturgia di penitenza, chiediamo perdono per l’indifferenza verso tanti fratelli e sorelle, ti chiediamo Padre perdono per chi si è accomodato e si è chiuso nel proprio benessere che porta all’anestesia del cuore, ti chiediamo perdono per coloro che con le loro decisioni a livello mondiale hanno creato situazioni che conducono a questi drammi. Perdono Signore!
Signore, che sentiamo anche oggi le tue domande: «Adamo dove sei?», «Dov’è il sangue di tuo fratello?»."
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«Chi di noi ha pianto per questo fatto e per fatti come questo?», Chi ha pianto per la morte di questi fratelli e sorelle? Chi ha pianto per queste persone che erano sulla barca? Per le giovani mamme che portavano i loro bambini? Per questi uomini che desideravano qualcosa per sostenere le proprie famiglie? Siamo una società che ha dimenticato l’esperienza del piangere, del “patire con”: la globalizzazione dell’indifferenza ci ha tolto la capacità di piangere! Nel Vangelo abbiamo ascoltato il grido, il pianto, il grande lamento: «Rachele piange i suoi figli… perché non sono più». Erode ha seminato morte per difendere il proprio benessere, la propria bolla di sapone. E questo continua a ripetersi… Domandiamo al Signore che cancelli ciò che di Erode è rimasto anche nel nostro cuore; domandiamo al Signore la grazia di piangere sulla nostra indifferenza, di piangere sulla crudeltà che c’è nel mondo, in noi, anche in coloro che nell’anonimato prendono decisioni socio-economiche che aprono la strada ai drammi come questo. «Chi ha pianto?». Chi ha pianto oggi nel mondo?
Signore, in questa Liturgia, che è una Liturgia di penitenza, chiediamo perdono per l’indifferenza verso tanti fratelli e sorelle, ti chiediamo Padre perdono per chi si è accomodato e si è chiuso nel proprio benessere che porta all’anestesia del cuore, ti chiediamo perdono per coloro che con le loro decisioni a livello mondiale hanno creato situazioni che conducono a questi drammi. Perdono Signore!
Signore, che sentiamo anche oggi le tue domande: «Adamo dove sei?», «Dov’è il sangue di tuo fratello?»."
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Dopo l'omelia il Papa si raccoglie in silenzio con tutta la folla e poi prosegue la celebrazione seguita, secondo i dati forniti dalla Questura di Agrigento, da circa 10 mila fedeli.
Tra loro anche una folta rappresentanza dei migranti che si trovano sull'isola dopo gli ultimi sbarchi. Circa 5 mila sono, in totale, gli abitanti che stabilmente risiedono sull'isola siciliana.
Tra loro anche una folta rappresentanza dei migranti che si trovano sull'isola dopo gli ultimi sbarchi. Circa 5 mila sono, in totale, gli abitanti che stabilmente risiedono sull'isola siciliana.
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