"C'è tanto dolore. Dopo due anni le ferite sono sempre aperte. Per quanti giorni, mesi, anni ancora dobbiamo aspettare in silenzio la salvezza?". Queste le parole pronunciate oggi dal vescovo dell'Aquila, Giuseppe Molinari, durante la messa in ricordo delle 309 vittime del terremoto di due anni fa celebrata presso la basilica di Santa Maria in Collemaggio, alla presenza del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e del sottosegretario alla presidenza del consiglio, Gianni Letta.
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Il secondo anniversario è più duro del primo. È quello della presa d’atto, dell’amara valutazione. Di cosa? Del fatto che l’Aquila non sarà riabitabile per lunghissimo tempo.
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Buio, silenzio e cielo pieno di milioni di stelle. Il tremore di migliaia di fiammelle che accende di rosso fuoco il cuore ferito dell'Aquila. 309 rintocchi e 309 nomi: gli aquilani alle 3.32 si fermano per il secondo anno a ricordare chi, a causa del sisma del 6 aprile 2009, non c'è più. Come l'anno scorso un lungo corteo è partito dalla Fontana Luminosa per percorrere senza rumore le strade intorno alla zona rossa.due anni dal terremoto del 6 aprile 2009 migliaia di fiaccole percorrono quello che resta della città
Le prime stime parlavano di 12mila partecipanti alla fiaccolata, ma, mano a mano che il serpentone si snodava, tantissime persone, bambini e anziani, donne e uomini, si sono uniti, fiaccola in mano, al fiume commosso e composto. Alla fine, per la Questura, hanno sfilato in 18mila.
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L'allarme dell'Autorità sui contratti pubblici: sulla ricostruzione ancora regime di urgenza, con appalti a ristretto numero di imprese. E i costi lievitano
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Ieri e oggi: le foto a confronto
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Il 6 aprile per Angela «non è un giorno qualsiasi... È il giorno del mio compleanno... Il giorno del mio compleanno sono morti tutti i miei vicini... tutti.» Le macerie dell’anima emergono dai racconti dei bambini dell’Aquila: Angela è uno dei pazienti di "Ambiente terra. Ambiente bambino", una ricerca dell’Università dell’Aquila e della Protezione civile sulle psicopatologie post-traumatiche provocate dal sisma.
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Un neologismo semplice e terribile: terremutate. Lo ha inventato un gruppo di donne aquilane che in nome di quel cambio di lettera (o/u) chiamamo a raccolta – a due anni dal 6 aprile 2009 che ha stravolto per sempre le loro vite - chiunque abbia voglia di andare a vedere da vicino la loro città.
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