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sabato 13 dicembre 2025

ALBERTO NEGLIA: La fede nel vissuto quotidiano di S. Teresa di Lisieux (VIDEO)

La fede nel vissuto quotidiano 
di S. Teresa di Lisieux
Alberto Neglia


26.11.2025 -  Sesto  e ultimo dei Mercoledì della Spiritualità 2025

VIVERE NELL’OGGI CON PROFEZIA
IL SIMBOLO DELLA FEDE

promossi dalla Fraternità Carmelitana
di Barcellona Pozzo di Gotto



Teresa nasce ad Alençon il 2 gennaio del 1873, da Luigi Martin e da Zélie Guerin. I coniugi Martin ebbero nove figli: Maria, Paolina, Leonia, Celina, Teresa; e altri quattro figli, due femmine e due maschi che morirono in tenera età. «Tutto mi sorrideva sulla terra, trovavo fiori sotto ogni passo e anche il mio carattere felice contribuiva a rendermi piacevole la vita»[1].

Anche se coccolata, molte volte il suo carattere sarà messo a dura prova dalla morte della mamma avvenuta il 28 agosto 1877. Teresa, anche se piccola, è toccata da questo distacco affettivo. Lei stessa riconosce: «A partire dalla morte della Mamma il mio carattere felice cambiò completamente; io così vivace, così espansiva, diventai timida e dolce, sensibile all'eccesso» (Ms A 45).

L'ambiente familiare era molto sereno, cattolico praticante, in famiglia viene educata all’esperienza di fede. Per cui in lei matura il desiderio di unirsi a Dio nella fede e in un rapporto d’amore, questo suo desiderio lo esprimerà continuamente nei suoi scritti.

 ... 

e) Si fa loro “compagna” e mangia il pane della prova

Teresa vive questa “notte” come condivisione di vita con Gesù e con gli increduli. Visto che gli increduli esistono, Teresa si fa loro “compagna”. Lei vuole mangiare alla loro tavola. Da quando conosce l'esistenza degli increduli, Teresa li guarda, non dall'alto, come la maggior parte delle sue consorelle che si facevano vittime per i peccatori e diventavano così come delle madri, che li partorivano alla vita della fede: Teresa li guarda come fratelli e si preoccupa soltanto di sedere alla loro stessa “tavola”: «Signore, la tua figlia l’ha capita la tua luce divina! Ti chiede perdono per i suoi fratelli. Accetta di mangiare per quanto tempo vorrai il pane del dolore» (Ms C 277). La sua preoccupazione è di restare con quelli che mangiano il pane dell'incredulità: «non vuole alzarsi da quella tavola piena di amarezza» (Ms C 277); è pronta a restarvi per ultima finché «tutti coloro che non sono illuminati dalla fiaccola luminosa della Fede la vedono finalmente brillare» (Ms C 277), Teresa dice: «Accetto di mangiarvi da sola il pane della prova fino a quando ti piaccia di introdurmi nel tuo regno luminoso. La sola grazia che ti domando è di non offenderti mai!» (Ms C 277).

E da sola – in sorprendente somiglianza con l'Amato! che si ritrova come "fallito" in croce – Teresa, come aveva sperato, si ritrova a misurarsi con la morte "a mani vuote", come "fallita" anche lei nel suo desiderio che “tutti quelli che non sono rischiarati dalla fiaccola luminosa della fede la vedano infine brillare”

La vita di Teresa, come quella dell'amato, è vita sprecata, come lei stessa canta, il 19 maggio 1897, in una poesia:

 

«Nel suo fulgor la rosa fa bella la festa

Bambino amabile

Ma la rosa sfogliata la si getta al vento

semplicemente;

Una rosa sfogliata si dona incurante

per non più esistere

Come questa, con gioia io a te m’abbandono,

Gesù piccino» (P 51,3).

 

Teresa, rosa sfogliata, con la sua esperienza di radicale povertà, ricorda a tutti noi, ammalati di protagonismo gratificante, rinchiusi nello spazio dell'"io", che l'incontro con Dio, qui sulla terra, non si esaurisce nella cultura del "sentire", ma si esprime in un itinerario di fede che chiede un consenso maturo a tutto il vissuto dell'Amato e alla storia dei fratelli, soprattutto dei fratelli dal volto "sfigurato". Teresa, con il suo vissuto, è memoria che indica alla chiesa un modo nuovo di essere presente al mondo dell'incredulità, non più con il proselitismo e la lotta, ma con la comunità d'esistenza, con amore, tenerezza e umiltà.


[1] S. Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo, Opere Complete, Libreria Editrice Vaticana-Edizioni OCD, Città del Vaticano-Roma 1997, Ms A 41. D’ora in poi citerò, all’interno del testo, con queste abbreviazioni: Manoscritti A, B, C = Ms, segue il numero al margine della pagina; Lettere = L; Poesie = P; Preghiere = Pre. 


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