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martedì 2 dicembre 2025

VIAGGIO APOSTOLICO DI LEONE XIV IN TÜRKIYE E IN LIBANO 27/11 - 2/12/2025 – ISTANBUL 30/11/2025 Beirut (cronaca/commento, testi, foto e video)

VIAGGIO APOSTOLICO DI LEONE XIV
IN TÜRKIYE E IN LIBANO
CON PELLEGRINAGGIO A İZNIK (TÜRKIYE)
IN OCCASIONE DEL 1700° ANNIVERSARIO DEL PRIMO CONCILIO DI NICEA
27 NOVEMBRE - 2 DICEMBRE 2025

Domenica, 30 novembre 2025

BEIRUT

15:45 Arrivo all'Aeroporto Internazionale di Beirut CERIMONIA DI BENVENUTO
16:45 VISITA DI CORTESIA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA presso il Palazzo Presidenziale
17:15 INCONTRO CON IL PRESIDENTE DELL’ASSEMBLEA NAZIONALE
17:30 INCONTRO CON IL PRIMO MINISTRO
18:00 INCONTRO CON LE AUTORITÀ, CON LA SOCIETÀ CIVILE E CON IL CORPO DIPLOMATICO


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Cerimonia di Benvenuto all’Aeroporto Internazionale di Beirut

Al suo arrivo all’Aeroporto Internazionale di Beirut, il Papa viene accolto dal Presidente della Repubblica libanese, dal Presidente dell’Assemblea Nazionale, dal Primo Ministro, con le rispettive consorti, e dal Patriarca. Due bambini in abito tradizionale gli offrono dei fiori, pane e acqua.

Dopo gli inni, l’onore alle bandiere, la Guardia d’Onore, 21 colpi di cannone, la presentazione delle rispettive Delegazioni e il Sorvolo d’Onore, il Santo Padre viene accompagnato dal Presidente della Repubblica, dal Presidente dell’Assemblea Nazionale e dal Primo Ministro, con le rispettive consorti, presso la Presidential Lounge, per un breve incontro privato.

Al termine dell’incontro, verso le 16.15 (ora locale), Papa Leone XIV si trasferisce in auto e in papamobile al Palazzo Presidenziale.

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Conclusa la prima parte della visita
Il ruolo importante della Türkiye


La Türkiye ha un ruolo importante per la pace in Medio Oriente e in Ucraina. Nel volo che nel primo pomeriggio di ieri, domenica 30 novembre, da Istanbul lo ha condotto a Beirut, Leone XIV ha dialogato con giornalisti presenti sull’aereo tracciando un bilancio della prima parte del suo viaggio apostolico.

Ringraziando la Türkiye per l’accoglienza ricevuta, in particolare il governo per aver fatto in modo che la visita avesse una buona riuscita, il Pontefice ha anche confermato l’idea di un viaggio delle comunità cristiane a Gerusalemme nel 2033 per i duemila anni della Redenzione.

In mattinata gli ultimi appuntamenti pubblici a Istanbul, entrambi dalla forte impronta ecumenica: dapprima la visita di preghiera al Patriarcato armeno apostolico, dove il Papa ha rilanciato l’importanza del dialogo nella carità per ripristinare l’unità tra tutti i cristiani; e successivamente al Phanar, per assistere alla Divina liturgia celebrata da Bartolomeo I nella cattedrale patriarcale di San Giorgio in occasione della festa di sant’Andrea. Anche qui il Pontefice ha esortato a impegnarsi per la piena comunione tra tutti i battezzati.

Conferenza stampa
(fonte: L'Osservatore Romano 01/12/2025)

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Leone XIV è atterrato in Libano,
inizia la seconda tappa del viaggio in Medio Oriente

Alle 15.34 (ora locale) l’Airbus A320neo di Ita Airways con a bordo il Papa è atterrato all’aeroporto internazionale di Beirut-Hariri dopo aver lasciato Istanbul e la Türkiye. Nella capitale del Paese dei Cedri, secoda tappa del suo primo viaggio apostolico, il Pontefice dedica il pomeriggio di oggi agli incontri istituzionali, con il discorso alle autorità. Il pellegrinaggio si chiuderà martedì 2 dicembre. Sul volo ha risposto ad alcune domande dei giornalisti che viaggiano con lui


Le sirene delle imbarcazioni nel porto di Beirut salutano l'atterraggio dell’Airbus A320neo di Ita Airways, che ha portato Papa Leone XIV dalla Turchia (Türkiye) al Libano, alle 15.34 (ora locale) all’aeroporto internazionale di Beirut-Hariri. Lo scalo che porta il nome dell’ex presidente del Consiglio dei Ministri, Rafiq Hariri, ucciso con la sua scorta in un attentato il 14 febbraio 2005. Sul volo da Istanbul a Beirut, il Papa ha risposto ad alcune domande dei giornalisti che stanno viaggiando con lui. I primi ad accoglierlo, ancora nel velivolo, sono il nunzio apostolico Paolo Borgia e il capo del protocollo del Libano. Ai piedi della scala anteriore dell’aereo, mentre risuonano 21 colpi di cannone a salve, Leone XIV viene salutato dal presidente della Repubblica libanese Joseph Aoun, dal presidente dell’Assemblea Nazionale Nabih Berri, dal primo ministro Nawaf Salam, con le rispettive consorti, e dal patriarca di Antiochia dei Maroniti, il cardinale Béchara Boutros Raï. Due bambini in abito tradizionale offrono al Pontefice dei fiori, pane e acqua.
La cerimonia di benvenuto

La cerimonia di benvenuto si svolge al riparo di un grande tendone e, dopo l’esecuzione degli inni del Libano e Dello Stato della Città del Vaticano, prevede l’onore alle bandiere, la presentazione delle delegazioni ufficiali, e un sorvolo d’onore. Al termine, Papa Leone XIV viene accompagnato dal presidente della Repubblica, dal presidente dell’Assemblea Nazionale e dal premier nella Presidential Lounge, per un breve incontro privato. Negli 8 chilometri percorsi in auto per arrivare al Palazzo Presidenziale, tantissimi fedeli con striscioni e bandiere salutano l'arrivo in Libano del Pontefice.
La prima giornata a Beirut

Il programma della giornata prevede alcuni incontri istituzionali, nel palazzo Presidenziale di Baabda, su una collina che domina Beirut, a partire dalla visita di cortesia al presidente Aoun, alla guida del Libano dal gennaio scorso. Ci saranno poi gli incontri con il presidente dell’Assemblea nazionale, Nabih Berri, e con il primo ministro Nawaf Salam, che il Papa ha ricevuto lo scorso 25 ottobre in udienza in Vaticano. Successivamente il presidente Aoun e Leone XIV pianteranno un “cedro dell’amicizia” nel giardino del Palazzo Presidenziale, presenti anche il segretario di Stato cardinale Pietro Parolin e il patriarca Béchara Boutros Raï. Al termine, il Papa firmerà il Libro d’Onore nella hall principale del Palazzo. Alle 18 il Pontefice incontrerà autorità, società civile e corpo diplomatico e rivolgerà loro un discorso. L’appuntamento chiuderà la prima giornata di viaggio nel Paese dei Cedri.

Il Paese dei Cedri che accoglie Papa Leone

Il Paese dei Cedri ha visto l’ultima visita di un Papa nel settembre 2012, con il viaggio di Benedetto XVI. Nel frattempo crisi politiche e sociali, l’acuirsi della povertà, l’esplosione del porto di Beirut nell’agosto del 2020, il dramma delle migrazioni emorragiche, in particolare dei giovani, la difficoltà nell’accoglienza – mai mancata – ai profughi, soprattutto quelli siriani, la guerra con i recenti bombardamenti di Israele ai quartieri di Hezbollah. Papa Leone è atteso in Libano da quarantott’ore intense tra appuntamenti istituzionali, a cominciare da quello di oggi con il presidente Joseph Aoun, alla guida del Paese da undici mesi, nel Palazzo presidenziale. Poi incontri religiosi, interreligiosi, pastorali, fino al momento tra i più attesi: la preghiera silenziosa davanti al monumento in acciaio del porto di Beirut, nella parte orientale della baia di San Giorgio, dove sono incisi uno per uno i nomi dei morti a causa della tragica esplosione del 2020. Lì saranno presenti anche alcuni sopravvissuti e familiari delle vittime.

I Papi in Libano

In Libano, terra ricca di storia millenaria e mosaico culturale e religioso unico nel Mediterraneo, Paolo VI fece una sosta all’Aeroporto di Beirut il 12 dicembre 1964, mentre era diretto in India per presiedere il Congresso Eucaristico Internazionale. Papa Wojtyla visitò il Paese dei Cedri il 10 e l’11 maggio 1997, nel suo 77.mo viaggio apostolico, per la pubblicazione dell’Esortazione Apostolica Post-Sinodale “Una nuova speranza per il Libano”. Benedetto XVI, nel suo 24.mo pellegrinaggio, dal 14 al 16 settembre 2012, consegnò l’Esortazione Apostolica Post-Sinodale “Ecclesia in Medio Oriente” dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi. Il documento richiama la necessità di una rinnovata testimonianza cristiana, di dialogo interreligioso e di impegno per la pace, in una regione segnata da sfide sociali e politiche complesse, sottolineando il ruolo fondamentale del Libano come ponte tra Oriente e Occidente.

I 4 giorni del Papa in Turchia

La visita di Papa Leone in Turchia (Türkiye) si è conclusa, dopo 4 giorni molto intensi, con la partenza dall’aeroporto di Istanbul. Tra i vari momenti ricordiamo la commemorazione, insieme al patriarca Bartolomeo e i capi e rappresentanti delle Chiese cristiane del mondo, dei 1700 anni del primo Concilio ecumenico della storia, tenutosi a Nicea, oggi Iznik. Una celebrazione sobria e solenne, svoltasi sopra le rovine dell’antica basilica di San Neofito, durante la quale Leone XIV ha posto l’esortazione a superare “lo scandalo delle divisioni”, alimentando “l’unità”.
(fonte: Vatican News 30/11/2025)

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INCONTRO CON LE AUTORITÀ, I RAPPRESENTANTI DELLA SOCIETÀ CIVILE E IL CORPO DIPLOMATICO

Palazzo Presidenziale (Beirut)
Domenica, 30 novembre 2025

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Leone XIV in Libano: siate operatori di pace,
uniti per superare ferite e ingiustizie

Alle autorità del "Paese dei cedri", l'incoraggiamento per un popolo che tanto ha sofferto e per il quale la pace "è un cantiere sempre aperto". Il Papa torna sulle "ripercussioni devastanti" dell'instabilità globale, causa di emigrazione per tanti libanesi. Serve una "guarigione della memoria", istituzioni che riconoscano il primato del bene comune, valorizzino le donne. Poi l'invito a tutte le componenti religiose e civili: sensibilizzino la comunità internazionale per dare futuro ai giovani



“Qui la pace è un desiderio e una vocazione, è un dono e un cantiere sempre aperto”

La pace ha bisogno di gesti concreti, di tenacia, coraggio, spirito di sacrificio, pazienza, preghiera. Con quella che doveva essere la piantumazione di un “cedro dell’amicizia” nella sede del Palazzo presidenziale, sulla collina di Baabda che domina la capitale Beirut, (diventata un momento in cui il Papa ha innaffiato semplicemente un piccolo esemplare all'interno, a motivo delle condizioni meteo non favorevoli) si espone il segno di una volontà condivisa e pubblica. Acqua per tenere viva la speranza: un gesto che introduce all'incontro di Leone XIV con le autorità e i rappresentanti della società civile e il corpo diplomatico del Libano, terra ricca di questa varietà autoctona che ne costituisce una delle peculiari bellezze naturali. Sono circa 400 le persone riunite nel “Salone 25 Maggio”, mentre intanto il Papa firma il Libro d’Onore nella hall della residenza, con l'augurio gioioso di "ogni bene a tutto il popolo libanese, pregando affinché regni la PACE". Il maiuscolo evidenzia tutta la speranza, rimarca quanto essa sia oggi il bene più prezioso per l'umanità.

L'accoglienza festosa dei bambini lungo il tragitto di trasferimento del Papa al Palazzo presidenziale (@Vatican Media)

Tra il Presidente della Repubblica Joseph Aoun e la consorte fa capolino un bambino che regala una racchetta a Papa Leone, sapendo della sua passione per il tennis. Il Pontefice si rallegra, commosso di un benvenuto particolarmente caloroso, pur sotto una pioggia battente che non ha inibito l'accompagnamento della papamobile con la danza tradizionale della dabke. Un ritmo esaltante, con il riso gettato in omaggio dell'ospite, nella forma più festosa possibile. L'auto sosta davanti a una coreografia proiettata sulla facciata dell'edificio: anche qui ricorre il motivo grafico del cedro del Libano, insieme alle colombe, a ribadire il desiderio di pace da invocare insieme sulla nazione, il Medio Oriente, il mondo.

Il piccolo cedro del Libano innaffiato nel Palazzo presidenziale (@Vatican Media)

Il cristiano maronita Joseph Aoun, in carica dallo scorso gennaio - dopo un vuoto di potere di oltre due anni, a causa di divergenze tra le forze politiche nel trovare un accordo per il successore di Michel Aoun, in particolare per i veti dei partiti sciiti Amal ed Hezbollah - apre agli onori di casa con le foto di rito, lo scambio dei doni e l'animazione di musicisti e il canto corale di un gruppo di bambini affetti da cecità e sordità. La visita di cortesia comprende l'incontro con Nabih Berri, Presidente del Parlamento libanese, fondatore del movimento Amal, e con il Primo Ministro Nawaf Salam, membro di un’importante famiglia musulmana sunnita di Beirut, nel 2007 nominato ambasciatore del Libano presso le Nazioni Unite, incarico che ha ricoperto per dieci anni.

La supplica di Aoun: sia preservata la libertà del Libano

Il saluto che Aoun rivolge al Pontefice ha il tono di una supplica: "Santo Padre, la imploriamo di dire al mondo che non moriremo, né ce ne andremo, né ci dispereremo, né ci arrenderemo". Ricorda la fede grande del popolo libanese e la speranza di "guarire le menti, i cuori e le anime dall'odio, dalle guerre e dalla distruzione". Esalta una terra che "la terra della libertà per ogni essere umano - afferma - e della dignità di ogni essere umano. Un Paese unico nel suo genere, dove cristiani e musulmani sono diversi nelle credenze ma uguali nei diritti, sotto una Costituzione fondata sull'uguaglianza tra loro e sull'apertura verso ogni persona e ogni coscienza libera". Preservare il Libano, aggiunge, è davvero un dovere umano fondamentale, perché "se questo modello di convivenza paritaria e libera tra persone di fedi diverse fallisse, non sarebbe possibile replicarlo in nessun altro luogo". E precisa: "Se i cristiani in Libano dovessero scomparire, il delicato equilibrio crollerebbe e con esso la giustizia. Allo stesso modo, qualsiasi danno alla comunità musulmana in Libano destabilizzerebbe l'equilibrio e minerebbe anche la giustizia. La caduta del Libano, causata dalla perdita di una qualsiasi delle sue componenti integranti, favorirebbe l'ascesa dell'estremismo, della violenza e dello spargimento di sangue sia nella nostra regione che nel mondo".

Il discorso di Papa Leone XIV (@Vatican Media)

Ci vuole tenacia per costruire la pace

Il discorso di Leone XIV, pronunciato in inglese, è in gran parte incentrato sul significato di essere operatori di pace oggi in un contesto molto complesso, conflittuale e incerto. C'è l'elogio a un popolo temprato da molta sofferenza, che "non soccombe, ma che, di fronte alle prove, sa sempre rinascere con coraggio", dando prova di una "formidabile energia". Così il Papa si esprime dinanzi ai rappresentanti istituzionali invitandoli a non cedere al pessimismo e al senso di impotenza che possono insinuarsi nel cuore in un tempo attraversato dai grandi turbamenti generati con le guerre e le crisi politiche ed economiche. Far leva sulla capacità di resistere, questa è l'esortazione:

La vostra resilienza è caratteristica imprescindibile degli autentici operatori di pace: l’opera della pace, infatti, è un continuo ricominciare. L’impegno e l’amore per la pace non conosce paura di fronte alle sconfitte apparenti, non si lascia piegare dalle delusioni, ma sa guardare lontano, accogliendo e abbracciando con speranza tutte le realtà. Ci vuole tenacia per costruire la pace; ci vuole perseveranza per custodire e far crescere la vita.

Far risuonare la lingua della speranza

Restare uniti: è l'altra indicazione su cui sta insistendo il Papa nel corso del suo primo viaggio apostolico. La ripete ai libanesi oggi, persone che ce l'hanno nel dna, in realtà, ma rischia di indebolirsi a fronte della consistente diaspora a cui sono stati costretti, e lo sono tuttora, per fuggire da condizioni di vita precarie, da "un'ecnomia che uccide". Da qui l'appello:

Vi incoraggio pertanto a non separarvi mai dalla vostra gente e a porvi al servizio del vostro popolo – così ricco nella sua varietà - con impegno e dedizione. Possiate tutti far risuonare una sola lingua: la lingua della speranza che fa convergere tutti nel coraggio di ricominciare sempre di nuovo. Il desiderio di vivere e di crescere insieme, come popolo, faccia di ogni gruppo la voce di una polifonia.
Servono istituzioni fondate sul bene comune

Serve impegnarsi per "una guarigione della memoria", afferma ancora il Papa, che fa riferimento alla necessità di "un avvicinamento tra chi ha subito torti e ingiustizie". Senza questa disposizione, spiega, "difficilmente si va verso la pace". E il risultato è che "si resta fermi, prigionieri ognuno del suo dolore e delle sue ragioni". Per ovviare a questo infecondo avvitamento su se stessi, Leone approfondisce il ruolo della leadership e precisa:

[...] Verità e riconciliazione crescono sempre insieme: sia in una famiglia, sia tra le diverse comunità e le varie anime di un Paese, sia tra le Nazioni. Allo stesso tempo, non c’è riconciliazione duratura senza un traguardo comune, senza un’apertura verso un futuro, nel quale il bene prevalga sul male subito o inflitto nel passato o nel presente. Una cultura della riconciliazione, perciò, non nasce solo dal basso, dalla disponibilità e dal coraggio di alcuni, ma ha bisogno di autorità e istituzioni che riconoscano il bene comune superiore a quello di parte.

Il Papa e il presidente della Repubblica libanese (@Vatican Media)

La pace è molto più di un equilibrio

Vivere da persone riconciliate è una condizione ma anche metodo, suggerisce il Successore di Pietro: perché si tratta di impegnarsi a lavorare ogni giorno insieme per garantire alla collettività un futuro di benessere. È quel "fianco a fianco" di cui non spaventarsi ma da ricercare, insiste il Papa, e che diventa moltiplicatore di impegno e speranza, nella consapevolezza che Dio desidera per ciascuno una vita "piena".

[...] il nostro orizzonte si allarga oltre ogni recinto e barriera. A volte si pensa che, prima di compiere qualsiasi passo, occorra chiarire tutto, risolvere tutto, invece è il confronto reciproco, anche nelle incomprensioni, la strada che porta verso la riconciliazione.

La mobilità umana è opportunità ma non cancella i legami

Sperimentare vie di fuga da situazioni troppo cariche di violenza e incertezza è, secondo il Papa, comprensibile ma non del tutto utile alla costruzione della pace. "La Chiesa, infatti - ricorda -, non è soltanto preoccupata della dignità di coloro che si muovono verso Paesi diversi dal proprio, ma vuole che nessuno sia costretto a partire e che chiunque lo desideri possa in sicurezza ritornare". E qui cita le parole del predecessore Francesco nella Fratelli tutti, in cui egli rimarcava la inseparabilità tra la dimensione globale della fraternità universale e quella locale dell'amicizia sociale. L'anelito verso l'esterno, insomma, deve essere contemperato al desiderio di non sopprimere le proprie radici. Più precisamente, Leone:

Occorre certamente riconoscere che molto di positivo arriva a tutti voi dai Libanesi sparsi nel mondo. Tuttavia, non dobbiamo dimenticare che restare presso i suoi e collaborare giorno per giorno allo sviluppo della civiltà dell’amore e della pace, rimane qualcosa di molto apprezzabile.

L'emorragia di giovani

Di fronte all'esodo di tante energie giovani e competenti, il Pontefice incoraggia a trovare modi, in uno spirito sinergico tra cristiani, musulmani, insieme a tutte le componenti religiose e civili della società libanese, per riaccendere le motivazioni a restare nel Paese. tutti "sono chiamati a fare la loro parte in questo senso - afferma - e ad impegnarsi a sensibilizzare in merito la comunità internazionale".

[...] la pace cresce sempre in un contesto vitale concreto, fatto di legami geografici, storici e spirituali. Occorre incoraggiare coloro che li favoriscono e se ne nutrono, e non cedono a localismi e nazionalismi.

La firma del Libro d'Onore (@Vatican Media)

Il ruolo delle donne per custodire e costruire la pace

E, come ha fatto già in Turchia, dinanzi alle autorità riunite ad Ankara, Leone torna ad esaltare il contributo "paziente" delle donne nel tessere reti di amicizia sociale e di contribuire fattivamente e con creatività alla pace.

La loro partecipazione alla vita sociale e politica, così come a quella delle proprie comunità religiose, similmente all’energia che viene dai giovani, rappresenta in tutto il mondo un fattore di vero rinnovamento.

La pace è un dono di Dio

È la sensibilità musicale, infine, tipica di questo popolo, a suggerire al Papa un'ulteriore chiave per sottolineare che è tempo di fare spazio alla letizia, lasciando che sia lo Spirito ad agire per completare l'opera: la pace, infatti, è "un cammino mosso dallo Spirito, che mette il cuore in ascolto e lo rende più attento e rispettoso verso l’altro". Ne scaturiranno frutti di gioia e comunione:

[...] la pace non è soltanto il risultato di un impegno umano, per quanto necessario: la pace è un dono che viene da Dio e che, innanzitutto, abita il nostro cuore. È come un movimento interiore che si riversa verso l’esterno, abilitandoci a lasciarci guidare da una melodia più grande di noi stessi, quella dell’amore divino.

Il coro di bambini (@Vatican Media)

Umiltà, preghiera e sacrificio. Valori indispensabili per la costruzione della pace, ricordati da Leone anche nella visita di circa mezzora effettuata, al termine dell’incontro con le autorità libanesi, presso il Monastero delle Sorelle Carmelitane della Theotokos a Harissa. Valori che sono al cuore della loro vocazione. Dopo averle salutate tutte individualmente, il Papa ha ricevuto il saluto delle Superiore delle due comunità, concludendo con la preghiera del Padre Nostro recitata insieme e impartendo la benedizione su tutti i presenti.

Il Papa dalle Sorelle Carmelitane della Theotokos a Harissa (@Vatican Media)

(fonte: Vatican News, articolo di Antonella Palermo 30/11/2025)

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