Scrivevo un mese fa che è necessario scommettere sui giovani che camminano assieme. Parlavo della Giornata mondiale della Gioventù a Madrid, il cui modello rimane Gesù Cristo di cui non aver paura, e parlavo anche dei giovani della Perugia-Assisi che marciavano per la pace imperniata sulla nonviolenza, la giustizia, la libertà, i diritti umani, la responsabilità e la speranza. Oggi, li ritroviamo in piazza che si autodefiniscono con epiteto spagnolo “indignados”.
In Italia ne sono scesi in piazza 150 mila in novanta città e hanno preso di mira oltre alla politica del governo, le banche e le agenzie di rating. “Salvate le scuole e non le banche!” recitava lo striscione dominante.
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Ecco gli indignados italiani
Gli "indignados" italiani si sono mobilitati anche a Milano e una loro delagazione ha consegnato ai dirigenti della filiale locale della Banca d'Italia una lettera indirizzata Mario Draghi e Jean Claude Trichet. A guidare il gruppo, Andrea Fumagalli, della rete di San Precario.Natalia e Ulisse (un contratto a progetto scaduto, lei, un dottorato di ricerca terminato, lui) sono i primi firmatari della lettera e loro stessi sono stati ricevuti da Giovanni Mario Alfieri, vicedirettore della filiale milanese della Banca d'Italia. In strada, intanto protestavano giovani precari, disoccupati, sindacati e anche i nuovi poveri, persone ritrovatesi improvvisamente senza lavoro, troppo vecchie per un impiego, troppo giovani per la pensione."Il loro debito non lo paghiamo", era unica la voce degli indignados , nel corso dell'azione milanese prologo della mobilitazione che culminerà con la grande manifestazione di massa contro il potere delle banche, prevista per il 15 ottobre a Roma.
Indignati a Milano, lettera consegnata in Banca d'Italia
Dimostrano quanto il deficit di educazione e informazione in materia economica e finanziaria stia facendo più danni che altro a questo Paese
A dipingere lo striscione di 36 metri, srotolato lungo la scalinata del Palazzo delle Esposizione, ci pensano gli artisti e gli architetti del Teatro Valle occupato. La protesta degli intellettuali contro i tagli alla cultura si salda con quella degli universitari e dei precari, che si affacciano a un futuro a tinte fosche, tra disoccupazione, lavoro nero, contratti a termine. Dopo la nottata movimentata in via Nazionale, si sono accampati sui gradini del palazzo neoclassico. «Yes, we camp», noi ci accampiamo.
E da qui gli indignados italiani - «ma chiamateci inc...ados» - non intendono muoversi fino alla manifestazione europea di domani. Quando nella Capitale arriveranno forse in centomila, ognuno a rappresentare se stesso. Con tutto lo spontaneismo- e i rischi - di un movimento senza capi né organizzazione.
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Ascolta il servizio di Piera Ceci in "Scuola in controluce" trasmissione di Radio24: la protesta degli Indignati su manifestazione studenti del 15 ottobre a Roma...