DAVIDE TUROLDO:
QUANTO CI MANCHI,
FRATELLO!
di Ettore Masina
"...La morte di padre Davide era un evento annunciato: da anni lo aveva aggredito una tipologia di cancro a quell’epoca incurabile. Lui lo seppe da subito e sembrò sereno. Tra un ricovero in ospedale e un altro, amici e amiche gli si strinsero accanto con un rinnovato affetto ma lui non permise che la malattia oscurasse di “funebri veli” la loro convivialità. Imponeva i vini e i cibi che aveva gustato con loro “prima”: e lui che non poteva neppure assaggiarli era contento se li vedeva gustare.
Questo figlio di una terra di emigranti, più volte costretto all’esilio dalle paure di superiori travolti dalla sua tumultuosa vitalità, riuscì ad essere sempre punto di aggregazione per chi, sensibile al grido dei poveri, si impegnava perché giustizia e libertà modellassero finalmente il nostro pianeta. Mi domando cosa direbbe oggi dell’acquiescenza di tanti cristiani di fronte a un’Italia in cui un quarto dei cittadini è segnato dalla povertà e a un’Europa in cui ancora una volta i poveri vengono schiacciati dalla violenza dei ricchi e dei loro “esperti”. Sento la sua voce levata, come la ascoltai per la prima volta sessant’anni fa, nel duomo di Milano, contro la violenza del capitale, le paure del nostro egoismo, la nostra fede senza le opere.
Quanto ci manchi, fratello!..." (Ettore Masina)
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