Benvenuto a chiunque è alla "ricerca di senso nel quotidiano"



domenica 6 novembre 2011

Le loro prigioni: inchiesta sui Cie, le "discariche" dell'immigrazione - POPOLI, Novembre 2011

Diciotto mesi, tempi triplicati. Dal 3 agosto la nuova legge che regola il trattenimento nei Centri di identificazione ed espulsione (Cie) può costringere una persona che non ha commesso reati a rimanere dietro le sbarre per un anno e mezzo. 
La detenzione amministrativa prevista nel 1998 dalla legge Turco-Napolitano era al massimo di un mese, diventati due con la Bossi-Fini (2002), saliti a sei nel 2009 con il cosiddetto pacchetto sicurezza e ora di nuovo triplicati, senza un adeguamento delle strutture, ma solo un crescente impiego di forze dell’ordine.
Nei centri vengono rinchiusi gli stranieri destinati a essere espulsi dall’Italia, ma per i quali il provvedimento non può essere eseguito subito. Se non si conosce l’identità o la nazionalità dello straniero, se mancano i documenti di viaggio (come il «lasciapassare» da parte del Paese di origine che riapre le porte al suo cittadino) o se non c’è un aereo disponibile, si deve aspettare. Allora nei Cie convivono persone con alle spalle le situazioni più diverse: accanto a un ragazzo appena arrivato, nascosto in un Tir sbarcato ad Ancona, puoi trovare qualcuno che ha scontato una lunga pena in carcere e che dal momento della scarcerazione aspetta di essere espulso. Stanno nella stessa piccola stanza il richiedente asilo che attende l’esame della commissione e il lavoratore in regola che ha perso il posto e non l’ha ritrovato in sei mesi (per cui diventa irregolare). Incensurati ed ex carcerati, chi sta nel Belpaese da anni e chi è appena arrivato e non sa una parola di italiano.

Il blog di Gabriele Del Grande Fortress Europe


Guarda il nostro precedente post: