"Un cuore che ascolta - lev shomea"
"Concedi al tuo servo un cuore docile,
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo
e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo
e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
Traccia di riflessione sul Vangelo
a cura di Santino Coppolino
XIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B
Vangelo:
Mc 5,21-43
Questa pericope, abbastanza lunga, contiene al suo interno due narrazioni di miracoli disposte 'a sandwich', cioè l'uno dentro l'altro. I due episodi si illustrano a vicenda mettendo in risalto i vari aspetti di un unico contenuto teologico: Gesù è colui che suscita la fede che dà la salvezza, una fede che scaturisce dall'incontro personale con Lui, un contatto fisico che manifesta un'intima e profonda relazione d'amore. L'Amante ha finalmente trovato l'amata. Da questa relazione d'amore scaturisce la Vita Eterna, dove il termine eterno non indica tanto la durata nel tempo, quanto piuttosto la qualità divina, la sola e unica vita che vince la morte per sempre. I due personaggi femminili rappresentano la comunità dei credenti, sia Israele che la Chiesa, unite strettamente insieme dal numero dodici. Entrambe le comunità fanno quotidianamente esperienza della fragilità, della finitudine e della morte, malattie che nessun medico al mondo può guarire se non lo Sposo, perché Egli è l'autore della vita innamorato della sua sposa. Sfiorare il lembo del suo mantello (simbolo della Parola di Dio), essere afferrati dalla sua mano che ci trae fuori dalla fossa della morte significa dimorare in questa relazione d'amore. Avere fede significa fidarsi di Lui, aderire totalmente al suo progetto d'amore, lasciarsi immergere nell'abisso infinito del cuore del Padre, che attraverso il suo Figlio Gesù restituisce la vita alle nostre povere esistenze e purifica le nostre relazioni.