Enzo Bianchi
Ascoltare il silenzio
La Repubblica - 3 Giugno 2024
Viviamo in una società rumorosa, siamo vittime addirittura dell’inquinamento sonoro e nel quotidiano siamo invasi dalle chiacchiere. Si comprende dunque perché in questo clima cacofonico molti avvertano il bisogno del silenzio e lo esaltino, ne facciano l’elogio senza conoscerlo nella sua realtà. Perché il silenzio è plurale.
Ci sono silenzi paragonabili ai digiuni del corpo, assolutamente salutari quando lo esigono il corpo, la psiche e la vita interiore. Ma ci sono anche silenzi negativi, addirittura mortiferi. Sono silenzi che rendono inquieti, incutono spavento, instaurano oppressioni, veri silenzi di morte, silenzi come abissi disperanti. E dobbiamo confessarlo: esistono anche silenzi complici, pieni di viltà, che permettono che il male trionfi senza incontrare opposizione e quindi silenzi di ostilità, che penalizzano la comunicazione e possono diventare omicidi. Sono i silenzi più vergognosi, nascosti e inconfessati, neppure considerati nella loro ignominia, eppure consumati con un’indifferenza amara. E non dimentichiamo il mutismo della malattia psichica, quando il silenzio è rigetto di ogni comunicazione perché chi si è chiuso nel mutismo in realtà è imprigionato da grate che non vediamo e che restano un enigma.
Elias Canetti ha descritto bene il silenzio cattivo che si nutre di rabbia e di rancore fino al disprezzo dell’altro, fino a volerlo e considerarlo morto. Sì, noi abbiamo questo grande potere di uccidere anche con il nostro silenzio che con un’ostilità sorda e muta toglie vita ed esistenza. Elie Wiesel, nel suo Testamento di un poeta ebreo assassinato, scrive: “Nessun maestro mi aveva detto che il silenzio poteva diventare una prigione... Non sapevo che si potesse morire di silenzio come si muore di dolore, di fatica e di fame”.
Ecco, ci sono uomini e donne che conoscono e vivono questi silenzi e anche noi possiamo a volte nella vita esserne inghiottiti. Non è facile combattere queste potenze, veri daimon che ci trascinano e ci dominano. E qui va detto con chiarezza che l’altro è quanto mai necessario perché ci si salva insieme, ci si rialza insieme, si ricomincia a parlare se c’è un “tu” a cui rivolgersi. Ai silenzi negativi solo un ascolto attento può essere di vero aiuto, risposta redentiva. Per questo oggi, in una società in cui l’ascolto è morto, molto estesi e frequenti sono i silenzi negativi. Ascoltare... Per essere autentico l’ascolto deve innanzitutto ascoltare i silenzi e il silenzio. Lo dico per esperienza, ma le lunghe ore notturne nel silenzio assoluto della cella, nell’estrema solitudine del corpo, insegnano ad ascoltare i silenzi disperanti e il silenzio che spogliato e accostato con discernimento non è muto ma ha anch’esso una voce. Mettere in silenzio il nostro ego per ascoltare l’altro, far tacere i nostri pregiudizi per aprirci all’altro, abilitare l’orecchio del cuore ad ascoltare la voce tenue come un silenzio trattenuto che ci apre alla relazione.
Se c’è un invito che oso fare agli uomini e alle donne della nostra società è solo quello di praticare nella giornata o nella notte un tempo di solitudine e silenzio e farlo con continuità e perseveranza, come un ritmo della respirazione, accettando di attraversare silenzi a volte enigmatici, disperanti, altre volte capaci di esultanza... Allora anche gli enigmi diventano misteri.
(fonte: blog dell'autore)