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domenica 24 aprile 2022

"Un cuore che ascolta lev shomea" - n. 25/2021-2022 anno C

"Un cuore che ascolta - lev shomea"

"Concedi al tuo servo un cuore docile,
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo
e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)



Traccia di riflessione sul Vangelo
a cura di Santino Coppolino

II DOMENICA DI PASQUA (ANNO C)

Vangelo:



Mani forate e fianco squarciato: questi segni rappresentano il documento di identità di Gesù Crocifisso e Risorto, la carne vivente dalla quale ogni credente è generato, le sorgenti della pace effusa su ogni discepolo. Sono, queste, le piaghe che guariscono i nostri cuori (Is 53,5), la manifestazione visibile del suo Amore per noi, feritoie aperte anche dopo la Resurrezione, «squarci d'amore attraverso i quali Dio esce verso di noi e noi entriamo in Lui» (cit). Siamo nel giorno primo e ottavo, quello che non tramonta mai, l'oggi eterno in cui anche noi viviamo. Celebrando l'Eucaristia, la Comunità fa memoria dell'amore del suo Signore, riceve lo Spirito Santo ed è inviata al mondo a portare la gioia della Riconciliazione. E' una gioia che nessuno mai ci potrà togliere (16,23), perché ha la sua origine in Colui che ha resistito alle porte degli inferi. Tommaso, che significa Gemello, non essendo presente con gli altri non incontra Gesù: paradossalmente proprio lui, il cui nome implica "l'essere-con", non si trova con gli altri, non è solidale con loro, non ne condivide la fragilità e la paura, si esclude dal resto degli apostoli tagliando la relazione con loro. Ma 'otto giorni dopo' (oggi diremmo: la Domenica successiva), Tommaso è presente insieme a tutti gli altri. Solo ora ogni dubbio è fugato e il voler vedere e toccare il Signore, lasciano il posto ad una indicibile gioia. Gesù è KyriosGesù è Dio! Quel Dio che nessuno ha mai visto, ora si rivela attraverso le sue ferite d'amore. Al cospetto di un cuore tanto grande, a un mistero che ci sovrasta e che non siamo capaci di comprendere ma solo di accogliere e di adorare, insieme a Tommaso, il gemello nostro, possiamo finalmente esclamare: «Signore mio e Dio mio!»