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domenica 4 ottobre 2015

"Un cuore che ascolta - lev shomea" - n. 41/2014-2015 (B) di Santino Coppolino

'Un cuore che ascolta - lev shomea'

Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)

Traccia di riflessione
sul Vangelo della domenica
di Santino Coppolino


Vangelo: Mc 10,2-16










Inizia con il nostro brano una nuova fase del ministero di Gesù, che propone ai credenti il senso e gli impegni del matrimonio secondo il disegno originario di Dio. Le parole che Gesù pronunzia danno al matrimonio una dignità 'divina' che va molto al di la della concezione che sia il giudaismo sia il paganesimo del tempo avevano, e che non è assolutamente di secondaria importanza ai fini della sequela. Sappiamo che la Torah, con restrizioni più o meno rigorose, ammetteva il divorzio. Al tempo di Gesù, nell'ebraismo, erano due le scuole di pensiero rabbiniche che andavano per la maggiore: quella più rigorista del rabbino Shammai, che ammetteva il divorzio solo in caso di adulterio, e quella del rabbino Hillel, che riteneva motivo di divorzio anche il solo fatto di avere bruciato la cena. Resta però fermo il fatto che con la prassi del divorzio la Torah intendeva tutelare la persona più debole, cioè la donna, contro gli arbitri dell'uomo che aveva il dominio totale del contratto matrimoniale, il quale aveva comprato la donna con regolare contratto ed esercitava su di essa un potere praticamente assoluto. Gesù non prende affatto in considerazione la liceità del divorzio e richiama i suoi ascoltatori al comando di Dio che sta "in principio", a fondamento della creazione:
"Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un'unica carne"(Gen 2,24). E' l'unità nell'amore il progetto di Dio sull'intera umanità, unità che sta a fondamento di tutta la creazione, progetto che si esprime in modo speciale nel matrimonio, simbolo biblico del rapporto d'amore che Dio ha per il suo popolo. "Se questo allora è il disegno di Dio, l'uomo non si può permettere impunemente di trasgredirlo: rovina se stesso"(S.Fausti). 
E' sempre sull'amore e sulle sue esigenze che si gioca la nostra sequela dietro Gesù, le sue condizioni non sono quelle del possesso, ma della consegna della propria vita, dono di sé essenziale per potere accogliere, come un bambino, il Regno di Dio.