Il falso amore di chi difende il Signore
per lodare se stesso
Attenti ai ruffiani di Dio
di Luigino Bruni
"Usciamo. Chiediamo che passi tutto lo star male. A chi chiediamo?
Alla vigna che è tutta
uno scoppio di foglie nuove
al ramo dell'acacia con gli spini all'edera e all'erba
sorelle imperatrici che sono
manto disteso e potentissimo trono"
(Mariangela Gualtieri, da Ai miei maestri immensi)
uno scoppio di foglie nuove
al ramo dell'acacia con gli spini all'edera e all'erba
sorelle imperatrici che sono
manto disteso e potentissimo trono"
(Mariangela Gualtieri, da Ai miei maestri immensi)
Sono molti gli economisti, i filosofi, gli intellettuali che costruiscono teorie per legittimare la miseria nel mondo, che ci viene raccontata come conseguenza della pigrizia dei poveri, e magari iscritta nei loro geni. Giobbe e le sue grandi richieste di spiegazioni sono emarginate, non ascoltate, ridicolizzate, e chi prova a difendere la verità dei poveri e le loro ragioni si trova circondato da mille ‘amici di Giobbe’ che lo condannano e lo sbeffeggiano. I falsi amici di Giobbe non si sono estinti, e continuano con le loro ideologie, ad umiliare, a disprezzare, a condannare i poveri. L’accusa di Sofar, il terzo ‘amico’, è chiara e spietata: Giobbe è un falso innocente, un millantatore che nasconde sotto una cortina di parole i suoi peccati “Sofar di Naamat parlò a sua volta e disse: rimarrà senza risposta un tale sproloquio? Deve proprio aver ragione il ciarlatano?” (12,1-2). Giobbe risponde: “Che gente tanto importante siete. Con voi si estinguerà la sapienza! Ma anche io ho intelligenza e non sono meno di voi” (12,1-3). Giobbe vuole risposte diverse e nuove da Dio, non gli servono quelle dei teologi consumatori di sapienza: “Quello che voi sapete lo so anche io, e non sono meno di voi. Ma io voglio rivolgermi all’Onnipotente” (13,2-3). Vuole sentire la versione dei fatti direttamente da Dio. Non vuole ascoltare i difensori per mestiere, vuole udire la voce dell’imputato. Sofar per celebrare l’infinita e insondabile sapienza di Dio, aggredisce, condanna e umilia l’uomo Giobbe. Giobbe, invece, resta dalla parte della terra, è totalmente solidale con l’umanità (con l’Adam, il terrestre). Non loda Dio contro l’uomo, non è un ruffiano. E invece, ieri e oggi, sono legione i ruffiani di Dio come Safar e gli altri amici che difendono Dio per lodare se stessi, senza amare veramente né Dio né gli uomini
...
La presenza di Giobbe o di qualcuno che indossa bene la sua maschera nel dramma della vita, è imprescindibile per ogni persona, comunità, società, popolo che non voglia cadere nelle ideologie e quindi nei regimi, che sono sempre costruiti sulla base di ragionamenti del tipo di quelli degli ‘amici di Giobbe’, che usano grandi ideali e Dio stesso per opprimere i poveri e giustificare tali oppressioni. Sono, invece, fratelli veri di Giobbe quei (rari) poeti e artisti che, per vocazione e carisma, non hanno paura di spingere fino in fondo le loro domande sulla verità della vita, senza arrestarsi di fronte alla quasi invincibile tentazione di cercare e trovare consolazioni diverse dalla consolazione della verità. Se nella vita non si incontra mai Giobbe o un poeta amante come lui della nuda verità (Leopardi ad esempio), non si riesce a liberarsi dalle ideologie, e ci si asservisce a qualche idolo dalle risposte semplici alle nostre domande semplicissime. Stiamo vivendo una profonda indigenza di domande grandi. Ci stiamo abituando velocemente ai dialoghi dei talk show, e così abbiamo dimenticato che siamo diventati grandi chiedendo mille ‘perché’ ai nostri genitori, e che diventiamo bene adulti e vecchi se siamo capaci di tornare ai grandi ‘perché’ dei bambini. Dio tornerà a parlarci quando, con e come Giobbe, sapremo interrogarlo con nuove domande capaci di ‘svegliarlo’.
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