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domenica 25 gennaio 2015

"Un cuore che ascolta - lev shomea" - n. 7/2014-2015 (B) di Santino Coppolino


'Un cuore che ascolta - lev shomea' 
Concedi al tuo servo un cuore docile,
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)



Traccia di riflessione
sul Vangelo della domenica
di Santino Coppolino


Vangelo: Mc 1,14-20






Gesù da' inizio al suo ministero pubblico e non lo fa da un luogo privilegiato, dalla Giudea, da Gerusalemme ma dalla Galilea, luogo della quotidianità, regione di confine, malfamata, disprezzata dai pii israeliti perché  chi vi abita vive in una condizione di promiscuità con i popoli pagani, lontani da Gerusalemme, centro ufficiale della religione, e dal Tempio, vero cuore palpitante della fede e orgoglio del popolo ebraico. Fin dai primi versetti del suo Vangelo, Marco ci presenta il Battista come colui che indica Gesù quale compimento delle profezie veterotestamentarie, che proclama al popolo che il tempo è compiuto, che è giunto a definitiva maturazione quel 'momento propizio' - il kairos - che ha una importanza fondamentale nel disegno del Padre per la salvezza dell'uomo. 
"Il Regno di Dio è vicino", è in mezzo a noi, e si è reso visibile nell'uomo Gesù che ne fa il tema chiave della sua predicazione. Ma il Regno incarnato da Gesù non è la concentrazione delle aspettative del popolo di Israele, egli non è il Messia politico-guerriero alla stregua del re Davide ma è "il Servo del Signore Dio" che libera il suo popolo facendosi carico definitivamente delle sue sofferenze (cfr Is 42). "Il Regno di Dio è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo", come scrive San Paolo nella lettera ai Romani (Rm 14,17) e la conversione ad esso non è un pio sentimento o un cambiamento di sentimenti. La fede in Gesù e nel suo Vangelo non è un atto intellettuale e nemmeno un impegno moralistico: credere nel Vangelo del Regno è aderire e seguire Gesù. E' alla sua sequela che otteniamo quel cambiamento di mentalità (metanoia) che ri-orienta la nostra vita, camminando dietro lui raggiungiamo la vera libertà, la pienezza di una vita (la Shalom) vissuta nella fedeltà a Dio e nell'amore vicendevole: è il radicale mutamento del regno degli uomini. Come Simone e Andrea, Giacomo e Giovanni, tutti noi siamo personalmente chiamati dal Signore Gesù alla sua sequela, ad intraprendere ognuno il nostro viaggio verso la definitiva pienezza della nostra storia, al definitivo compimento del grande sogno di Dio: fare degli uomini una vera famiglia, divenendo suoi figli e fratelli fra di noi.